Pasquale Di Fenza, ex consigliere regionale e geometra di professione, questa volta il posto in Consiglio non lo rivede: si ferma a 1.207 preferenze. Un risultato così basso che, a confronto, il collega di Forza Italia più votato – quello da 16mila voti – sembra uscito da un reality show con televoto truccato.
E dire che la campagna elettorale era partita col botto: non uno, ma due tiktoker da milioni di follower come Rinforzo Supremo. Nientepopodimeno che Rita De Crescenzo e Napolitano Store, la coppia dell’anno, pronti a trasformare la politica regionale in un set di TikTok.
La scena è più o meno questa: la Rita Nazionale, fascia in fronte, dirette a raffica, volantini distribuiti come una moderna Wanda Osiris e comizi improvvisati che Berlinguer scansati.
Insomma, una campagna elettorale talmente “creativa” che la metà sarebbe bastata per un documentario raccapricciante sulle specie protette che vivono sui social.
Peccato che tutto questo “bordello” non si sia tradotto in voti: quasi mille in meno rispetto al 2020, quando Di Fenza ottenne un posto in Consiglio regionale.
La verità è semplice: i like non sono voti, le views non sono consensi e i follower non entrano in cabina elettorale. Al massimo entrano nelle dirette mentre vengono regalati cuoricini, fan, rose, unicorni e cellulari a poco prezzo.
E, se proprio vogliamo dirla tutta, i voti sarebbero stati 1.208… se Rita non fosse stata cancellata dalle liste elettorali. Ironia della sorte: nemmeno lei ha potuto votare chi sponsorizzava.
In tutto questo show, c’è un’altra brutta notizia: l’affluenza in Campania è al 44,06%.
Non è che i campani non votino Di Fenza: non votano proprio.
E questo non è ironico. È un problema serio. Perché se la politica diventa un balletto di TikTok, gli elettori fanno quello che si fa quando una serie TV peggiora: cambiano canale.
Passano avanti.
Di Fenza ha puntato tutto sul trash, sulla popolarità, sulla viralità e sul marketing spinto.
Risultato: flop.
E questa, mi pare, è una bella notizia, anche perché il voto dovrebbe funzionare su altri criteri: competenza, credibilità, programmi.
È rassicurante sapere che Rita, Napolitano e gli altri fenomeni del web funzionano benissimo sui social, ma fuori da lì si sciolgono come la Vallea nella padella (ogni riferimento ai video della De Crescenzo non è puramente casuale).
Si può capire la tentazione di non andare alle urne quando la politica sembra un trend di TikTok. Ma rinunciare al voto significa lasciare che a decidere siano… be’, quelli che credono che una diretta con la fascia in fronte valga più di un programma elettorale.
E sinceramente, una democrazia che funziona come l’algoritmo dei social – che ti propone sempre gli stessi video virali anche se non li vuoi vedere – non la vogliamo.
Anche se certi balletti di Rita e Laura la Divina sono comunque meno trash di certe scene politiche vere.
Ma questa è un’altra storia.