E alla fine arriva Jack
È bello quando vince, sempre. È bello quando vince e convince, ovvio. Ma quando vince contro la Juventus è bello a prescindere. Anche quando non è al massimo, anche quando non è proprio esattamente paragonabile alla forma aurea dell’anno scorso, anche quando la maggior parte delle occasioni le hanno avute i galeotti. Anzi, soprattutto quando loro hanno sprecato, perché di occasioni ne hanno mangiate tante, tante... È bello, fa bene, giova al corpo e allo spirito (più allo spirito che al corpo perché ho sentito distintamente le coronarie giocare a ping pong, ma va bene).
Una cosa vorrei dire prima di tutte: finalmente ad arbitrare Napoli-Juve hanno mandato un arbitro normale: Maurizio Mariani. Una persona equilibrata, corretta, che ha tutte le diottrie del caso e le usa a proposito, vedendo quando tentano di fare fuori Kvaratskhelia impiccandolo per la maglia o quando saltano sulla caviglia di Osimehn. La Juve non prendeva un rigore contro da quasi un anno… Grazie, signor Mariani, avrà sempre un posto speciale nel mio cuore.
Ma torniamo alla partita. È un anno strano, il primo in cui si alternano tre allenatori, e altrettante versioni del Napoli, in cui la squadra reagisce all’ebbrezza post-trionfo in maniera fin troppo sorprendente, dimenticandosi non solo la sua identità calcistica, ma anche la sua voglia di divertirsi (e di far divertire).
Dopo quel francese di cui faticavo a ricordare il nome, tanto stava antipatico, è l’antico amore, a testimoniare che i ritorni di fiamma non funzionano (quasi) mai, è arrivato questo tipo dall’aria seria e lavoratrice, che allena la Slovacchia e ha come vice uno dei più grandi capitani che abbiano vestito la maglia azzurra. Arriva con quel cognome un po’ così, che qualche giornalista ha pronunciato alla francese, Calzonà – forse sembrava Cantona, non lo so – e piano piano, con pazienza, rimette insieme i cocci questa squadra e dei nostri cuoricini infartuati.
Un pareggio col Barcellona, sei palloni sei al Sassuolo (che sarà anche penultimo in classifica, ma alla Juve poco fa ne ha dati cinque) e poi vince con la Juve. Insomma, non male per uno appena arrivato. La squadra a centrocampo fatica ancora, ma Kvaratskhelia e Osimehn ci sono: più Kvaratskhelia, in verità, che fa un gol di una cattiveria unica, un tiro assurdo ed esulta sotto la curva dicendo Io sto qua, bel messaggio.
E dopo l’inevitabile pareggio arriva l’occasione, il rigore su Osimehn. Che lo tira e lo sbaglia, perché lui non li sa tirare e Szczesny – anche se li para solo in nazionale – li sa parare: ma c’è pronto Jack Raspadori, ce non si capisce neanche bene da dove sia uscito, ma esce, e la butta sempre, perché ha davanti la Juve è più forte di lui, lo deve fare.
Ed eccoci qua, signore e signori: io non lo so se siamo tornati, non lo so come finirà. Però due cose le so, e stasera me le faccio bastare: innanzitutto che rivedo di nuovo un groppo; e poi che abbiamo vinto contro i detestabilissimi juventini. E stasera, mentre fuori piove, tanto mi basta.
Ph. Carlo Hermann