Professionisti e mercenari
Un Napoli con più grinta, carattere e qualità si rifà sul Verona del brutto risultato dell’andata, con un autogol di Montipò e un gioiello di Anguissa. E fin qui, la stretta cronaca. Ma c’è tutto un mondo dietro.
Il Napoli non sembra subire scosse dal terremoto Kvara, dando una grande prova di maturità. Il georgiano quasi spuntato dal nulla, lo sconosciuto, quello silenzioso, quello che leggeva in pullman, sempre presente, dal cuore grande. Il ragazzo che è un autentico prodigio, che fa cose che incantano persino i compagni. Il ragazzo che ha contribuito, non da solo certo, ma in maniera massiccia a conquistare dopo 33 anni il terzo scudetto del Napoli, all’improvviso lancia una bomba. Vuole andare al Paris Saint-Germain.
Pare che volesse andare via già quest’estate, e che Conte l’avesse convinto a restare con il suo progetto. Forse che il progetto che ci vede primi in classifica non sia stato sufficiente a convincerlo a restare? Forse che una valanga di soldi in un campionato da moribondi come quello francese, “un popoloso (e generoso e danaroso) deserto che chiamano Parigi”, mi verrebbe da dire parafrasando La Traviata, valgono più di un campionato brillante, una squadra solida, e soprattutto una città che ti ama? È probabile a questo punto. Ovviamente la città se e la tifoseria si sono spaccate. Da un lato “chi ama e non dimentica” e augura un buon viaggio e una buona carriera a Khvicha. Dall’altro chi urla allo scandalo, al tradimento, e lo condanna. Io non dimentico il sogno che mi ha regalato, no, questo di certo no, però penso che anche al di là dell’affetto e dell’amore che si può avere per una squadra e per una città, al di là del romanticismo del pallone, questi calciatori sono professionisti ed essere professionisti non significa semplicemente andare da chi ti paga di più. Quelli sono i mercenari, i soldati di ventura. I professionisti in genere portano a termine quello che si è iniziato ed andare via a gennaio da una squadra prima in classifica che ha puntato su di te e a costruito insieme a te un progetto non è assolutamente una cosa da professionisti. Un vero professionista non lo fa, aspetta la fine del campionato e se ne va. Anche perché non è un quasi pensionato a fine carriera, è abbastanza giovane da attendere cinque mesi e andare dove gli pare. Anche a seppellirsi al Paris Saint-Germain. Non credo ci sia da aggiungere altro, se non la maturità con cui hanno risposto la squadra e Conte.
Non è il primo che se ne va dopo averci fatto sognare, figuriamoci: ma vorrei ricordare che tranne rarissime, luminose eccezioni, chi è stato una divinità a Napoli raramente lo è stata anche altrove. Forse il cuore di questa città, quello che ti carica e ti fa dare il meglio, è veramente un valore aggiunto, irriproducibile altrove.
Un cuore a cui in è mancato il battito del giovanissimo Daniele, il giovanissimo tifoso amato da tutta la squadra – era persino andato in ritiro con loro – stroncato da una leucemia durante la trasferta a Firenze. Ieri il Napoli ha giocato con il lutto al braccio per lui, e a lui è stata dedicata la vittoria e il gol di Anguissa. A lui va un ultimo pensiero.
Foto: Carlo Hermann