Lunedì, 25 Novembre 2024

Santi ed eroi

Napoli-Fiorentina. Come trentasei anni fa, stavolta nello stadio intitolato a Lui, nell’anno in cui l’Argentina torna a vincere i Mondiali. Solo i pigri, diceva Sherlock Holmes, credono alle coincidenze.

Ieri sera Paolo Sorrentino ha detto una cosa molto bella e vera: «Quando si è felici è difficile dire cose intelligenti perché si è presi dalla meraviglia. Voglio solo dire che Diego ci ha insegnato a vincere lo scudetto, e noi abbiamo messo in pratica». Io figurati se sono in grado di dire cose intelligenti, ora, che piango da giorni e temo che qualcuno mi svegli. Né sono in grado di descriverla, quella gioia, perché sono cose che si devono provare. Ci proviamo.

Il Napoli torna a casa e festeggia, finalmente, questo scudetto che ha una storia pazzesca, mai vista prima: vinto con ben cinque giornate di anticipo, mai accaduto in serie A, che potevano essere anche di più se non fosse stato per degli incidenti nel percorso che – però – hanno reso tutto più realistico, anche dal punto di vista narrativo. Se no chi avrebbe creduto, fra 33 anni, a una squadra che non perde mai? Più facile credere a una squadra che cade e si rialza. È questo che fanno gli eroi, no? E quando si rialza e apre gli occhi vede quello che c’è di più bello, uno stadio tutto azzurro, cori, bandiere, l’abbraccio di una città in lacrime (di gioia).

Ieri sera la formazione era nel segno del turnover, perché era giusto che giocassero tutti, ora che i giochi sono fatti è importante riconoscere l’importanza di chi ha lavorato tanto e magari anche se giocato poco ha contribuito a costruire un pezzetto di questa strada. Hanno giocato Gollini, Ostigard, Demme, Raspadori, Simeone... E mi tornava in mente quella sera di tanti anni fa, il 20 maggio 2018, quando durante l’ultima partita di campionato contro il Crotone, dopo dieci stagioni al Napoli, 308 presenze e 23 gol, tre trofei, Maurizio Sarri negò a Christian Maggio di giocare davanti al suo pubblico. Che sontuosa differenza oggi, dal punto di vista umano. Riconoscere il lavoro silenzioso, nella costruzione di un gruppo, prima ancora che nella costruzione di una partita, è cosa nobile, e non è di tutti.

E la partita... ah, giusto, ieri hanno giocato. Abbiamo pure vinto, e Osimhen ora è il giocatore africano che ha segnato di più nella storia della serie A, superando George Weah. Vedi, alla fine ancora un altro primato, quest’anno è così.

E dopo la partita, lo spettacolo.

Paolo Sorrentino, Clementino, Geolier. Eduardo Bennato che canta “non esiste una terra dove non ci son santi né eroi”. E noi li abbiamo i santi (e un dio) e gli eroi. Che hanno sfilato uno a uno nel tripudio della stadio, tutti i giocatori, uno più esaltato dell’altro – Kim che urla da solo kimkimkimkim: io non lo so cosa pensa davvero di noi perché questo viene dalla Corea e secondo me pensa che siamo tutti pazzi, Politano con i capelli azzurri e il bandierone in pieno stile capoultrà, Lozano con le stampelle, Osimehn che urla e balla con Tommaso Starace,  Anguissa che grida “che abbiamo fatto?” –, lo staff sportivo, dirigenti – Giuntoli resta con noi! – staff medico, e poi Spalletti con gli occhi che brillano, e persino Jacqueline con i nipotini, in un corteo colorato e bellissimo, con i fuochi d’artificio, i razzi colorati, che l’incoronazione di re Carlo III al confronto è una comunione di paese.

E ora godiamoci le partite che restano fino alla fine del campionato, noi campioni!

Serena Venditto
Author: Serena Venditto
È nata a Napoli il primo agosto 1980, per festeggiare il compleanno della squadra. Archeologa e scrittrice, è autrice di una serie giallo-umoristica con protagonisti il gatto detective Mycroft e un gruppo di amici impiccioni, di cui l’ultimo è l’ebook gratuito “Malù si annoia. Quarantena in giallo per quattro coinquilini e un gatto”. Cura per Napoliclick la rubrica #Barsport

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