Emergenza caro bollette
di Sergio D’Angelo
La situazione è critica per le tasche degli italiani, ma il caro bollette rischia di essere il detonatore della tempesta perfetta determinata da energia, inflazione e recessione. A maggior ragione per le fasce più fragili della popolazione: disoccupati, precari, lavoratori part-time involontari, pensionati, lavoratori a basso reddito, che si concentrano a larga maggioranza nelle regioni meridionali.
Non è però solo un problema del Sud e non è soltanto una questione che riguarda quelli che purtroppo vivono in condizioni di povertà assoluta o povertà relativa. No, è una vicenda che investe la tenuta generale del paese e di una sofferenza che si estende al ceto medio, erodendone gli ultimi piccoli vantaggi e accelerandone la scomparsa.
Dico tempesta perfetta perché il caro energia non è un fenomeno allarmante solo in sé, ma anche per le conseguenze che determina sulle aziende e per le ricadute occupazionali. I panificatori campani che irrompono nell’assemblea napoletana di Confcommercio, minacciando tre giorni di sciopero del pane, sono in qualche modo il simbolo dello scenario che si sta drammaticamente determinando. Loro sono cinquemila, occupano complessivamente circa 30mila persone. Se si estendono i numeri agli altri settori investiti dal caro bollette, si riesce a comprendere la portata potenzialmente devastante della crisi. Le materie prime aumentano da mesi, l’inflazione galoppa spinta dai beni di prima necessità, gli aiuti governativi adottati finora non hanno sterilizzato se non in maniera inefficace gli aumenti.
Servono misure più incisive, anche alla luce dell’aumento del 59% dell’energia elettrica e del 74% del gas a partire da ottobre che peseranno sulle bollette dei prossimi mesi, mentre cresce la lista dei morosi la cui situazione necessita di risposte immediate che non siano il distacco dell’utenza. Tetto alle tariffe, allineando quelle del gas all’energia elettrica, perché altrimenti i 40 miliardi di cui si parla in queste ore sarebbero una cifra ancora più risibile, basti pensare ai 200 miliardi di euro stanziati in Germania e ai 150 miliardi di sterline messi sul tavolo nel Regno Unito dal governo conservatore di Liz Truss. Non basterà quindi il paventato quarto decreto Aiuti. Il primo varato presumibilmente dal nuovo governo a novembre.
Lo ribadisco: servono misure drastiche e incisive. Innanzitutto la tassazione degli extraprofitti accumulati dalle compagnie energetiche, fino a una soglia del 90%. Servirà poi un prelievo patrimoniale dai redditi più alti, perché siamo in una situazione di emergenza e all’emergenza si risponde con misure di natura emergenziale. Infine, sarà per forza di cose necessario un nuovo scostamento di bilancio per la semplice ragione che non esistono alternative. A meno che non consideriamo tali il taglio di luce e gas per centinaia di migliaia di famiglie italiane, che nei prossimi mesi saranno colpite da chiusure delle aziende e aumento della disoccupazione.
In questo scenario, le opposizioni hanno il primo banco di prova per dimostrare da che parte stanno. Se con quella piccola porzione che sta accumulando profitti o con i settori popolari che dovrebbero rappresentare che pagano le conseguenze della crisi. È una tempesta peggiore di quella della pandemia, che la pandemia ha anticipato e contribuito a innescare. È bene che la politica ne sia consapevole. Soprattutto la sinistra, quella che c’è e quella che non c’è ancora.