Rossana vedova incazzata nel Cyrano in versione rap
È un Cyrano femminista e che strizza l’occhio alle mode rap quello in scena al teatro Bellini di Napoli fino a domenica 21 aprile 2024, per la regia di Leonardo Manzan che con Rocco Placisi ne firma anche l’adattamento dal Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand.
“Cirano deve morire”, protagonisti Paola Giannini (Rossana), Alessandro Bay Rossi (Cyrano) e Giusto Cucchiarini (Cristiano) è una nuova versione dello spettacolo che nel 2018 vinse il bando della Biennale Teatro di Venezia. Una versione che piace ma a tratti non convince, per qualche lentezza di troppo nei passaggi di scena. Che inizia a luci accese, con una serafica Rossana assisa a guardare dall’alto di un balcone immaginario (tutta la scenografia è postmoderna, retta da tubi metallici) prima il pubblico che arriva e poi Cristiano e Cyrano in versione ridicola, entrambi con ipertrofici nasi a carota, a sfidarsi in un interminabile duello muto.
Cosa faccia Rossana per spezzare la monotonia non lo sveliamo, però l’eroina di Rostand qui è tutt’altro che una fanciulla alla ricerca del dettato d’amore. È piuttosto una donna incazzata che si sente vedova di due narcisisti patologici: l’uno bello, l’altro eloquente ma dal naso deforme, però tutti e due presi più dal loro maschio sentimento che dalla considerazione della sensibilità femminile. Rossana si ribella all’inganno, ma anche a un destino che le fa amare prima l’apparenza di Cristiano e poi la sostanza di Cyrano solo per lasciarla senza l’uno né l’altro. La poesia di fine ’800 del “Cyrano di Bergerac”viene trasformata in versi rap con testi e musiche originali (di Franco Visioli e Alessandro Levrero, eseguite dal vivo da Filippo Lilli) che ribaltano in una resa dei conti il triangolo amoroso di Rostand. E se Alessandro Bay Rossi incappucciato come Liberato, il rapper senza volto, è un Cirano polemico e irascibile all’estremo, che sfida il pubblico a rimare con lui nel concerto spettacolo, Giusto Cucchiarini è la versione Jovanotti della gioventù, seducente e sì, effettivamente anche un po’ stupido. Il tentativo di rendere contemporanea la parola d’amore scivola un po’ sulla ferocia naturale del rap, e sul suo andamento lento, per quanto lo spettacolo sia pregevole nel complesso, e sicuramente incisivo. Parole troncate a metà, accelerazioni verbali, turpiloquio misto a sviolinate romantiche fanno pensare alle scaramucce amorose di oggi, giocate sui social con il meccanismo del bastone e della carota vecchio come il mondo, come pure quello del camuffamento d’identità. Un tempo erano le maschere, era Cyrano che, pur di avere Rossana in pugno, prestava le parole all’amico-rivale Cristiano, oggi sono i profili fake di Facebook, le dediche nascoste nelle info WhatsApp, le canzoni mimate su TikTok, le foto sparate su Instagram. Cirano deve morire ma è più vivo che mai. Da vedere, con l’idea di partecipare.