Venerdì, 19 Aprile 2024

2 giugno: la Repubblica è delle donne

Monarchia o Repubblica: era questa la scelta che gli italiani si sono trovati a fare il 2 giugno di settantacinque anni fa.

Il 54,3 % degli italiani scelse  la Repubblica e i Savoia – allora regnanti - furano mandati in esilio (dal 1 gennaio 1948, con l’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica, fu proibito ai discendenti maschi di Umberto II di Savoia l’ingresso in Italia ma la disposizione fu abrogata nel 2002).

Più di dodici milioni di cittadini italiani nel 1946 si trovarono di fronte una scheda elettorale con due simboli.

Da una parte lo stemma sabaudo, simbolo del re.

Dall’altra il profilo di una donna come personificazione nazionale dell’Italia: per rappresentare la repubblica si scelse il simbolo dell’Italia turrita.

Quel giorno l’Italia scelse la giovane donna con il capo cinto da una corona muraria completata da torri (da cui il termine "turrita").

Da quel giorno l’Italia è una Repubblica.

Un giorno da ricordare che porta dentro non solo la fine della guerra, del fascismo.

Il due giugno si festeggia quella donna sulla scheda elettorale e anche tutte le donne.

Quel 2 giugno e quella mattina del 3 giugno 1946 in Italia a questo referendum i cittadini e le cittadine italiane votarono per la prima volta con suffragio universale.

Sì, è stata la prima volta che le donne hanno votato ad un referendum (il 10 marzo dello stesso anno ebbero luogo però le prime elezioni amministrative con partecipazione femminile).

Pensateci bene, le donne possono votare da SOLI 75 anni.

Prima no, a loro non era concesso.

E ancora: l’aborto in Italia è legale dal 1978. 

SOLO 43 anni fa l’interruzione volontaria di gravidanza era considerata un reato penale.

ED è SOLO nel 1970 che venne introdotto il divorzio.

Nascere donna oggi sembra quasi un privilegio se osserviamo le cose da questa prospettiva: in fondo sono SOLO pochi anni che nel nostro Paese esistono questi diritti, oggi dati quasi per scontati.

Un dossier pubblicato sul sito della Camera dei Deputati ha analizzato la partecipazione delle donne alla vita politica e istituzionale in Italia.

Nell’indice sull’uguaglianza di genere 2020 elaborato dall’‘Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE) l’Italia ha ottenuto un punteggio di 63,5 su 100, punteggio inferiore alla media dell’Unione Europea anche se va detto l’Italia è tra i Paesi che hanno fatto registrare i maggiori progressi tra tutti gli Stati membri negli ultimi anni.

Nell’attuale Governo Draghi si registra la partecipazione di 8 donne (34,7%) nella compagine dei 23 ministri (Interno; Giustizia; Università e ricerca; Affari regionali e autonomie; Sud e coesione territoriale; Politiche giovanili; Pari opportunità e famiglia; Disabilità). Le cariche di viceministro e sottosegretario ricoperte da donne sono 19 (48,7%) su un totale di 39.

Ci sono poi 16 donne (e 34 uomini) negli organi della Regione Campania e nella Giunta Regionale sono tre su undici (qui report completo qui: https://documenti.camera.it/Leg18/Dossier/Pdf/AC0340.Pdf ).

Pare evidente che di strada da fare ce n’è ancora tanta in questa Italia intonsa di sessismo, di pregiudizi ma piano piano le cose sembrano migliorare.

Se il due giugno di 75 anni fa siamo riusciti a scegliere la Repubblica, la libertà, la Costituzione sono certo che possiamo costruire un Paese migliore dove nascere donna non è uno svantaggio e nemmeno un privilegio.

Costruire una nazione dove essere fieri di fare nascere un figlio.

Sia maschio, sia femmina.

Semplicemente fiero di essere cittadino italiano.

Buon 2 Giugno a tutti!

 

Giovanni Salzano
Author: Giovanni Salzano
Esperto di social media management, cura la rubrica di opinione Società.

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