Frutta vs Mottino: la merenda come stile di vita
Tre italiani su quattro (il 76 %) appartenenti alla Generazione X – i nati tra il 1965 al 1980 - fanno merenda almeno una volta giorno e nella “top five” dei prodotti più consumati ci sono la frutta (62%), seguita da yogurt (52%), biscotti (39%), cracker(39%) e merendine confezionate (32%)
Sono questi i dati dall’indagine Generazione X: merenda e stile di vita commissionata da Unione Italiana Food alla Bva Doxa che ha analizzato, attraverso 1.001 interviste online condotte su un campione rappresentativo della popolazione italiana con focus sulla Generazione X (42-57 anni), il rapporto con la merenda, con le merendine e lo stile di vita di questa fetta della popolazione.
Lo studio evidenzia quindi che gli ex giovanotti (probabilmente fan dei Gun’s Roses) tengono molto alla propria salute facendo prima di tutto merenda – pratica consigliata dai nutrizionisti – e preferendo la frutta alle merendine confezionate (quella che per aprirle devi fare la “botta” con il blister in plastica)
Il sondaggio rileva poi che solo un “ex giovanotto” su 10 (9%) non ha cambiato gusti rispetto alla merendina e consuma soltanto quelle che consumava da bambino.
Quindi solo il nove per centro ricorda come era buona la fetta di pane con olio e sale (o zucchero) che la mamma preparava quando finivi i compiti e avevi imparato tutte le tabelline, compresa quella del 7 che era terribile.
Sì, perché la merenda era quasi un premio e te la dovevi meritare: lo dice la parola stessa.
“Merenda” deriva dal latino: è il gerundio di “merere” che tradotto è meritare, guadagnare.
In altre parole colazione- pranzo–cena erano dovuti , mentre lo spuntino te lo dovevi guadagnare.
Insomma la merenda è l’unico pasto veramente meritocratico (e voi lo sapete quanto è importante la meritocrazia, in Italia poi).
Secondo lo studio la Generazione X ha dimenticato le vecchie e sane abitudini in materia di snack e perciò urge ripasso: ecco le merende che hanno fatto la storia degli anni Settanta – Ottanta e che solo a nominarle viene voglia di struggersi nella malinconia a suon di Ricchi e Poveri, Nirvana e Marco Masini.
Zabaglione
Era l’ossessione delle mamme, la merenda più odiata dai ragazzini.
L’uovo fresco mischiato con lo zucchero faceva crescere forti e non esisteva, te lo dovevi mangiare anche perché l’uovo te lo portava la zia di quarto grado che lo prendeva dal contadino amico suo.
Pane olio e sale
È la merenda più tradizionale, più semplice e pure la più sana.
C’era poi la versione plus con il pomodoro “schiattato”, la versione dolce con lo zucchero e quella dolcissima con la Nutella che proprio in quegli anni cominciò a farsi strada nei bisogni primari e imprescindibili degli italiani (il primo barattolo fu commercializzato nel 1964).
Il soldino
La celebre merenda del Mulino Bianco ha 40 anni ma è ancora “bona” (Ciao Clementina, ti vogliamo bene!).
Il soldino era super popolare tant’è che in quegli anni l’umanità si divideva in due grandi categorie: quelli che si mangiavano prima il soldino di cioccolato e quelli che se lo lasciavano per ultimo (io appartengo alla seconda categoria!).
Il Mottino
Negli anni Cinquanta, su intuizione di un pioniere come Angelo Motta, nasce un panettone in versione mignon, vero capostipite di tutte le merendine, che prende il nome di Mottino.
Nel 1953 il Mottino si trasforma nel Buondì e ancora oggi è il padre di tutte le brioscine.
Il Cremino
Il cremino è un tipo di cioccolatino a forma di cubo composto da due strati: i ragazzini gourmet dell’epoca lo mangiavano tra i crackersalati e vi assicuro era una goduria pazzesca.
Lo Spuntì
Si tratta di una crema spalmabile, la si metteva sul pane e era disponibile in tre gusti: carne, tonno e da ultimo salmone.
Fu un successo per l’epoca perché fino a quel momento le “merende” erano considerate solamente dolci.
Il contenuto era un packaging molto originale: una lattina con l’apertura a spirale tipo quella della scatoletta del tonno.
Patatine di 100 lire
Il super economico pacchetto di patatine era la merenda più venduta dai bidelli pezzottati.
Durante la ricreazione c’era un traffico illegale di queste patatine che se le avvicinavi alla fiamma dell’accendino diventavano di plastica.
I più fighi preferivano le Yonkers, le patatine al formaggio a forma di anello che mangiavi direttamente dalla dita che poi puzzano per i dieci giorni successivi.
Tra gli anni ‘70 e ‘80 si verificò un vero e proprio boom di merendine confezionate: erano tempi in cui non avevamo ancora la fobia dell’olio di palma, il concetto del “biologico” era rappresentato inconsapevolmente dal pane con olio e le calorie non erano una priorità per le mamme che anzi più mangiavi più erano felici.
Due forze opposte si scontravano per la Generazione X, quella del passato fatto di uova fresche e zuppa di latte con il pane raffermo e quella della modernità che incombeva a suon di grassi saturi e marketing super aggressivo (come dimenticare i regalini delle merendine della Mulino Bianco!).
Una generazione che, secondo lo studio dell’Unione Italiana Food, preferisce oggi (giustamente) la frutta e lo yogurt a merenda ma che siamo certi - presi dall’effetto Amarcord - non rinnegherebbero un’indigestione da Soldini e cremini rigorosamente in mezzo ai cracker.