Giovedì, 21 Novembre 2024

Dieci anni dalla tragedia di Lampedusa, quei 368 migranti che persero la vita in una notte

3 ottobre 2013: un barcone salpato dalla Libia carico di migranti, provenienti quasi tutti dall'Eritrea, si inabissò davanti all'Isola dei Conigli, a Lampedusa. Dei 500 migranti che per 48 ore restarono in balia dei flutti in 368 persero la vita.

A dieci anni di distanza da quella che viene considerata la più terribile stage di migranti in territorio italiano, il governa adotta misure sempre più crude nei confronti di chi scappa dal proprio Paese cercando in Europa un futuro.

L'Europa deve rispondere in modo equo e umano nei confronti di coloro che cercano protezione e in modo fermo nei confronti di coloro che non ne hanno diritto. - dichiara la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, nel momento della commemorazione del naufragio - Abbiamo bisogno di un accordo tra il Parlamento europeo e il Consiglio sul Patto per l'asilo e le migrazioni prima della fine della legislatura e domani discuteremo in questo

Nel commemorare le vittime di quel naufragio, Medici senza Frontiere lancia invece all’Europa un vero e proprio atto d’accusa: “A dieci anni dalla tragedia di Lampedusa, il susseguirsi di naufragi e stragi in mare e le almeno 28.000 persone morte o disperse nelle acque del Mediterraneo dal 2014 sembrano non essere ancora sufficienti per convincere l'Unione Europea e il Governo italiano a un cambio di approccio. Al contrario, il naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013 ha segnato l'inizio di una conta sempre più numerosa di morti in mare e di una serie di misure inefficaci e disumane a discapito di vite umane”.

Il comitato 3 ottobre

Dalla strage del 2013 nacque il comitato 3 ottobre, realtà nazionale che da allora lavora con le scuole europee per costruire un’idea diversa dell’immigrazione, creare memoria, sostenere politiche di accoglienza e inclusione e costruire una banca dati del DNA delle vittime.

Le attività promosse da comitato sono molteplici: dagli incontri con le scuole ai laboratori, fino alla creazione di una banca del DNA delle vittime per il riconoscimento dei famigliari. Nell’ambito dei diversi momenti di commemorazione che si moltiplicano in tutta Italia, centrale è l’incontro con i migranti sopravvissuti con i ragazzi e le ragazze delle scuole di Lampedusa.

“Quando siamo partiti dalla Libia sognavamo un futuro migliore – dichiara uno dei sopravvissuti in occasione di uno degli incontri con le scuole nel video promosso dal comitato attraverso i suoi canali social – Non sapevamo a cosa andavamo incontro. Eravamo uniti perché volevamo raggiungere tutti insieme un posto sicuro per un futuro migliore per tutti noi. Eravamo più di 500 persone e ne abbiamo persi tanti: immaginate tutte queste persone che perdono la vita, quanta sofferenza. Però noi vogliamo ringraziare perché possiamo testimoniare quello che è accaduto”.

Author: nuovoeditore

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