Crollo Scampia: psicologi in campo per supportare bambini e famiglie
“Parliamo di bambini e nuclei familiari che vivono già in condizioni sociali, economiche e culturali che rappresentano di per sé un fattore di rischio e che oggi si trovano a dover combattere con un vissuto traumatico e con il lutto. Per questo è necessario intervenire tempestivamente e supportare soprattutto i più piccoli, per fare in modo che quella che inizialmente è una risposta ad un evento traumatico non sfoci in una vera e propria psicopatologia. Tra l’altro, perdere la propria abitazione o la sicurezza di vivere in quelle case, può modificare gli stili di vita e ciò può comportare anche lo svilupparsi di una serie di sintomatologie che rientrano solitamente nei disturbi d’ansia e dell’umore”. Così il presidente dell’Ordine degli Psicologi della Campania, Armando Cozzuto, che personalmente e a nome di tutto l’ente campano esprime vicinanza a tutte le persone colpite dalla tragedia che si è verificata nel quartiere di Scampia, a Napoli.
L’Ordine è in campo, accanto alla Protezione civile, con una funzione di coordinamento. I primi ad intervenire sono stati gli psicologi che fanno capo alle associazioni di volontariato iscritte nei registri di Protezione civile, coloro che conosciamo come psicologi dell’emergenza. Nello specifico, ad intervenire sono i volontari dell’associazione Psicologi per i Popoli e di Sipem, insieme con il referente del Gruppo di Lavoro di Psicologia dell’emergenza del nostro Ordine, dott. Ciro Mayol. Operativi sul territorio anche gli Psicologi di Base della Asl Napoli 1 Centro, che ha una sede proprio a Scampia.
“Bisogna fare in modo che le persone e soprattutto i bambini non si chiudano nel silenzio – spiega Cozzuto – perché questo potrebbe comportare il rischio che ogni bambino attivi una propria lettura di quanto accaduto. Molto spesso, infatti, i bambini tendono a darsi paradossalmente la colpa di quello che accade, laddove non hanno il giusto supporto per affrontare una realtà così dura. Per questo è importante rivolgersi a psicologi professionisti, far parlare i bambini e spiegare loro la verità, ovviamente in modo adeguato alla loro età. Nel medio e lungo periodo, invece, bisognerà continuare a supportare questi nuclei familiari affinché soprattutto i bambini, che già vivono in condizioni di evidente degrado, non sperimentino vissuti di emarginazione che finirebbero per compromettere in modo significativo il loro futuro”.
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