Cinema a Napoli: non è tutto oro ciò che luccica
Negli ultimi anni, Napoli è diventata il set cinematografico più gettonato del Paese. Una scenografia “naturale” per moltissimi film ma soprattutto fiction e serie tv, dalle sceneggiature nate dalla penna di Maurizio de Giovanni (I Bastardi di Pizzofalcone, Il Commissario Ricciardi, Mina Settembre) alle saghe tratte da Elena Ferrante L’Amica Geniale e La vita bugiarda degli adulti, fino a più recenti Resta con me e Mare fuori, tanto seguiti dai più giovani.
Una cosa di cui sentirci tutti fieri come napoletani e campani? Certamente. Un’immagine di Napoli che ci ha aiutato a superare gli stereotipi che per troppo tempo ci sono rimasti attaccati addosso con prodotti (sicuramente ben fatti da un punto di vista tecnico) come Gomorra? Certamente. Ma cosa resterà delle bellissime immagini girate tra il mare e il Vesuvio, alla fine dell’ultimo ciak? Che valore (o plus-valore) lasciano le produzioni realizzate a Napoli sul nostro territorio?
Anzitutto, dobbiamo guardare a chi le produce: si tratta, nella maggior parte dei casi, di produttori nazionali, quando non internazionali (Rai Fiction, Cattleya, Italian International Film, Palomar, Netflix, esecutivi la cui sede in molti casi è a Roma). «La verità è che non siamo in grado come territorio di sviluppare nostre produzioni autonome, che non siano di nicchia, a fronte di produzioni che arrivano qui del valore di centinaia di milioni di euro». A parlare è Costanza Boccardi, casting director, che solleva il problema non solo di come far restare qui gli investitori e quindi incrementare il volume d’affari del comparto, ma anche di come far crescere, in termini di formazione e possibilità lavorative, il potenziale dei nostri talenti.
Napoli non dovrebbe essere solo un bel set (temporaneo) o una ottima palestra per attori accreditati: dovrebbe essere capace di attirare investimenti, creare vera occupazione, trasformare fonti di finanziamento spot in risorse strutturali per lo sviluppo.
Si verifica nel mondo del cinema uno strano paradosso che, in una certa misura, si può estendere all’intera città. «Napoli è come un indotto che lavora per conto terzi. Abbiamo il potenziale ma manca l’infrastruttura». A ben guardare, i registi e gli sceneggiatori più importanti a livello nazionale sono napoletani. Ma quanti di loro sono rimasti a Napoli? Quasi nessuno. «La maggior parte degli attori e dei registi di origini campane vive a Roma, lì c’è una vera e propria colonia napoletana», nota la Boccardi. E se è vero che le nuove generazioni di attori ora stanno lavorando (pensiamo al giovanissimo cast di Mare fuori), c’è da chiedersi cosa sarà di questi talenti in erba quando i set napoletani saranno finiti. Dove lavoreranno? Saranno capaci di fare un salto di qualità? Il problema dei lavoratori del comparto non residenti in Campania è ancora più forte quando si parla di manovalanza: elettricisti, tecnici del suono, macchinisti, tutte quelle figure il cui lavoro è invisibile ma indispensabile.
Ma Napoli piace tanto alle case di produzione solo perché è fatalmente bella? Le ragioni sono anche altre: «Stando all’ultimo contratto nazionale del comparto audiovisivo che non si rinnova dal ’99, ci sono una serie di vantaggi per chi gira serie tv fuori sede, dove per fuori sede si intende semplicemente non in Lazio ma in altre regioni. Ecco perché la scelta cade su Campania e Puglia, tra le regioni in cui negli ultimi anni si è girato di più e che sicuramente meritano a livello estetico per gli esterni che offrono. Ma ancora di più conviene andare in Valle d’Aosta e Trentino, dove ci sono una serie di vantaggi e agevolazioni da parte delle Film Commission locali, capaci di attrarre forti investimenti. Il discorso è nazionale», spiega Costanza Boccardi.
Un altro problema riguarda la formazione degli attori e delle stesse troupe. Abbiamo i talenti ma non le condizioni per farli emergere, per cui l’unico modo che resta loro per esprimersi è andare altrove. Tra le grandi regioni italiane, la Campania è l’unica a non avere una scuola pubblica di cinema, i nostri giovani per studiare vanno fuori, a Roma o a Milano.
Nelle scorse settimane, un folto gruppo di registi, attori e addetti ai lavori - tra cui Paolo Sorrentino, Toni Servillo, Mario Martone, Edoardo De Angelis, Francesco Di Leva, Ippolita di Majo, Antonella Di Nocera, Nicola Giuliano, Luciano Stella, la stessa Boccardi – ha chiesto alla Regione e alla Film Commission della Campania di confrontarsi sulla sostanziale mancanza di occasioni di formazione e professionalizzazione degli attori e degli altri lavoratori dell’audiovisivo.
Tra i firmatari c’è anche il produttore Angelo Curti: «Napoli sconta una serie di problematiche, il cinema non è che il riflesso di questo. Manca una visione politica. Basti pensare agli spazi di condivisione della fruizione cinematografica sempre più ridotti». Il riferimento è alla vicenda del cinema Metropolitan. «Il numero di sale in proporzione al numero di abitanti di Napoli è ridicolo. E dobbiamo ringraziare che abbiamo un ministro della Cultura napoletano con una forte sensibilità, perché non sappiamo cosa succederà con questo cambio di governo», dice Curti.
A questa lettera, la risposta delle istituzioni è stata l’annuncio da parte della Film Commission Campania, del nascente Distretto Campano dell’Audiovisivo-Polo del Digitale e dell’Animazione Creativa, i cui lavori dovrebbero terminare entro la fine di quest’anno. La delega ufficiale alle attività di questa immensa struttura – si parla di 10mila metri quadrati – è stata conferita all’attore Alessandro Siani. L’edificio, che dovrebbe ospitare al suo interno anche una scuola di cinema, nasce nella ex Base Nato di Bagnoli, lì dove si concentrano già una serie di attività cinematografica (ad esempio, sono state girate le scene della Via Toledo degli anni ’30 de Il Commissario Ricciardi) e si trovano degli spazi adibiti ad uffici. I lavori di questo ambizioso progetto, che dovrebbe mettere a sistema tutte le importanti esperienze campane in ambito cinematografico e potenziare il potere attrattivo del nostro territorio, sono in corso e altri dettagli verranno via via resi noti dalla Regione Campania.
Leggi anche l'intervista a Maurizio Gemma, direttore della FCRC