Chiara Conti: Non condanniamo Lara, cerchiamo di comprenderla
Origini fiorentine, talento e personalità sono i segni distintivi di Chiara Conti, attrice di successo di cinema e tv, che da quasi tre anni presta il volto alla più cattiva delle cattive di Un Posto Al Sole: Lara. Personaggio da sempre caratterizzato da doppiogiochismo ed arrivismo, oltre ad essere una eterna disturbatrice nel rapporto tra Marina e Roberto, Lara Martinelli arriva addirittura a comprare un bambino per fingere che sia suo e utilizzarlo nei suoi giochi di potere con Ferri.
“Sono molto odiata naturalmente – scherza l’artista – ma significa che il mio personaggio funziona. Lara è proprio l’incarnazione della cattiveria, eppure nasconde una sua fragilità. Un aspetto che la rende più umana, mi piacerebbe che la mia storia evolvesse in questo senso”.
Lara è una donna senza scrupoli. Come si sente in questi panni e che sfida rappresenta per lei in termini attoriali?
Lara è un ruolo totalmente diverso dai soliti. In genere, vesto i panni della buona. Ma questo personaggio “cattivo” mi ha insegnato tantissimo. Lara mi ha sempre affascinato tanto e io credo che non sia solo negativa. Ci sono state tante occasioni in cui si è dimostrata fragile, ad esempio, quando è stata lasciata da Ferri, di cui si è sempre dimostrata follemente innamorata. Lei ha fatto davvero di tutto, comprese cose non lecite, pur di avere questo uomo al suo fianco. Nella sua pazzia, è mossa sempre dalla ricerca dell’amore e, quando lo perde, appunto, fa cose orribili.
Ad esempio comprare un bambino e fingere che sia figlio di Roberto Ferri?
Esatto, una cosa terribile, ma dimostra che ormai il problema non sono più i soldi, che bene o male ha ottenuto. Lei vorrebbe essere amata, la rende folle non esserlo. Del resto, quando è rimasta incinta, era felice, perché pensava di non poterne avere. Il fatto di perderlo la devasta, anche perché in un solo colpo perde sia il bambino che Roberto. Insomma, Lara lotta, in modo più o meno discutibile, sempre e solo per amore.
La compravendita di un bambino: roba tosta da digerire per le famiglie della fascia serale di Rai3, non crede?
Decisamente sì. È stata tosta anche per me ma alla fine in quel gesto ci ho visto la mancanza di lucidità di una donna disperata. E poi se lei ha comprato un bambino, significa che qualcuno glielo ha venduto. Voglio dire che purtroppo sono situazioni di illegalità che esistono, a fronte di percorsi di adozioni così complicati. Il mio personaggio è sempre stato molto discusso. Del resto, è la cattiva della situazione ed è giusto che sia così.
Ma Lara si riabiliterà prima o poi?
Io vorrei tanto che ci fosse un cambiamento: sarebbe bello avere un personaggio tridimensionale, ad esempio, scoprire perché Lara si comporta davvero così. Quale è la sua storia, cosa c’è dietro, scovare in lei quegli aspetti che possano renderla più umana.
Ormai è una presenza abbastanza assidua sul set, come si trova con i suoi compagni di viaggio?
Sono passati quasi tre anni, sono molto contenta di condividere questa esperienza con Nina Soldano e Riccardo Polizzy Carbonelli, sono due attori e compagni di viaggio eccezionali, con loro c’è una bella energia e un costante confronto, oltre che un profondo rispetto, una cosa non scontata quando c’è una lunga serialità. Poi mi vedo di sfuggita con tanti colleghi, ma con loro sto davvero bene. Non potevo capitare meglio.
Un bilancio fin qui di questa avventura.
Positivo, speriamo che la storia di Lara resti centrale e possa trovare una evoluzione, come dicevo. Arrivare a scoprire che ci sono anche delle fragilità in lei perché si può amare anche un personaggio tanto odiato. Intanto mi sto godendo tantissimo quel piccolino io per lei, lo terrei sempre in braccio. Ovviamente la mia speranza è che si affezioni a lui Lara, in modo tale che si inneschi una molla per farla cambiare radicalmente.
Nella sua carriera, ha interpretato prevalentemente ruoli drammatici, ha mai voluto cimentarsi in altro?
A me piacerebbe molto la commedia, ma è molto difficile per le donne ricoprire ruoli comici perché ce ne sono molti meno. Bisogna avere anche occasioni per mettersi in gioco.
Da “Non è La Rai” al cinema, di strada ne ha fatta, cosa le manca ancora? Quale è il sogno ancora da realizzare?
Un film su una grande donna che abbia qualcosa da raccontare. Mi piacerebbe ad esempio interpretare Camille Claudel, la prima scultrice donna famosa nella storia, più brava del suo maestro. Una donna che, per una serie di vicissitudini viene rinchiusa in manicomio, dove poi morirà. Una storia molto dura, drammatica, ma bella. Bisogna dare più spazio alle storie delle donne, per fortuna di recente sta incominciando a cambiare qualcosa.
Tra poco, saranno due anni dalla scomparsa di Franco Battiato. Lei ha lavorato con lui, secondo lei cosa ci ha lasciato questo grande artista?
Io ho fatto con lui un videoclip e due film. Era una persona che quando ti metteva sotto la sua ala protettrice, era capace di trasmetterti la bellezza, gli piaceva sperimentare; una persona estremamente ricca di amore e sorrisi. Mi ha insegnato molte cose che non conoscevo, ad esempio, sulla modulazione della voce, cosa cui teneva tantissimo.
Oltre a Un Posto Al Sole, è impegnata in altro in questo momento?
Ho partecipato a “Il Commissario di Ricciardi”, già andato in onda, abbiamo girato quasi tutto a Taranto ma siamo stati anche a Napoli. Ora sto preparando la mia quarta mostra d’arte, incido l’alluminio e lo dipingo. Una passione che mi sta dando belle soddisfazioni.
C’ è un tema sociale che le sta particolarmente a cuore?
La violenza sulle donne, è il tema che mi sta più a cuore di tutti per averla subita anche personalmente. Io ho fatto un percorso importante, ho avuto un angelo, una poliziotta donna che mi ha seguito passo dopo passo, dall’ospedale alla denuncia fino al processo. Sono andata avanti anche grazie al supporto di persone esperte, forse non ci sarei riuscita se non ci fossero state. Tutte le donne devono essere consapevoli degli strumenti che ci sono a disposizione, dal numero verde alle case rifugio, azioni concrete che servono ad uscire dalla violenza. Gli stessi corsi di autodifesa personale sono fondamentali, per me ad esempio lo è stato.
Come ne è uscita?
Ne sono uscita perché sono stata aiutata, sono anche andata in analisi. Ho vinto alla fine, perché la persona che denunciai fu arrestata e condannata a 5 anni. Ma ancora oggi mi capita di avere paura, quella che non passa mai, ma bisogna avere la forza di affrontare tutto senza vergogna.
Cosa si augura per Lara?
Mi auguro che non venga condannata ma che impariamo tutti ad avere un po’ più di empatia: in una società in cui sono così forti rabbia, aggressività e frustrazione, sarebbe bene mettersi nei panni dell’altro, aiutarsi e capirsi, piuttosto che giudicare per partito preso.