Leonardo Santini: «Flavio incarna l’ambiguità»
Entrato nel cast a inizio 2024, Leonardo Santini è l’attore emiliano che presta il volto a una new entry di Un Posto Al Sole: Flavio Bianchi, personaggio caratterizzato da una forte ambiguità che impareremo a conoscere meglio nelle prossime puntate.
Una carriera intensa e già ricca di collaborazioni nel mondo della tv (con serie come “Un medico in famiglia”) e del cinema (partecipando a film come “Good Vibes”, “Made in Italy”, “Maraviglioso Boccaccio”, solo per fare qualche esempio), Santini ci racconta: «Inizialmente venivo scelto per ruoli positivi per la mia solarità, oggi mi scelgono sempre più spesso per ruoli ambigui o comunque con una doppia valenza». E del suo Flavio dice: «È una bella sfida attoriale per me».
Chi è veramente Flavio?
È un imprenditore immobiliare che tiene molto all’apparenza, ama il lusso e la mondanità, organizza feste e gli piace ostentare. È sicuramente un personaggio ambiguo. Per interpretarlo, ho avuto due riferimenti che mi hanno aiutato: da una parte le serie americane di successo, che dipingono i cosiddetti colletti bianchi che per andare avanti scendono a compromessi con personaggi un po’ loschi e spesso hanno problemi di dipendenza, proprio come Flavio. D’altro canto, proprio l’estate scorsa mi è capitato di interpretare al cinema un politico che aveva una doppia faccia, in apparenza uomo di successo, con una parvenza di normalità, in realtà, internamente incapace di gestire le sue relazioni, risultandone molto frustrato.
Dunque, la scelgono soprattutto per ruoli all’insegna dell’ambiguità?
È stata una coincidenza, in un certo senso. All’inizio della mia carriera, venivo scelto soprattutto per il mio aspetto da bravo ragazzo; poi hanno cominciato a scritturarmi nel ruolo del cattivo o comunque borderline. Credo abbiano visto in me questa doppia valenza, in realtà presente da sempre, ed è una cosa che mi piace molto perché mi permette di arrivare in profondità, sporcarmi le mani e raggiungere corde diverse, anche attingendo ad esperienze della mia vita con cui, in un certo senso, ora faccio i conti, perché quando si è giovani si tende a sfuggire dalle cose negative.
Attraverso questo personaggio, sta portando in scena due temi di estrema attualità: da una parte la gentrificazione del centro storico di Napoli, dall’altra le dipendenze.
È vero. Per quanto riguarda il primo aspetto, quello delle conseguenze del turismo di massa nel centro storico, ho avuto un confronto con molti napoletani su pro e contro del fenomeno, trovando pareri contrastanti. Abbiamo in Italia alcuni patrimoni artistici che vanno esaltati e protetti, non per forza rendendoli accessibili facilmente a tutti i costi. Quanto alle dipendenze, Flavio fa uso di cocaina, cercando di controllarla, usandola soprattutto quando viene messo alle strette dalla relazione con la camorra e non riesce più a gestire i suoi affari. Ho avuto la fortuna o forse la lucidità di non sviluppare dipendenze finora, e credo sia difficile dare un giudizio se non si conosce a fondo il problema. Mi limito ad affrontarlo dal punto di vista attoriale.
Chi si nasconde in realtà dietro Flavio Bianchi?
Senza anticipare nulla, certamente lo conosceremo meglio e si accentueranno degli aspetti del suo carattere, in primis proprio questa ambiguità, da leggere come una sorta di incapacità di gestire ciò che succede, il rapporto con la camorra e anche la sua relazione con Diana.
Come è stato entrare nella grande famiglia di Un Posto Al Sole?
Ho incontrato alcuni professionisti che avevo incontrato quando ho iniziato a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo, è stato bello e inaspettato.
Il primo impatto è questa sensazione di sentirsi accolti anche se la squadra è così ben collaudata e coesa, dopo tanto tempo. Qualche collega lo conoscevo, altri ho avuto il piacere di conoscerli ora, tutti sono stati molto gentili e collaborativi. L’unica cosa che mi ha un po’ spiazzato all'inizio sono stati i ritmi con cui si lavora, è tutto molto rapido. Io ho lavorato anche in serie come “Un medico in famiglia” ma vengo principalmente dal cinema dove è tutto più dilatato.
Sogno nel cassetto?
Interpretare un cattivo al cinema, un antagonista, un joker, mi viene in mente la magistrale interpretazione di Luca Marinelli in "Lo chiamavano Jeeg Robot".
Progetti futuri?
Esce nelle sale il 21 marzo il film di Marco Martani “Eravamo bambini”, a cui ho avuto la fortuna di partecipare, recitando in calabrese. Io sono bolognese – adottivo di Roma, vivendoci da oltre 15 anni - è vero che ho un nonno calabrese, ma non avrei mai pensato di essere scelto.
E poi riprendere il teatro non solo come allenamento o puro esercizio ma con quel tempo che questa forma artistica straordinaria merita, secondo il mio personale approccio.
Riscontri da parte del pubblico per il personaggio di Flavio?
A Roma, quando mi fermano, dimostrano grande affetto per il personaggio e per la soap. Questo calore mi ha molto colpito, anche perché arriva da persone completamente diverse per età, a dimostrazione del fatto che Un Posto Al Sole è davvero trasversale.