Vladimir Randazzo: un po’ meno impulsivo di Nunzio ma affidabile quanto lui
Valori importanti come quello della famiglia e dell’amicizia legano con un filo rosso l’attore di origini siciliane Vladimir Randazzo al suo personaggio di Un Posto Al Sole, Nunzio Cammarota, il giovane chef di Caffè Vulcano, figlio di Franco, attualmente protagonista di un triangolo amoroso.
Classe ’94, nato a Ragusa da madre rumena e padre italiano, Vladimir ha scoperto la sua passione per la recitazione, appena dopo il liceo, sconvolgendo completamente i suoi piani: «Volevo fare il dottore, avevo fatto anche il test di ingresso a Medicina, ma, nel frattempo, erano cambiate le mie priorità». Così si ritrova all’Accademia di Arte drammatica di Siracusa e, dopo aver sperimentato il teatro, nel 2020 tenta il provino per Un Posto Al Sole. A 4 anni di distanza da allora, si dice contento del suo personaggio, a cui cerca di dare sempre nuove sfumature.
Nunzio è abituato a stare i fornelli, in quanto chef. Ma ora lo vediamo tra due fuochi dal punto di vista sentimentale, tra Rossella e Diana, come ne uscirà?
Due fuochi sì, e non sono quelli giusti, sarà un periodo molto vivace in cui ne vedremo delle belle. Visti i personaggi coinvolti, non ci aspettano cose tranquille. Da una parte c’è Rossella, che desta in Nunzio sempre reazioni molto istintive, del resto lui è uno impulsivo per natura. Dall’altra, c’è Diana, che gli piace molto, si trova bene con lei, i due hanno un bel rapporto. Insomma, non sarà facile venirne a capo!
Come definiresti il tuo personaggio?
In Nunzio c’è sempre qualcosa da scoprire, è un personaggio multi-sfaccettato, non è mai banale, mi diverte molto. Gli può capitare di tutto, questo poi è un periodo particolare. Oramai sta maturando, il suo cambiamento dal piccolo al grande Nunzio si è completato, ora è un uomo, si confronta con il mondo del lavoro, ne percepisce gioie e dolori, vive anche i suoi contrasti con le persone con lui lavora. La sua vita professionale e quella privata si intersecano.
Quanto si somigliano Nunzio e Vladimir?
Nunzio è un impulsivo ed è la parte di lui che mi piace di più, ma anche quella che si allontana di più da me, io sono molto più riflessivo. Ma se da una parte il mio personaggio potrebbe essere considerato una testa calda, dall’altro è anche molto affidabile e legato a valori come la famiglia e l’amicizia, che sono molto importanti anche per me. Lo vediamo, ad esempio, nel rapporto genitoriale che ha avuto con Franco o nella lealtà dimostrata a Samuel: prende queste cose molto sul serio.
Come stai affrontando questo personaggio?
In modo costruttivo, nel senso che cerco sempre di donare qualche elemento nuovo a Nunzio e per farlo attingo alla mia vita, alle mie esperienze personali, quindi, in un certo senso, questo lavoro mi sta anche permettendo di conoscere nuovi lati di me stesso. Insomma, sono molto contento e soddisfatto del mio personaggio e delle vicende che stanno scrivendo per lui.
Sei nel cast da soli 4 anni, puoi già fare un bilancio?
Un Posto Al Sole è una grande famiglia e io ho il grande privilegio di farne parte. Mi trovo bene con tutti e con alcuni colleghi ho un rapporto che va oltre il set. Il primo è Samuele Cavallo, ovvero Samuel, con lui siamo legati, le nostre compagne si conoscono e stiamo spesso assieme. Vado anche molto d’accordo con Gina Amarante e con la squadra tecnica. Penso che la bella atmosfera sul set, un ambiente di lavoro sano e sereno, sia uno dei segreti del grande successo nel tempo di questo prodotto, insieme alla capacità di essere sempre al passo con i tempi e intercettare le tendenze del momento: una ricetta per durare 30 anni!
Se non avessi fatto l’attore, che lavoro avresti scelto?
Da piccolo desideravo fare medico, ero a un bivio nella mia vita dopo aver finito il liceo. Prima di entrare nell’Accademia di arte drammatica di Siracusa, che per me resta un luogo del cuore, ho partecipato al test di ingresso a Medicina, ma avevo già avuto un primo approccio con il teatro, da cui ero rimasto folgorato. E quella non era più una mia priorità. Ho visto in poco tempo lo sgretolamento di una mia idea, quella che da sempre mi aveva accompagnato, verso una nuova passione che cresceva in me ed è diventata oggi il mio lavoro.
Da medico ad attore: come hanno reagito i tuoi genitori?
Mi ricordo perfettamente il momento in cui ho comunicato questa scelta alla mia famiglia. Non pensavo, invece ho avuto un sostegno incondizionato dai miei, sin dall’inizio, nonostante sapessero delle difficoltà e della precarietà che spesso caratterizza questo tipo di lavoro. Il supporto della mia famiglia non lo dimenticherò ed è stato fondamentale perché mi ha permesso di andare avanti con coraggio e determinazione.
Progetti attuali, a parte il set napoletano.
Per ora, mi concentro sulla costruzione del personaggio di Nunzio, cerco di delinearlo e colorarlo per farlo crescere sempre di più, mi alleno. Certamente il lavoro mi da’ tanta soddisfazione e non mi annoio, credo di essere fortunato in un periodo storico non florido per gli attori come quello attuale.
Hai 30 anni, quale è il tuo sogno nel cassetto?
Mi piacerebbe molto fare una esperienza all’estero, non perché non voglia fare cose in Italia, anzi, ma vorrei anche sperimentare metodi diversi. Poi, sarebbe un modo per sperimentare la lingua, io conosco bene il rumeno, perché mia madre viene dalla Romania, e parlo l’inglese, ma bisogna allenarsi, ci vuole esercizio per perfezionarsi. Per il resto, cassetti da riempire ne ho tanti!
C’è un tema sociale che vorresti portare in scena?
Mi piacerebbe portare in scena un tema che sento molto: la lontananza dalla famiglia. Crescendo sento sempre di più la mancanza dei miei genitori che vivono in Sicilia, mentre io abito tra Roma e Napoli. Cerco di vederli il più possibile, a volte non ci si ferma a riflettere sul tempo che passa inesorabile; la tecnologia riduce le distanze ma ci impigrisce. A 30 anni, cominci a pensare a certe cose e a capire i comportamenti dei tuoi genitori, si cresce.