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Marisa Albanese / Attualità del classico apre un ciclo di mostre periodiche dedicate alle donne artiste, dal titolo L’altra metà dell’arte, ideato da Federica De Rosa e Marco Di Capua, curatori della GAN – Galleria dell’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Nello Spazio Lea Vergine, due mostre all’anno, in tre anni, saranno dedicate a figure che hanno lavorato e lavorano sui temi del classico, della natura, del corpo, dell’abitare, dell’ambiente e del sociale. Artiste che senza limiti di linguaggi e tecniche documentano il panorama artistico italiano e internazionale anche in relazione alle collezioni della GAN.
Il primo appuntamento è dedicato a Marisa Albanese. Curata da Alessandro Demma, l’esposizione si concluderà con l’acquisizione di una Combattente eseguita dall’artista nel2013: una celebre scultura che entra nelle collezioni della GAN grazie al PAC - PIANO PER L’ARTE CONTEMPORANEA 2021, in tal modo ridando vita a quella politica di acquisizione di opere per il Museo dell’Accademia, tesa ad attualizzarne e ad ampliarne le collezioni permanenti.
In mostra si presentano sei lavori in grado di sintetizzare il corpus narrativo e rappresentativo dell’opera della grande artista napoletana. Attraverso molteplici linguaggi – dal disegno alla pittura, dall’istallazione alla scultura – i lavori esposti mettono poeticamente in evidenza una loro profonda, radicale connessione con la classicità, e contemporaneamente indagano con lucidità, tensione formale e impegno intellettuale le condizioni metatemporali dell’essere umano.
Marisa Albanese (1947-2021)ha costruito il suo viaggio nei sentieri dell’arte con una costante attenzione agli enigmi nascosti del linguaggio e dell’immagine, al valore semiotico e semantico della parola e del segno, alle riflessioni sul corpo e il significato dell’opera d’arte. Una ricerca che l’artista ha sapientemente costruito attraverso una decisiva indagine sulle strutture della conoscenza e della comunicazione umana, con uno sguardo nomade sul pensiero, la forma e la materia, con una particolare attenzione alle tracce politiche, culturali e sociali della storia e del tempo. Il suo percorso è stato un pellegrinaggio verso un luogo sacro e silenzioso, quello della meditazione e della pratica del fare arte.
I temi ricorrenti sono la letteratura, la storia, la condizione umana, le esperienze antropologiche e sociologiche, sempre indagati con lucidità e attenzione, con grande senso etico ed estetico e forte impatto emotivo per lo spettatore.
La selezione di opere qui presentate, che vogliono inoltre documentare l’attenzione dell’artista per tecniche e linguaggi vicini alla formazione degli artisti nelle Accademie, diventano un alfabeto, un glossario per ricodificare l’esistenza umana, “spazi critici” che si fanno rappresentazione dell’ethos inteso come norma, comportamento, del logos come manifestazione del pensiero, come scelta e capacità di raccontare, e del pathos come forza emotiva, sofferenza, dramma.
Qui si situa il vero senso ontologico dell’estetica dell’artista, in questo corpo a corpo con la conoscenza, con la ricerca, con l’analisi, con la dischiusura del finito nell’infinito, con la volontà di indagare lo spazio dell’opera per costruire strutture di senso e di apparenza, superfici a volte reali a volte immaginifiche di una narrazione sempre attenta alle architetture del tempo, al senso della storia.
Le opere prendono, così, forma e sostanza, stabiliscono le regole di una posizione politico-culturale decisa e critica, si fanno corpo, gusci d’esistenza che enfatizzano l’essenza del pensiero di Marisa Albanese, quello di un’instancabile Combattente dell’arte.
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