Antonio Conte al Premio Amato Lamberti 2024: l’arte per donare una speranza
“Un girasole non lo sa quanto poco gli conviene stare a questo mondo, e così cresce lo stesso”. Questo il senso dell’opera che l’artista partenopeo Antonio Conte ha voluto donare alla undicesima edizione del Premio Responsabilità Sociale Amato Lamberti, in programma sabato 21 settembre 2024 a partire dalle ore 18 nel Complesso di San Lorenzo Maggiore (Sala Sisto V).
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Il Premio Responsabilità Sociale Amato Lamberti 2024
Organizzato da Jonathan e da Gesco con il coordinamento tecnico di ExitCom, il Premio sarà presentato dal giornalista Ettore De Lorenzo ed è accreditato come corso di formazione dell’Ordine dei Giornalisti della Campania.
L’edizione 2024 ha i patrocini di: Regione Campania, Comune di Napoli, Ordine dei Giornalisti della Campania, Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa.
Rivolto a personalità che si sono distinte per le loro azioni di resistenza civile e di impegno solidale, il Premio quest’anno sarà aperto dai saluti del presidente di Gesco Giacomo Smarrazzo e della responsabile di Jonathan Silvia Ricciardi, insieme alla moglie di Amato Lamberti, Roselena Lamberti.
Insieme alla targa, tutti i premiati riceveranno anche un’opera d’arte, generosamente donata da alcuni artisti di rilievo nazionale: Antonio Conte, Maurizio Di Martino, Giuliano Guariglia, Alessandro Leone, Daniela Pergreffi, Gennaro Regina, Roxy in the Box, Roberto Russo, Domenico Sepe, Spiff, Alfredo Troise.
In occasione della cerimonia del Premio Amato Lamberti 2024, tutte le creazioni saranno esposte negli spazi del complesso di San Lorenzo Maggiore.
L’artista Antonio Conte
Antonio Conte nasce nel 1981 a Napoli, dove vive e lavora. Nel 2009 si laurea all’Accademia di Belle Arti di Napoli e comincia a dedicarsi alla pittura.
Mostra un interesse spiccato per la comunicazione massificata e la “civiltà dell’immagine” che trova espressione nei progetti Facce da Facebook (2009 – 2014), The Truman Show – La vita segreta di due pesciolini napoletani (2012 – 2013) e in Artisti in Quarantena (2014, sezione speciale della Biennale di Arte Contemporanea di Salerno). Le sue riflessioni si concentrano sul rapporto tra potere e politica globale (Wargames, 2016) e il consumismo, contrapposto alla solidarietà ed alla condivisione. Nascono così progetti che mirano all’inclusione (2017, Vivono in mezzo a noi, per BocsArt) e multidisciplinari (Contaminarsi, 2017), in collaborazione con poeti, musicisti e performer.
Il 2020 segna il passaggio dalle tematiche sociali ad una ricerca più intimista, cominciata già nell’anno precedente e stimolata dal lungo isolamento dovuto alla pandemia.
Il progetto Mostra Bastarda (2021) prende il via quando viene ingaggiato per alcuni dipinti di scena per la fortunata serie tv I Bastardi di Pizzofalcone e diventa l’occasione per deviare il suo percorso di ricerca dal mondo e le sue dinamiche sociali e comunicative, verso un’interiorità nascosta e sommersa, costruita attraverso gli studi artistici fortemente voluti, la pratica costante del disegno e della pittura, la sperimentazione di tecniche e materiali tradizionali ed il ritrovarsi allo specchio con le proprie passioni, paure e debolezze.
Il linguaggio pittorico di Antonio Conte mostra tangenze con il cromatismo intenso dei padri della Pop Art e lo spirito Dada, che omaggia spesso ideando giochi di parole e cercando contaminazioni con altre discipline artistiche. Inoltre la sua vena istrionica lo spinge a coinvolgere gli spettatori attraverso la partecipazione attiva, il gioco e l’umorismo.
Negli anni ha sperimentato la scultura e le installazioni, che accentuano la vena relazionale insita nella sua concezione dell’arte, ma il suo medium preferenziale è la pittura, che gli ha consentito di recuperare i cardini della sua formazione e di maturare una propria cifra stilistica distintiva. Il taglio dei suoi dipinti richiama spesso i fotogrammi dei film o le tavole dei fumetti, i suoi soggetti sono rappresentati in una sospensione temporale e spaziale, al culmine o subito dopo il compimento di un’azione, su sfondi colorati che fanno da quinta scenica. Il segno appare rapido e veloce, anche quando la tecnica richiede una lunga elaborazione. La creazione delle sue opere è un processo che assorbe tutte le sollecitazioni culturali che lo investono, spesso i titoli dei lavori richiamano testi di canzoni, titoli di libri ed i modelli per i soggetti spesso provengono dalla sua vita privata.
La sua ricerca artistica lo ha portato ad alternare l’uso di materiali tradizionali, come la tela e la tavola, con altri meno usuali, come giornali, carta da pacchi, locandine, poster e manifesti recuperati dalla strada.
L’uso del materiale pubblicitario è legato alla sua natura squisitamente espressiva ed alla sua carica estetica e comunicativa, su cui l’intervento pittorico si sovrappone solo parzialmente. Inoltre, nella scelta del singolo manifesto e nella difficoltà del suo recupero entra in gioco una componente dadaista legata al caso ed all’immanenza dell’opera, nonché all’hic et nunc della sua realizzazione.
Maggiori informazioni qui: www.antonioconteartista.com