Eva Robin’s: Sono il manifesto di me stessa
Lei che sull’ambiguità e sugli eccessi ha fondato il suo successo iniziale, oggi dice che è sempre sbagliato eccedere nella vita. Eva Robin’s è una delle principali icone trans del mondo dello spettacolo, ma difficilmente si concede.In questi ultimi anni, le volte che l’abbiamo vista in tv si contano sulle dita di una mano. In compenso, ha calcato i palcoscenici dei principali teatri italiani in lungo e in largo, portando in scena i suoi personaggi. E proprio a teatro la vedremo nei prossimi giorni protagonista dello spettacolo evǝ di Jo Clifford riflessǝ in Andrea Adriatico, in cartellone a Galleria Toledo dal primo al 3 novembre (alle ore 20.30). Con lei, a portare in scena il complesso tema della identità di genere, ci saranno Rose Freeman, Patrizia Bernardi, Anas Arqawi e Met Decay.
Quale delle tante “Eva” vuole portare in scena con questo spettacolo?
Ognuna di noi porta in scena una parte di se stessa, come se fosse una sorta di stand up ma in una dimensione collettiva, interpretando nel suo modo il testo della transessualeJo Clifford,“La nuova tonaca di Dio”, riadattata per noi da Andrea Adriatico. Ognuna di noi racconta un po’ del suo vissuto, della propria metamorfosi, in una fusione tra testo e verità.
Parliamo del mondo LGBT: ci sono ancora diritti da conquistare secondo lei?
Io non sono per le battaglie, sono semplicemente il manifesto di me stessa, ho trovato tutto sul mio cammino, mi sono fatta da sola. So solo che accanirsi su qualcosa non fa bene, si diventa rabbiose e anche brutte! Perciò preferisco non farlo, ho una reazione da “struzzo” alla guerriglia, me ne rendo conto.
Vediamo che oggi, nella rappresentazione mediatica di programmi anche molto popolari, la diversità è diventata quasi una moda se non addirittura una qualità fine a se stessa, a prescindere dal vero talento artistico. Come crede che sia raccontata oggi la diversità rispetto a quando ha cominciato lei?
Oggi c’è più spazio per tutto rispetto a quando io mi esibivo, all’epoca c’era solo Amanda Lear, che però non è mai stata chiara sulla sua identità. Il tema della transessualità è stato sdoganato, io ho preferito sempre starci ma non troppo, evitando studi televisivi che rischiavano di diventare vere e proprie sabbie mobili. Io non giudico nessuno, a volte io stessa mi sento “un incapace capace di tutto”, ma ci sono alcuni casi favolosi, presenze di grande spessore in tv, penso a personaggi come Vladimir Luxuria, Platinette, che hanno sempre qualcosa da raccontare.
Quale è il suo motto a questo proposito?
Mai eccedere, mai esagerare, si consuma il prodotto, forse per aver sempre creduto in questo principio, io “vivo” ancora oggi. Valuto con attenzione se e quando esserci.
Quali difficoltà ha incontrato nel suo cammino di transizione?
Essendo una che si espone e poi si nasconde, quindi “si risparmia” in controtendenza forse, ci ho messo un pochino di più delle altre. Mi è capitato anche di sentire affermazioni come “Ma quella non era morta!” oppure “Questa è quella giovane, la vecchia sta casa!”, cose del genere.
Che rapporto ha oggi con la tv?
Io sento di portare una voce trasversale ma non sono né una valletta, né una showgirl, né una opinionista. Oggi partecipo quando mi chiamano ma solo se lo ritengo davvero importante; domani sera andrà in onda una mia intervista per la trasmissione di Rai2 Belvein cui mi sono completamente messa a nudo. Credo che la verità, anche un passato a tratti scandaloso, sia capace di rendere meglio di qualunque bugia. E farti bella allo stesso tempo.
Al contrario, col teatro si trova meglio.
La tv non è mai stata la mia storia, ma poi lascio spazio a chi la sa fare; io sono una trasformista, mi piace indossare diversi abiti, la tv non ti permette molta manovra da questo punto di vista.
Crede di essere stata una privilegiata in quanto “vip” o avrebbe avuto lo stesso percorso se fosse stata una “comune”?
Io mi sento molto fortunata, mi è andata di lusso, sia nella vita pubblica che in quella privata. Faccio corna, come dite voi napoletani, per scongiurare le insidie che potrebbero capitarmi. Come ogni volta che parto per un lungo viaggio in macchina: la cosa mi terrorizza, io viaggerei solo in treno!
E con l’aereo come la mettiamo?
Lo prendo con difficoltà. Adesso sarò costretta a prenderlo per andare a New York, sempre con lo spettacolo che ora portiamo a Napoli; il viaggio è in programma a dicembre in corrispondenza col mio compleanno. Contemporaneamente sarò impegnata in uno spettacolo spassosissimo che si chiama “Tutto su Lola” in cui sarò in scena insieme ad altre tre Eva: Eva Grimaldi, Evelina Nazari e Caterina Costantini. Ci sarà tanto da ridere!
Il suo nome d'arte deriva dal personaggio di Eva Kant, del fumetto Diabolik, alla quale i suoi amici dicevano che somigliasse e dal cognome dello scrittore Harold Robbins. Eva Robin’s (63 anni)si definisce soprattutto una “trasformista”. Alterna la sua presenza come attrice in televisione, al cinema (in film diretti da Dario Argento, Damiano Damiani, Maurizio Nichetti, Alessandro Benvenuti) e in teatro, dove debutta nel 1993 al Festival di Santarcangelo ne La voce umana con la regia di Andrea Adriatico, con il quale calca le scene in molti altri spettacoli, attraversando autori come Cocteau, Copi, Beckett, Jelinek. Sempre in teatro ha lavorato con altri registi come Valter Malosti e Leo Muscato (in Tutto su mia madre, che le è anche valso la nomination al premio Ubu 2011).