Materia, il legno che non bruciò a Ercolano: la mostra alla Reggia di Portici
Un percorso suggestivo per apprezzare il miracolo della conservazione del legno sfuggito all’eruzione del Vesuvio. È quello della mostra “Materia. Il legno che non bruciò a Ercolano”, curata dal direttore del Parco Archeologico di Ercolano, Francesco Sirano, e dall’archeologa Stefania Siano.
L’esposizione apre il 14 dicembre 2022 nella settecentesca Reggia di Portici, residenza estiva della famiglia reale borbonica e sede del Herculanense Museum, ed è visitabile fino al 31 dicembre 2023.
Un viaggio indietro nel tempo, nella vita degli antichi, è quello che si compie al piano nobile del Palazzo Reale: attraverso più di 120 oggetti provenienti da Ercolano si comprende quanto il legno fosse vitale per ogni attività, oltre ad essere un materiale prezioso al punto che spesso gli alberi e i boschi assumevano aspetti di sacralità e valori simbolici.
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Il percorso espositivo
Ad accogliere il visitatore è una installazione di luci e suoni, suggestivi del calore e della forza distruttiva dell’eruzione, che hanno determinato ad Ercolano la conservazione dei materiali lignei. Si ritrova quindi immerso nei colori e nei profumi della materia, cioè il legno, come se si trovasse nell’officina di un falegname, dove accumuli di tavolati e tranciati stagionano in attesa di essere utilizzati.
Nella sala successiva c’è la stessa ambientazione, con riferimenti al momento della lavorazione del legno e accostando strumenti e oggetti antichi ad una serie di attrezzi e oggetti dell’Ottocento, provenienti dalla collezione di Hebanon, società dei fratelli Basile, che testimoniano la secolare continuità nell’ambito di questa produzione essenziale per tutte le società umane. Gli attrezzi per le varie fasi di lavorazione del legno sono spesso raffigurati nei rilievi che decorano monumenti funerari in vari siti del mondo romano o, più raramente, anche altri tipi di manufatti; talvolta sono citati in testi antichi e, in alcuni casi fortunati, in cui le condizioni di seppellimento lo hanno consentito, come quelli di Pompei ed Ercolano, ne sono state rinvenute testimonianze materiali. In realtà, comparando gli attrezzi antichi con quelli moderni, è evidente quanto poco siano cambiati nel corso dei secoli, essendo strettamente legati alla loro funzione e non richiedendo cambiamenti se non qualche dettaglio migliorativo.
La terza sala è dedicata a dei manufatti particolarmente rappresentativi delle tecniche di lavorazione del legno, appartenenti al controsoffitto in legno del c.d. salone dei marmi della Casa del Rilievo di Telefo, da dove provengono circa 250 frammenti (nella quasi totalità di abete bianco) di un tetto e di un controsoffitto di legno, incredibilmente conservati dall’eruzione.
Proseguendo nel percorso espositivo sarà come trovarsi sul mare. Gli scavi condotti tra gli anni ’80 e gli anni ’90 del secolo scorso hanno messo in evidenza uno degli aspetti più importanti di Ercolano: il fronte mare della città, che costituisce un unicum nell’archeologia romana, unitamente agli scheletri di chi tentava di scampare l’eruzione via mare e ai resti eccezionali di imbarcazioni e di oggetti legati alla marineria e alla pesca, molti dei quali in legno, sughero, cordame e cuoio, straordinariamente conservati. Una di queste imbarcazioni si troverà al centro della sala, come immersa nell’acqua, assieme a un argano verticale e un dritto di prora. Si tratta di una piccola imbarcazione utilizzata per la pesca, scoperta negli anni Novanta del secolo scorso nell’area vicina al complesso termale dell’Insula Nordoccidentale della città, dove sono stati rinvenuti numerosi reperti che attestano come, al momento dell’eruzione, le terme fossero utilizzate come luogo di rimessaggio di barche e di deposito di attrezzature legate alle attività marinare. Il corpo dell’imbarcazione, solo in parte conservato, misura in lunghezza 280 cm e in larghezza 118 cm, ma le sue proporzioni lasciano presumere che le dimensioni fossero in origine significativamente più ampie rispetto alla porzione di carena conservata. Accanto alla barca è esposto lo straordinario dritto di prora in legno a forma di testa di serpente dipinta in rosso, che trova numerosi confronti in affreschi pompeiani, anch’esso rinvenuto nella stessa area della barca, insieme a un timone in legno e sei remi, sempre riconducibili ad imbarcazioni da pesca, a un rotolo di corda e a una rete da pesca con numerosissimi pesi da rete in piombo.
Da questa sala due piccole passerelle attraversano un ambiente pavimentato con mosaici, suggerendo l’attraversamento di un fiume metaforicamente disegnato da una proiezione a pavimento, in cui scorrono, spinte dalla forza della corrente, brevi frasi e parole che, da un lato, richiamano la sfera di sacralità del bosco, dall’altro evocano poeticamente attrezzi, oggetti e figure legate al tema della lavorazione e trasformazione della preziosa materia lignea. È l’approdo verso una dimensione diversa, più simbolica, intima e magica, verso il luogo da cui proviene la materia, il bosco. Infatti, nell’ultima sala, la più ampia del percorso, che accoglie oggetti di mobilio e suppellettili in legno di rara bellezza, per evocare l’origine dei reperti, le teche sono collocate all’interno della ricostruzione stilizzata di un bosco in orario notturno, con proiezione, nel centro del soffitto, delle costellazioni e della Via Lattea.
A chiudere la mostra, una proiezione multipla con immagini che scorrono sui sei monitor in un gioco coordinato tra visione d’insieme e particolari. Le iscrizioni dei loro nomi in italiano, latino ed inglese e i suoni che evocano la funzione dei singoli oggetti completano l’ultima suggestione del percorso.
I biglietti
I visitatori possono usufruire del biglietto di mostra al costo di 5 euro, ma anche di un biglietto integrato al costo di 15 euro, che consente di vedere l’esposizione e anche la Reggia di Portici, l’Orto botanico e il Parco Archeologico di Ercolano.
Ph. Giorgia Bisanti