Mercoledì, 29 Gennaio 2025

Riconoscere la sofferenza dell'altro: Fra Patton all'Arciconfraternita dei Pellegrini

“I cristiani di Gaza sono testimonianze di speranza. Un ragazzo mi ha detto: sento le bombe all’esterno ma so che, se anche mi dovessero uccidere, la mia vita è nelle mani di Dio”. Lo ha raccontato Fra Francesco Patton, frate francescano dal 2016 custode in Terrasanta, a margine dell’incontro “La via della pace è il dialogo” promosso dall’Arciconfraternita dei Pellegrini in occasione della presentazione del libro “Come un pellegrinaggio. I miei giorni in Terra Santa. Conversazione con Roberto Cetera” (TS Edizioni) di Francesco Patton.

Fra Patton ha parlato della situazione attuale in Israele e Palestina, spiegando che avere una tregua è positivo almeno perché permette la liberazione di ostaggi e prigionieri. “Mi metto nei panni delle famiglie che hanno aspettato per mesi di veder liberati i loro cari e in quelle della Cisgiordania che vede prelevare i loro parenti per reati amministrativi senza aver diritto a un processo o a un avvocato, e penso che ora queste situazioni di sofferenza possano un po’ allentarsi” ha detto il frate francescano, ribadendo però che la situazione va risolta con un’azione politica “che deve comprendere il riconoscimento reciproco, cioè il diritto di esistere dei due popoli. E il riconoscimento reciproco come forma di riconciliazione per il bene di tutti è quello per cui prego e invito i frati a pregare ogni giorno”. Patton ha raccontato anche di diverse forme di resilienza, come quella della comunità di due frati francescani nella Valle dell’Oronte in Siria che ha resistito alle pressioni di Isis, Al Quaida e altri gruppi terroristici e ha mantenuto un presidio di cristianità in quei territori, ma anche di Rachel Golberg Polin è la mamma di Hersh, 23 anni, ferito e rapito da Hamas il 7 ottobre scorso e poi morto che, intervistata da Roberto Cetera, ha detto, a suo parere, “la cosa più interessante e profonda dal punto di vista umano, spirituale e politico: “bisogna che noi ebrei israeliani riusciamo a comprendere la loro sofferenza e loro arrivino a comprendere la nostra sofferenza. Se riusciamo a fare questo riusciremo anche ad accettarci reciprocamente”.

“Questa donna – ha detto Fra Patton - mi ha fatto capire che ci possono essere due atteggiamenti: uno di chi trasforma sofferenza in carburante per l’odio e un altro di chi sceglie la via dell’ empatia, un insegnamento straordinario che ha valore in Terrasanta, come in Ucraina e in ogni luogo dove ci sono conflitti”. Denso il racconto della mattinata, moderata dall’inviato Rai Enzo Perone e introdotta dai saluti del primicerio dell’Arciconfraternita dei Pellegrini Giovanni Cacace, anche per il racconto della situazione fatto da Roberto Cetera, che ha parlato della difficoltà dell’uso delle parole, dall’uso di “genocidio” che “tocca un nervo scoperto per gli ebrei” (e per questo è stato attaccato anche il Papa quando ha accennato al genocidio a Gaza) fino ai riferimenti al terrorismo “che è quello di Hamas ma anche il bombardare scuole. Bisogna stare attenti a non usare parole divisive”.

Cetara ha ricordato che “il 71 per cento degli israeliani chiede la fine della guerra e anche in campo palestinese c’è una volontà in tal senso” mentre monsignor Gaetano Castello, Vescovo Ausiliare di Napoli, ha ribadito l’importanza dell’educazione al dialogo “che manca dai tempi di Caino e Abele. Non c’è orientamento a dialogare con l’altro nella cultura occidentale e questo genera grande imbarazzo, perché il problema non è solo il conflitto in corso ma anche un orientamento culturale dove ci sono prima io e poi gli altri”.

Ida Palisi
Author: Ida Palisi
Giornalista professionista, esperta di comunicazione sociale, dirige l’Ufficio Comunicazione Gesco. Collabora con il Corriere del Mezzogiorno per le pagine della Cultura.

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