Biagio Izzo all’Augusteo tra Robin Hood e Totò
Come si fa a essere contemporaneamente Totò e Robin Hood, divertente e un po’ melodrammatico, con una doppia morale che riesce a intenerire i cuori? Bisogna avere lo spirito poliedrico di Biagio Izzo per fare il verso al perbenismo bigotto e alto-borghese senza scadere troppo nello luogo comune nazional popolare del napoletano poveraccio e furbacchione.
Al contrario, nel nuovo spettacolo che lo vede protagonista, “L’arte della truffa”, debuttato in anteprima nazionale all’Augusteo di Napoli (in scena fino a venerdì 24 maggio) Izzo, pur usando un repertorio molto partenopeo soprattutto nei guizzi di ironia, sembra rifarsi a una commedia all’italiana vecchio stile, dove si aggiunge un posto a tavola per i più sfortunati, e ognuno si dà una mano per quel che può. Scritto da Augusto Fornari (sua anche la regia), Toni Fornari, Andrea Maia e Vincenzo Sinopoli, lo spettacolo è una riuscita sit com ambientata in un salotto della Napoli bene. Qui Izzo tiene agevolmente la scena nei panni di Francesco Esposito, truffatore di serie A, finito prima a Poggioreale e poi ai domiciliari, a casa della sorella (una bravissima Carla Ferraro) sposata con il ricco imprenditore Gianmario Borghetti – interpretato da un allampanato e talentuoso Roberto Giordano – che lavora per la Curia e il Vaticano ed è in gara per la ristrutturazione nientedimeno che del Duomo di Napoli. E mentre il marito si barcamena tra ansie da prestazione (lavorativa) e soci traditori, la moglie architetta tutto per accogliere il fratellastro in casa, tra un consiglio sentimentale e l’altro dispensato alla vicina brasiliana (Adele Vitale). Con la sua complicità, Francesco il parente degenere viene finalmente sistemato, accompagnato da uno zelante carabiniere (Ciro Pauciullo) che racchiude in sé tutte le barzellette dedicate alla categoria, e si inventa nientedimeno che una truffa alla Chiesa! Sopra le righe come tutte le commedie dell’equivoco, la piéce raggiunge il culmine dell’ilarità quando entra in scena Arduino Speranza nei panni del Vescovo di Napoli, molto simile al cardinale Sepe d’aspetto e d’appetito. Alla fine il bene trionfa sempre, il truffatore fa il suo mestiere a fin di bene (ruba ai ricchi per dare ai poveri, ovviamente) anche tra qualche colpo di scena, e Izzo si conferma un artista a tutto tondo, con tanto di ovazione in platea e file di fan ad attenderlo fuori al camerino. Da non perdere.
Ph: Gilda Valenza