Slava al Bellini: quando il teatro è magia
Il teatro non è un’arte passiva al Bellini di Napoli dove va in scena fino a domenica 12 marzo 2023 lo “Slava’s SnowShow”, un misto di incanto e magia, adatto al pubblico di ogni età. Due ore in cui lo spettatore abbandona la solitudine per calarsi totalmente nel gioco dello show, fino a interagire con i clown-mimi che salgono (letteralmente) sulle sedie della platea, la coprono di finte ragnatele, la rapiscono nel loro mondo fantastico di luci, fumo, neve di carta ed enormi palloni su cui far rimbalzare la gioia di essere eternamente bambini.
Slava (il russo Vjačeslav Ivanovič Polunin, classe 1950) considerato il clown più famoso al mondo, siede in incognito tra gli spettatori, e studia le loro reazioni. Si chiederà se la messinscena tragicomica che ha creato riesce davvero a riportare tutti ai loro sogni d’infanzia, e intanto sceglie da quattro anni Napoli e il Bellini per portare qui i suoi personaggi beckettiani, che si muovono come Charlot e si ispirano anche a Pulcinella e a Totò. Slava reinventa totalmente l’idea del clown rendendolo un personaggio universale in cui il dramma di un’esistenza sospesa tra solitudine, povertà, abbandono e prevaricazione viene stemperato costantemente dall’ironia, da un atteggiamento dolce che non indulge mai nell’ amarezza ma scivola verso il sorriso bonario, paziente, accondiscendente.
Cinque clown vestiti di verde e con cappelli dalle falde che sembrano pale, affiancano il protagonista, “Asisyai”, vestito di un pigiamone giallo, il naso a palla che diventa una prugna rossa, gli occhi cerchiati che sono truccati per sottolineare (e non deformare, come nei comuni clown) l’espressività del viso. “Volevo che il mio personaggio fosse epico e lirico, tenero e appassionato, saggio e ingenuo”, scrive Slava, che è creatore dello spettacolo, ma anche regista, curatore delle scene, dei costumi, degli effetti speciali e del suono, affiancato solo in qualche caso da altri artisti.
“Sono 40 anni che porto lo spettacolo in giro per il mondo - ci dice Slava Polunin off records, incrociandolo tra il pubblico – ma Napoli è di grande ispirazione e ci tengo a venire qui al Bellini. I miei maestri sono Dario Fo, Pulcinella e, soprattutto, Totò”. E tra tanti sketch, resta impresso quello – malinconico e tenero – del clown che abbraccia e si fa abbracciare da un cappotto di donna, rendendolo vivo, creato, a quanto dice Slava, in memoria della mamma.
Solo il grande mimo inglese Lindsay Kemp, che pure era di casa al Bellini, era capace di creare una magia come quella di Slava. Altri tempi, quelli senza parole e senza lo stile gridato dei titoli; tempi senza social e senza la presunzione di aver visto già tutto.