Loredana Rossi, candidata alle elezioni 2022: “Le trans non sono cittadini di serie B”
Classe ’61, operatrice sociale storica, attivista politica e vicepresidente dell’ATN (Associazione Transessuale Napoli), Loredana Rossi è l’unica trans a scendere in campo in queste elezioni 2022 con Unione Popolare, l’alleanza di sinistra guidata da De Magistris, per difendere i diritti delle persone trans.
Ma non solo, oltre a una legge, non più rinviabile sulla autodeterminazione e contro la omo-lesbo-transfobia, Loredana propone di agire subito in difesa delle donne, di fronte a un Codice Rosso che non sembra arrestare il numero di femminicidi in Italia, per “fermare la mattanza”. E si unisce a chi difende con tutte le sue forze il Reddito di Cittadinanza, misura che non solo va mantenuta ma anche rafforzata perché ha dimostrato di contrastare le sacche più estreme di povertà.
Come mai ha scelto di candidarsi?
Unione Popolare mi ha chiesto di candidarmi. Non è la prima volta che mi succede, ma avevo sempre rifiutato in passato, ora però qualcosa è cambiato: non possiamo lasciare questo paese in mano alla Meloni! Di fronte al rischio di una deriva fascista e squadrista non potevo starmene a guardare. Anche un voto tolto alla Meloni per me è una soddisfazione, perché con persone come lei al potere c’è il rischio di tornare al ‘900! Che poi vorrei tanto sapere cosa intende per “lobby omosessuale”, ma dove sta questa lobby se ancora non abbiamo diritti elementari?
A proposito di diritti, quali battaglie porterete avanti?
La mia prima proposta è quella di una legge contro la transfobia, perché non è possibile se dai uno schiaffo a una persona di colore hai delle aggravanti ma non se aggredisci una persona della comunità LGBT, dovrebbero valere le stesse aggravanti. Noi siamo ancora vittime di forti discriminazioni e odio razziale, invece chi commette questi atti resta impunito. Inoltre, proporrei di adottare, come sta per accadere in Spagna, una legge sull’autodeterminazione di genere, in base a cui con una semplice autocertificazione anagrafica, a 16 anni, puoi cambiare nome.
Invece in Italia oggi come avviene il cambio anagrafico uomo-donna o viceversa?
Nel nostro paese è tutto molto lungo e complicato, ci vogliono due anni per il cambio di sesso: occorrono 8 colloqui psicologici per avere la relazione dello psicologo, la visita di un endocrinologo e infine la sentenza del giudice, per potere cambiare il proprio nome o avviare l’iter per l’intervento. Insomma, è una vera Via crucis! Il percorso comincia sempre a 16 anni, per finire, se tutto va bene, a 18.
Altri punti importanti in tema di politiche sociali?
Il riconoscimento dei diritti dei figli nati dalle famiglie arcobaleno; politiche di accesso e inserimento lavorativo per le persone trans, per le quali dovrebbero essere previsti corsi di formazione remunerati, soprattutto per permettere loro di uscire dalla strada. Ricordiamo che sono ancora molte quelle costrette a prostituirsi per sopravvivere, in mancanza di alternative. E ancora: il matrimonio egualitario, perché per il mondo LGBT devono valere gli stessi diritti e doveri. Non siamo cittadini di serie B! Un’altra battaglia che voglio portare avanti è per le donne: ancora oggi, ogni tre giorni una donna viene uccisa dal compagno o dall’ex. Di fronte a un Codice rosso che non sta funzionando, bisogna pensare a una legge che tuteli veramente le donne e blocchi la mattanza dei femminicidi.
Cosa pensa del Reddito di Cittadinanza?
Dico: giù le mani dal Reddito di Cittadinanza, occorre non solo mantenerlo ma anche rafforzarlo per garantire a tutti i cittadini una vita quantomeno dignitosa. Aggiungo che, dal mio osservatorio, questa misura ha permesso a tante trans, che sono riuscite ad ottenerlo, di uscire dalla strada e a mettere un piatto a tavola!