Praia a Mare e il coprifuoco ai ragazzini: educazione o repressione?

Praia a Mare, località bellissima tanto amata dai napoletani,  il tempo delle notti brave per i minori di 14 anni è finito. O quasi. Il sindaco Antonino De Lorenzo ha firmato un’ordinanza che suona un po’ come: “A letto presto, ragazzi, e niente scuse.”

Dal 25 luglio al 30 settembre, i minori non accompagnati sotto i 14 anni non potranno più scorrazzare tra le 00:30 e le 7:00 del mattino, salvo che non siano impegnati in eventi ufficiali autorizzati dal Comune e sotto la supervisione di un adulto responsabile.

Chi viene beccato fuori orario? Multa da 100 euro al minorenne ribelle, 250 a chi avrebbe dovuto sorvegliarlo. Un segnale chiaro, severo. Ma anche un messaggio che apre interrogativi ben più profondi.

È giusto vietare la movida ai giovanissimi? O si tratta, ancora una volta, di una scorciatoia, un modo rigido per sopperire a un vuoto educativo, sociale e – diciamolo – anche adulto?

L’ordinanza del sindaco ha suscitato tanto clamore ma anche approvazione.

Francesco dalla sua pagina facebook non ha dubbi: “Dovrebbe essere prassi per chi ha figli minori. Questa ordinanza  non dovrebbe essere rispettata solo nel periodo estivo ma estesa anche tutto l’anno, visto che ci ritroviamo genitori incoscienti e irresponsabili per arrivare a tutto ciò. I bambini non dovrebbero stare in giro di notte”

Miki, una cittadina praiese, scrive: “Quando un sindaco arriva a emettere un’ordinanza del genere, il vero clamore non dovrebbe essere l’ordinanza in sé… ma il fallimento educativo che, come genitori, stiamo vivendo” e conclude “Limitare la libertà non è mai bello, ma se si è arrivati a tanto, è perché qualcosa è andato storto”.

In un video pubblicato sul canale YouTube ufficiale (qui per vederlo) , De Lorenzo ha chiarito le sue ragioni. Ha parlato di sicurezza, decoro urbano e prevenzione di atti vandalici, come quelli avvenuti nei giorni scorsi, con ragazzini alla guida di mezzi elettrici, schiamazzi notturni, danneggiamenti.

Un provvedimento che – dice – non vuole punire, ma proteggere.

Eppure la domanda resta: vietare educa?

Educare viene dal latino educĕre, ovvero “trar fuori, allevare”. Impedire, invece, ha una radice ben diversa: “mettere impacci ai piedi”.

E allora, una società educante e sana deve scegliere. Vuole tirare fuori la bellezza di questi anni, di questi luoghi, dei giovani? O preferisce legare loro i piedi per evitare problemi?

In un’estate italiana fatta di falò, corse sulla sabbia, primi baci rubati al sorgere del sole, vietare non può essere l’unica risposta.

Rinunciare al cornetto alle quattro del mattino, alle risate sotto le stelle, al cielo che cambia colore mentre il mondo ancora dorme… significa rinunciare anche a un’idea romantica e profondamente formativa della giovinezza.

Non serve solo vietare. Serve pattugliare con attenzione, impedire che gli esercenti vendano alcolici ai minori, creare situazioni protette ma vere, dove i ragazzi possano sperimentare la notte senza paura e senza danno. Serve coinvolgere adulti responsabili, educatori, associazioni. Serve presenza. Serve ascolto.

Vietare è facile. Educare è un lavoro.

Forse, come spesso accade, la verità sta nel mezzo. Tra un laboratorio teatrale serale e una pattuglia in più. Tra un aperitivo analcolico in spiaggia e un adulto che dice “ci sono”.

Perché una società educante non ha paura della notte, ma la prepara, la illumina, la accompagna.

Nel frattempo, Praia a Mare si ritrova al centro dell’attenzione nazionale. Un coprifuoco che fa discutere… e anche un po’ di pubblicità, politica e territoriale.

Ma la vera domanda è: vogliamo una città che educa? O una che impedisce?

La differenza, in fondo, è tutta lì.

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