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Allarme Pnrr, non rispettata la quota del 40% al Sud, occhio alla lega e al partito del Nord
di Sergio D'Angelo
Investirò formalmente della questione il sindaco Manfredi affinché si faccia portavoce della città e si adoperi per costruire una rete con le altre realtà meridionali, perché la questione è troppo importante per attendere che i giochi siano fatti e il Sud si ritrovi nella condizione di aver perso un’occasione irripetibile.
Sono ben sette infatti i ministeri sotto la soglia del 40%. Lo dice nero su bianco la «Prima relazione istruttoria sul rispetto del vincolo di destinazione alle regioni del Mezzogiorno di almeno il 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente» realizzata dal ministero del Sud e della Coesione, guidato da Mara Carfagna.
I ministeri dello Sviluppo economico e quello del Turismo, le cui competenze hanno carattere strategico, non arrivano neanche al 30%, si ferma addirittura al 24,8% il primo. Entrambi sono a guida leghista, retti rispettivamente da Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia, e va perciò denunciata immediatamente ogni ipotesi di ripartizione delle risorse che vada a vantaggio delle regioni del nord.
Esemplare il caso dei 150 milioni destinati esplicitamente alla ripresa e al supporto delle catene alberghiere, soprattutto nelle regioni meridionali, senza che il ministero del Turismo abbia però fissato una quota per la destinazione territoriale delle risorse al Sud.
Male anche il Ministero per la transizione ecologica del tecnico Roberto Cingolani, altro dicastero di assoluta rilevanza in questa fase storica, che si arresta al 37%, e quello del Lavoro del dem Andrea Orlando, che su un progetto specifico da 600 milioni chiamato Formazione duale rischia di attribuire al Sud solo il 13% delle risorse.
Quando ho iniziato a fare delle considerazioni sul Pnrr, mettevo in guardia sostanzialmente su due punti: il tentativo da parte di quello che abbiamo imparato a chiamare il partito trasversale del nord di ridurre la quota del 40% che è prevista per le regioni meridionali, le difficoltà delle nostre amministrazioni con un organico spesso sottodimensionato rispetto alle esigenze a presentare i progetti.
Entrambe le previsioni si sono dimostrate alla prova dei fatti fondate, con l’aggravante che la guerra in Ucraina da possibilità che aleggiava sopra le nostre teste si è fatta drammatica e concreta realtà. I primi effetti indiretti li abbiamo visti con l’impennata dei costi energetici, ma è purtroppo ragionevole ipotizzare che anche di fronte all’auspicato cessate il fuoco, che al momento sembra ancora lontano, dovremo abituarci a una conflittualità di lungo periodo.
L’effetto combinato della pandemia e della guerra avrà un impatto di lungo periodo sulle nostre economie e prevedibilmente a soffrire saranno contesti più fragili come quello della nostra città e in generale il Sud del paese. È per questo che le risorse del Pnrr, che comunque si stanno assegnando, diventano ancora più strategiche perché dalle crisi si esce con un balzo in avanti, o non si esce affatto.
In questo scenario, e ricollegandomi al mio post di stamattina che trovate qui in pagina, è ancora più inaccettabile che ci siano tentativi continui di sottrarre risorse al Sud. Che sia la lega, o partiti con i quali pur ci troviamo a condividere esperienze di governo locale, è comunque figlio di una miopia così acuta da non riuscire a riconoscere che un Sud perennemente in ritardo è il motivo principale del declino italiano.
Attivare quindi tutti i livelli istituzionali, non solo in funzione di vigilanza, ma anche per chiedere che ci sia supporto da parte del governo centrale per tutte quelle amministrazioni che non fossero in grado di presentare i progetti. A Napoli abbiamo progetti finanziati dal Pnrr per 618 milioni di euro e ne sono stati presentati per altri 398 milioni di euro: è fondamentale che ogni singolo euro previsto arrivi a destinazione. Sono tempi troppo aspri nei quali la solidarietà fra territori va pretesa dalle comunità locali ed è perciò compito di noi amministratori farci garanti dell’equità.