Giovedì, 21 Novembre 2024

Società

Le ragazze e il coraggio di disobbedire

L’immagine è virale: una giovane donna cammina in mutande e reggiseno e intorno a lei uomini al telefono e donne velate fino ai piedi.

Le cose che (forse) non sappiamo sul “fallo” di Piazza Municipio

L’arte contemporanea torna protagonista a Napoli con una delle opere più “memeizzata” degli ultimi anni.

Si chiama “Tu si ‘na cosa grande” ed è l’istallazione dello scultore e designer Gaetano Pesce che da qualche giorni è esposta a Piazza Municipio. La forma fallica dell’opera ha scatenato facili ironie e anche un po’ di polemiche: ma siamo sicuri di aver capito di cosa si tratta?

Ne abbiamo parlato con il professore Vincenzo Trione, saggista, storico dell'arte e critico d'arte nonché consigliere alla programmazione delle attività museali e all'arte contemporanea del comune di Napoli ed ecco cosa abbiamo scoperto.

Napoli Contemporanea

Come la Venere degli Stracci di Pistoletto, l’istallazione rientra nella programmazione di “Napoli Contemporanea” che attraverso una serie di iniziative pensate appositamente per gli spazi pubblici e i siti museali si propone di rafforzare la vocazione al contemporaneo della città e valorizzare lo spazio pubblico attraverso l’arte.

Il Piano B

Per Piazza Municipio la prima opera a cui si pensò era Io contengo moltitudini, la suggestiva installazione di Marinella Senatore che fino al 24 ottobre sarà visitabile alla Rotonda Diaz. L’eclettica artista napoletana trasforma le luminarie in simboli di identità e dialogo sociale, creando un inteso spazio di riflessione e di partecipazione collettiva.

Un ritorno alle origini

L’istallazione si compone di due opere in dialogo tra loro: una rivisitazione dell'abito di Pulcinella di 12 metri di altezza e due cuori rossi trafitti da una freccia. I due cuori sono un omaggio dell’autore a se stesso e alle sue origini. Gaetano Pesce infatti era ligure ma di genitori campani, esattamente delle penisola sorrentina. Lo scultore e designer di fama mondiale si è dedicato per lungo tempo all’opera ed è di fatto uno dei suoi ultimi lavori (Pesce è morto il 3 aprile scorso a New York all’età di 85 anni).

Pulcinella d’avanguardia

Se da un lato l’opera rappresenta il cuore dell’autore e il suo personale omaggio alla città, dall’altro è frutto di uno studio che l’artista compie sulla maschera napoletana, da cui ne era quasi ossessionato. Pulcinella è una delle maschere più famose della Commedia dell’Arte e da sempre è stato oggetto di rivisitazione artistica. La mancanza della testa e il vestito così allungato rende Pulcinella quasi surreale inserendolo in una nuova iconografia. Da Gino Severino del primo Novecento si arriva a “Tu si ‘na cosa grande” che rappresenta in questo senso una vera opera d’avanguardia artistica.

Falli Pompeiani

Il fatto che tutti abbiano fatto riferimento alla forma fallica dell’opera potrebbe essere conseguenza di una sorta di memoria collettiva involontaria. Basti pensare a quanto il fallo sia ricorrente nell’antica Pompei dove era ritenuto simbolo di origine della vita, utilizzato per augurare fertilità e benessere. Un talismano enorme nel cuore della città.

I costi

Il comune di Napoli ha acquistato il cuore a 20mila euro. Sono serviti poi 170mila euro che hanno coperto la produzione dell’opera, l’allestimento, l’assicurazione e il servizio di guardiania. Investimento in parte già recuperato in termini reputazionali: i giornali e tv di tutto il mondo parlano da giorni di Napoli e della sua vocazione all’arte contemporanea. Un'attenzione purtroppo molto rara per l'arte: finalmente un riflettore su una narrazione alternativa della città.

Piazza Municipio

L’attenzione quasi ossessiva a caccia dell’ultimo selfie porta i visitatori in una piazza bellissima ma tante volte desolata. Un bel risultato quello di reinventare attraverso l'arte nuovi spazi cittadini ripensando a una nuova fruizione.

E poi

L’opera resterà in piazza fino al 19 giugno e si sta pensando alla sua ricollocazione futura. Per il cuore, si sta pensando all’ex ospedale militare di Napoli, un posto davvero molto bello nei Quartieri Spagnoli  Per il Pulcinella, considerata l’altezza, sarà più difficile trovare un posto dove poter esporre ma sono al vaglio diverse ipotesi. 

Sull’opera di Pesce un po’ di cose le abbiamo imparate, o forse no, ma poco importa perché, come dice Claudio Parmiggiani, artista tra i maggiori protagonisti del panorama artistico internazionale: “L’arte non ha bisogno di alcuna risposta. E’ una domanda che vuole restare tale”.

E una buona domanda resta sempre meglio di tante risposte.

 

 

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Vela Celeste, le parole di chi ama Scampia

Il cedimento del ballatoio nella Vela Celeste, che ha fatto 3 morti e decine di feriti tra cui molti bambini, ha smosso le coscienze di tutti, specialmente di chi a Scampia ci è cresciuto.

Di chi quelle strade le ama, di chi a Secondigliano ci è nato.

Da Franco Ricciardi che si commuove mentre dà una mano alle tante famiglie sfollate, a Geolier che sui social scrive poche ore dopo “Siamo cinematografici ma abbandonati. Senza più lacrime, cosi non si può”.

Maldestro, raffinato cantautore nato a Scampia e figlio di un ex capoclan della camorra oggi in galera e collaboratore di giustizia, chiede sostegno. “Quando una parte della comunità è costretta a vivere nel degrado, l’altra parte è colpevole. Lo è insieme a tutte le istituzioni che negli anni hanno voluto e alimentato il degrado. Oggi però non è tempo di inchiesta, oggi è tempo di silenzio e compassione. Il mio quartiere conta i suoi morti, ancora una volta, e fa male quando si è consapevoli che poteva essere evitato. Chiedo a voi tutti sostegno di ogni genere per stare vicino alle famiglie colpite”.

Maddalena Stornaiuolo - attrice, acting-coach, regista e fondatrice della scuola di recitazione all’interno della “Scugnizzeria” di Scampia - affida i suoi pensieri ai social: “È notte. Sono quasi le 4. Mi giro e rigiro nel letto, ma niente da fare, non riesco a dormire. Questa tragedia mi ha pietrificata. Sembra un incubo. Sono nata proprio nella vela celeste, al quarto piano. Sono cresciuta lì. Quella è casa mia. Quanti pomeriggi seduta su quel ballatoio ad inventare giochi che non avevo. Topi. Scarafaggi. Muffa. Ascensori fuori uso. Scarsa manutenzione. So cosa significa vivere in quei palazzoni. Oggi non abito più nelle Vele, sono passati tanti anni, ma quei problemi ci sono ancora. Cosa è cambiato? Ultimi. Sempre ultimi. A volte invisibili. Tanta è la rabbia. Troppo il dolore per questa tragedia. Per le vittime, per le loro famiglie, per i familiari dei tanti feriti che in questo momento sono in ospedale e stanno lottando per sopravvivere. Ci sono centinaia e centinaia di persone sfollate che hanno bisogno di aiuto. Ci sono bambini, anziani, intere famiglie in difficoltà. Senza un tetto. C'è bisogno di tutta la nostra solidarietà. Ora è il momento di donare tutto ciò che possa rendere le loro giornate un po' meno buie. No soldi, ma beni di prima necessità, indumenti, acqua, cibo, pannolini. È il momento di non lasciarli soli. Al posto loro ci saremmo potuti essere noi”.

Deborah de Luca, dj e producer nota in tutto il mondo, invita tutti a dare una mano: “Ho usato anche io, come tanti altri, le Vele di Scampia come set per il mio lavoro. Perché sono nata nei palazzi di fronte e perché le ho avute come panorama affacciandomi quasi tutta la vita Ora, pretendo, non chiedo, PRETENDO che chiunque abbia usufruito di questo posto usandolo per i propri torna conto e poi lasciato così com’è senza aiutare o migliorare la vita di chi ci abita, metta mano alla tasca. Me compresa, e dia il suo contributo, io ovviamente sarò la prima. Non sono a Napoli ma torno domani, e vado diretta a portare la mia parte in denaro e beni di prima necessità, non una stretta di mano. Che facciano così anche gli altri, Tv, serie, cinema, foto, musica. Ripeto, io sarò la prima”.

Luchè, rapper, produttore discografico e componente dei Co’ Sang, scrive sulla sua pagina Instagram: “Ho preso in prestito da mio fratello Giuseppe di Vaio questa foto di qualche tempo fa perché la frase che si legge dice tanto. Insieme a tanti altri artisti della nostra terra abbiamo urlato le emozioni di chi è cresciuto in certi contesti, ma spesso sembra che sia tutto e solo intrattenimento. Ci abbiamo messo tanta rabbia, e spesso, io personalmente, ho assunto degli atteggiamenti abbastanza aggressivi, che se però letti nel modo giusto erano solo una conseguenza del restare increduli davanti a tanto degrado. Ora che ci sono delle vittime innocenti, mi richiedo come sia possibile essere lasciati cosi per tutto questo tempo”.

(foto originale di Giuseppe Di Vaio pubblicata sul profilo ufficiale Instagram di Luchè) 

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