Martedì, 05 Agosto 2025

Mariano Gallo: Priscilla e l'impegno sociale

Mariano Gallo alias Priscilla artista molto amato anche per il suo impegno civile che negli anni è aumentato. Ha tenuto delle giornate di studio in alcune Università italiane sulle diversità di genere e tanti argomenti ritenuti ‘scomodi’. E’ uno dei pochi artisti che sta facendo sentire la sua voce in tante lotte.

Il suo impegno come attivista cresce sempre di più. In tutti i suoi incontri pubblici si presenta con la Kefiah il simbolo della Palestina. Ciò nasce dalla convinzione che gli artisti debbano "impegnarsi" nel sociale. Come vanno i suoi impegni in tal senso come il Pride?

La scelta di indossare la kefiah – simbolo della resistenza del popolo palestinese – nei mie incontri pubblici, racconta una presa di posizione chiara: non esiste libertà individuale senza libertà collettiva. È un modo per dire che i diritti civili e quelli umani non sono separabili.  Ho scelto di non restare in silenzio: l’indifferenza uccide e il silenzio è complicità. E io non voglio essere complice di un genocidio. 

Il Pride, per me, non è solo festa: è ‘memoria, lotta e visione politica’. Sono convinto che il ruolo dell’artista, oggi più che mai, sia quello di ‘mettere il corpo e la voce dove serve’, anche rischiando.

Tanti noti artisti non dichiarano nemmeno di che partito sono, che ne pensa?

È comprensibile che alcuni artisti scelgano di non dichiarare da che parte stanno, soprattutto in un contesto dove esporsi può significare perdere lavoro, pubblico o serenità. Ma il silenzio, in certi momenti storici, diventa una scelta anch’esso — e ha un peso.  

Come dice spesso chi fa attivismo: “Se non prendi posizione, stai comunque prendendo posizione: quella del più forte.”  

Un artista ha il potere di parlare a tante persone, di creare immaginari, di cambiare percezioni. E quel potere può essere usato per vendere dischi, ad esempio, o per cambiare il mondo, anche solo un po’.  

Io scelgo di espormi, di schierarmi, anche sapendo che le mie posizioni possono farmi perdere lavoro. Perché credo che l’arte, se è solo estetica e mai etica, rischia di essere vuota.

La cultura diventa un orpello sempre più marginale. Penso ai tagli alle realtà teatrali, che ne pensa?

La cultura, specie quella viva e non commerciale — come il teatro, le arti indipendenti, i centri culturali — viene spesso trattata come un lusso superfluo, anziché come un bene essenziale per la crescita democratica di un Paese.  

I tagli al teatro e alle realtà culturali non sono solo scelte economiche: sono ‘scelte politiche’ che dicono molto su cosa una società considera “utile”.  

Eppure, il teatro è uno dei pochi spazi rimasti dove le persone possono trovarsi fisicamente, emozionarsi insieme, riflettere, mettersi in discussione. È uno specchio, ma anche un seme.  

Quando si taglia la cultura, non si risparmia: *si impoverisce il pensiero critico*, si spegne la voce di chi racconta l’umano con verità e bellezza.  

Servirebbe l’opposto: più investimenti, più accessibilità, più educazione culturale sin dalle scuole. Perché senza cultura, una società non si spegne di colpo… ma si anestetizza lentamente. E smette di sognare, di capire, di resistere.

D'altro canto però per anni gli aiuti alla cultura sono stati troppi e mal distribuiti, che fare oggi per essere 'giusti'?

In molti casi gli aiuti alla cultura sono stati clientelari, centralizzati, poco trasparenti. Alcune grandi istituzioni hanno drenato risorse, mentre centinaia di realtà piccole ma vitali lottavano per sopravvivere.  

Essere “giusti” oggi significa ‘redistribuire’, non semplicemente tagliare o aggiungere. 

Bisognerebbe lavorare su criteri chiari e trasparenti: i fondi devono andare a chi crea impatto reale sul territorio, coinvolge le comunità, sperimenta, rischia. Non a chi solo “ha sempre preso”.Bisogna sostenere i giovani e gli indipendenti: servono bandi pensati per chi non ha agganci né strutture, ma ha idee e talento. Altrimenti, la cultura invecchia e si chiude.

Premiare chi non solo “produce”, ma coinvolge pubblici nuovi, lavora sull’inclusione, forma le persone. L’arte non è solo spettacolo, è anche ‘relazione e trasformazione’.

Investire più fondi a periferie, province, Sud. La cultura non può essere solo una questione urbana ed elitaria.

Unire pubblico e sociale: favorire progetti che mettono insieme arte, educazione, diritti, partecipazione. La cultura che serve è quella che fa rete

Ha una sua 'routine culturale', libri o film o canzoni che la alimentano alle quali ricorre?

Leggo molto, l’obiettivo è un libro a settimana. Obiettivo che non sempre riesco a raggiungere per impegni di lavoro. Quando sono libero amo stare a casa sul divano con i miei pelosi, cane e gatti, e leggere. Mi sto dedicando ai libri sulla Palestina scritti da persone palestinesi: sono stanco di occidentali, bianchi, cristiani che parlano e scrivono dei palestinesi e della loro storia, offrendoci spesso una narrazione poco onesta contaminata dai pregiudizi verso il mondo arabo e musulmano.

Come ti percepiscono gli altri artisti, che idea si è fatto?

La percezione che molti artisti hanno di Priscilla è quella di una persona generosa e autentica. Dopo anni di gavetta in Italia e all’estero, durante i quali non sempre veniva riconosciuta la mia arte, oggi mi considerano non solo un professionista, ma una persona coerente che non ha mai sacrificato la sua verità per compiacere il sistema.

In un ambiente dove spesso domina l’egocentrismo o il compromesso, mi viene riconosciuta la capacità di unire arte e impegno, spettacolo e pensiero, glamour e lotta sociale.C’è chi apprezza la mia presenza scenica, chi la mia militanza, chi il mio umorismo. E c’è chi invece non apprezza il mio attivismo e essere “politica”: questo perché ritengono che chi fa spettacolo non si deve occupare di politica. A queste persone risponderò sempre che ogni singola persona è politica, a prescindere dal proprio lavoro. Siamo politica in ogni singola scelta che facciamo nel quotidiano e anche quando non scegliamo

Quali sono i suoi sogni artistici ancora non realizzati?

Sogno il teatro, sempre. Ogni spettacolo per me è pura gioia. Ho imparato a mettermi continuamente in discussione, a decostruirmi per ricostruirmi con nuove consapevolezze: il teatro mi offre questa opportunità.

AUTORE. ROBERTA D'AGOSTINO

Author: Redazione

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