Giovedì, 28 Agosto 2025

Back to school, il salasso delle famiglie: quando settembre diventa la fiera dell’inutile

C’erano una volta gli zaini Invicta, indistruttibili compagni di viaggio che passavano di mano in mano, da fratello a fratello. Lo compravi alle medie e ti accompagnava fino alle superiori, all’università e oltre, tanto che ancora resiste orgoglioso sulle spalle di nostalgici quarantenni.

Oggi invece, il ritorno sui banchi a settembre ha assunto i contorni di un rito consumistico che pesa come un macigno sui bilanci delle famiglie italiane. 

Il “back to school” non è più soltanto l’acquisto dei libri e del materiale necessario, ma si è trasformato in un appuntamento commerciale capace di svuotare i portafogli. 

A denunciarlo è il Codacons, che parla senza mezzi termini di una “fiera dell’inutile”: zaini hi-tech con luci led e speaker wireless, astucci da 60 euro, diari da 40 e cartelle griffate che superano i 200.

Prodotti che nulla hanno a che vedere con lo studio, ma che alimentano un business milionario costruito sulle spalle dei genitori. “Ogni settembre si ripete lo stesso copione: nuovi articoli sempre più costosi, spacciati come indispensabili. Una spirale che porta la spesa complessiva per ogni studente a sfiorare i 1.300 euro, cifra insostenibile per troppe famiglie italiane”, spiega l’associazione.

Il problema, però, non riguarda solo la moda e gli accessori. Sul fronte dei libri di testo, continua a verificarsi l’odioso fenomeno delle “nuove edizioni”: manuali adottati dalle scuole con contenuti pressoché identici ai precedenti, ma con prezzi più alti.

Secondo i dati, il mercato dell’editoria scolastica non conosce crisi: 800 milioni di euro il giro d’affari nel 2024, con un incremento del 13% in dieci anni. Eppure, nello stesso periodo, il numero degli studenti è calato di circa 600.000 unità (-7%). Segno evidente che meno ragazzi non significa meno spesa, anzi: le famiglie vengono spremute sempre di più. 

Ma la riflessione va oltre i numeri

Stiamo trasformando il primo giorno di scuola – un momento che dovrebbe essere fatto di emozione, aspettative, nuove amicizie – in un rito del consumo.  Bambini e ragazzi sempre più “fashion”, famiglie sempre più in difficoltà economiche

E allora la domanda sorge spontanea: era davvero peggio lo zaino passato di generazione in generazione, che raccontava la storia di una famiglia più di mille loghi scintillanti?  Non è forse più sano il mercato dei libri usati, con i ragazzi che vendevano da soli i testi, rispetto alle liste interminabili che oggi rimbalzano solo nei gruppi WhatsApp dei genitori? 

Siamo davvero sicuri che la direzione sia quella giusta? 

Quando ero ragazzino io, i primi giorni di scuola erano pieni di un’ansia pazzesca: c’era dentro il chiaro bisogno di accettazione in un gruppo nuovo, la timidezza, la paura di non essere abbastanza.

Emozioni forti, ma tutto sommato sane, perché raccontavano la verità di un ragazzino che cresceva e imparava a confrontarsi con sé stesso e con gli altri. Oggi invece quelle stesse emozioni rischiamo di soffocarle con un astuccio nuovo, un outfit perfetto, uno zaino ultra fashion.

Come se bastasse apparire per risolvere il nodo dell’emotività.

Ma non credo funzioni così: il consumismo copre la superficie e lascia intatto, anzi più fragile, tutto ciò che c’è sotto.

E il primo giorno di scuola, che dovrebbe essere fatto di paure, attese e scoperte, diventa una passerella che offusca l’essenza.

È questo che spaventa davvero: l’idea che forse incasapevolmente stiamo insegnando ai nostri figli a non sentire, ma a mostrare.

Giovanni Salzano
Author: Giovanni Salzano
Esperto di social media management, cura la rubrica di opinione Società.

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