Amaracord dell’Autogrill
Il caro-vita slash caro - vacanza ha travolto tutti e tutto: ombrelloni in centesima fila venduti al prezzo di un box auto a Piazza dei Martiri, due settimane in un villaggio vacanza costano quanto una multiproprietà a Pineta Mare e la benzina che vale più dello champagne.
Per non parlare dei ghiaccioli che sono arrivati a due euro (un ghiacciolo a due euro, ma veramente fate?) e di un panino tonno e pomodoro che in spiaggia a Varcaturo pare costi quanto un piatto di escargot mangiate su di una terrazza francese vista Torre Eiffel.
L’inflazione infatti sta pesando molto sui costi dell’estate e quest’anno, oltre alle spiagge, agli hotel e al carburante, costerà di più sostare e “banchettare” in un'area di servizio dell’autostrada.
Mangiare in Autogrill che poi negli anni Novanta mia mamma chiamava Pavesi è un salasso: un panino può costare fino a 7 euro con aumenti del 70% e con rincari anche su acqua e caffè.
A confermare i dati è arrivata l'ultima indagine dell'organizzazione indipendente di consumatori Altroconsumo che ha verificato i prezzi dei prodotti in 22 aree di servizio tra Milano, Napoli, Roma e Venezia.
Un cappuccino in autostrada costa in media 1,84 euro e un espresso 1,35 euro.
La ricerca segnala inoltre che l'acqua, naturale o frizzante, costa in media oltre 3 euro al litro, contro gli 0,67 euro al litro del supermercato (qui la ricerca completa!)
Va da sé che la sosta in autostrada deve essere quindi pianificata e messa nelle voci di spesa delle vacanze insieme all’affitto del pedalò, la braciata di Ferragosto e la tessera club dei villaggi vacanza che ti dicono che è inclusa ma invece…
Le soste in autostrada sono una di quelle cose che andrebbero tutelate, un patrimonio della memoria, simbolo della villeggiatura anni Novanta quando per andare in Calabria da Napoli ci mettevi quelle dodici tredici ore abbondanti della Salerno - Reggio Calabria.
Il “Pavesi” era un miraggio, l’oasi nel deserto e noi tutti come beduini vintage a rifocillarci con gli immancabili e inimitabili Grisbì.
Biscotti che non avevano solo il sapore di nocciola ma che profumavano d’estate, di vacanze e di viaggi avventurosi.
L’Autogrill con le sue file chilometriche al bagno che ci potevi mettere pure due ore in quello delle femmine (i bagni dei maschi no, sono più sporchi ma senza fila).
Uno strappo di carta igienica costava duecento lire e non sia mai non le davi: la signora con il cestino fuori al bagno ti faceva delle “guardate storte” che mi viene paura solo a ripensarci.
La sosta in autostrada significava prendere un poco di freschezza quando in macchina non c’era l’aria condizionata a palla e noi bambini eravamo stipati dietro senza alcuna norma di sicurezza come in un carro bestiame.
Questo caro-Autogrill che forse un po’ ci meritiamo: tanto lo so che tutti almeno una volta abbiamo sottratto indebitamente che ne so una caramella o un gelato (durante la mitica gita di cinque giorni alla superiori c’era la disciplina olimpionica di “furto in Autogrill”).
Lo so, sarà difficile rinunciare a tutto questo, alla poesia dell’Autogrill.
Forse non riusciremo a fare a meno della sosta in autostrada e allora saremo disposti a pagare un po’ di più.
Saremo pronti a mangiare una Rustichella al prezzo di All You Can Eat di sushi e a pagare l’Acqua Panna come se fosse l’acqua miracolosa di Lourdes.
Perché al cuore non si comanda e qualche volta fa pure bene cedere alla malinconia di estati lente, di macchine supercariche, di ginocchia sbucciate.
Di quando il Grisbì era il migliore biscotto al mondo, di quando Lagonegro era il confine del mondo, di quando eravamo ingenui, semplici, lenti ma felici (ma non lo sapevamo).
Ah, un’ultima cosa: va bene l’Autogrill ma pure il panino con la frittata preparato la sera prima mangiato con le porte aperte nell’area di sosta ha il suo perché.
Il suo romanticissimo perché.
Ma questa è un’altra storia, un'altra bellissima storia!
https://www.altroconsumo.it/auto-e-moto/automobili/news/autogrill-prezzi