Revenge Porn, al convegno di Confesercenti interviene la madre di Tiziana Cantone
«La riapertura del caso di mia figlia è una magra consolazione. Certo è una boccata d’ossigeno. Oramai si parlava solo di archiviazioni». Lo ha detto Maria Teresa Giglio, la madre di Tiziana Cantone (la ragazza che si è suicidata nel 2016 dopo essere stata vittima di revenge porn, in seguito cioè alla diffusione in rete di immagini pornografiche su di lei), intervenendo ieri a Napoli nel confronto organizzato da Confesercenti Napoli e Campania insieme allo studio penalistico di Maria Grazia Santosuosso.
All’incontro ha partecipato anche il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. Confesercenti ha voluto sostenere questa iniziativa, consapevole dell’importanza dell’argomento “Revenge Porn” per imprese, famiglie e giovani.
Non c'è solo l'intenzione di sostenere iniziative del genere, Confesercenti con il presidente Vincenzo Schiavo prova ad andare oltre. «Riteniamo che un contributo all’economia della nostra terra si possa offrire anche attraverso la giusta informazione su temi che riguardano tutti come questo. Confesercenti sta studiando un progetto di formazione sul tema del “Revenge Porn” che riguarderà gli studenti delle scuole superiori di Napoli e provincia. L’obiettivo - ha concluso il presidente Vincenzo Schiavo - è quello di dire ai nostri ragazzi di stare più attenti, ricordando loro che un video o una foto soltanto inviata a un amico, o un’amica, può trasformarli in una vittima, distruggendo con un semplice clic la loro vita e quella delle persone che hanno intorno».
Molto atteso l'intervento di Maria Teresa Giglio, madre di Tiziana Cantone. «Quello che bisogna pure far capire ai ragazzi - ha riferito - è che il virtuale non è la realtà, la vita reale è un’altra. C’è bisogno dell’insegnamento dei valori, ma quelli veri. Purtroppo i ragazzi si stanno allontanando da valori autentici e recuperarli non è facile. Ci devono pensare i genitori in primis, in sinergia con gli insegnanti. A volte siamo noi adulti che non sappiamo dare il buon esempio. I ragazzi dovrebbero utilizzare meno il telefonino e il computer. Si dovrebbe limitare il tempo da dedicare alla rete. Vedo spesso ragazzini e ragazzine allo sbando, totalmente insoddisfatti, che inevitabilmente poi si danno all’alcol e alle droghe». Non è mancato il riferimento specifico alla vicenda di sua figlia.
«La riapertura del caso di mia figlia Tiziana, come madre, è una magra consolazione. Certo è una boccata d’ossigeno. Oramai non mi aspetto più niente. Sento solo parlare di richieste di archiviazione. Tiziana è esistita e tutti sanno quello che ha subito: una gogna mediatica feroce come mai era accaduto al mondo. Io sono una mamma che lotta da sola da sei anni e mezzo e ancora aspetto che venga detta la verità sulla morte di mia figlia. Il grido di aiuto di Tiziana, quando era ancora in vita, è caduto nel vuoto come sta cadendo anche il mio. Ma non lo permetterò perché io vivo solo per questo: per avere quella verità che già conosco».