«Il Giffoni non si tocca, sbloccate i fondi»: l’appello di Claudio Gubitosi
«Fate presto! Sbloccate i fondi destinati alla Campania per sostenere la cultura. Altrimenti progetti come il Giffoni Film Festival, fiore all’occhiello dell’Italia nel mondo, rischiano di morire e migliaia di giovani dovranno rinunciare alla propria ‘casa’». È seriamente preoccupato Claudio Gubitosi, il patron del Giffoni Film Festival, la kermesse che da 54 anni accoglie migliaia di giovani e ospiti da tutto il mondo nel piccolo comune salernitano con un’eco enorme sul piano nazionale ed internazionale.
Anche lui sarà presente sabato 17 febbraio 2024 (dalle 11) al teatro Sannazaro di Napoli all’incontro degli operatori del mondo della cultura e dello spettacolo del sud, chiamati a raccolta dal governatore della Campania Vincenzo De Luca contro il blocco del fondo sviluppo e coesione. Risorse per un ammontare complessivo di circa 6 miliardi che spettano di diritto alla Regione Campania, comparto cultura e spettacoli, e dovrebbero essere trasferite dal livello centrale a quello locale, ma sono ferme al palo per una questione di “incompatibilità politica tra regione e governo nazionale”.
Direttore, sabato lei sarà al teatro Sannazaro contro il blocco del fondo sviluppo e coesione. Cosa chiederete?
Lo sblocco immediato delle risorse per il comparto culturale, fondi che prima venivano trasferiti in automatico dal governo alle regioni. Quest’anno non è avvenuto per una questione di carattere politico: ricordiamo che si tratta di fondi di sviluppo e coesione, quindi destinati a fare da collante, appunto, creare un ponte e tra Stato e regioni. Quello che chiediamo è semplicemente la pace, appunto, e non la guerra tra questi due livelli, in uno dei settori trainanti dell’economia del Paese. La cultura rappresenta il 18,5 percento del Pil nazionale.
Quali sono i rischi per il settore della cultura?
Giganteschi. Io spero ci sia compattezza nel settore. Personalmente, appena ho avuto questa notizia circa una settimana fa, mi sono immediatamente mobilitato, a partire dai social, mettendoci la faccia, ma non solo per Giffoni, per tutto il sud. Il festival è sicuramente un prodotto made in Campania, ma ha una valenza e un’eco nazionale ed internazionale, perciò rappresenta un esempio emblematico di quello che si potrebbe perdere.
È preoccupato per il futuro del Giffoni Film Festival?
Sono molto preoccupato per il Giffoni che rischia di avere fortissime ripercussioni, non solo per le ricadute economiche ed occupazionali ma anche per la caduta di immagine nel mondo. Quando si parla del festival, non si parla solo dell’evento di luglio ma di 540 attività durante l’anno, di cui 15 all’estero, di 140 persone che ci lavorano e soprattutto di migliaia di ragazzi, a cui, con mio grande rammarico, non posso ancora dare l’ok per fare la giuria. Questa è la cosa che più mi mortifica. Chi si prende la responsabilità di affossare un progetto enorme su un territorio che vive praticamente di questo? Giffoni non si può tagliare né tantomeno mettere in pausa.
Un ultimo appello.
Io mi limito a fare la mia parte di imprenditore culturale, ma dico alle istituzioni: fate presto! Altrimenti, come faremo a spiegare ai nostri giovani, migliaia di giovani, che Giffoni non è più casa loro? Certamente ci mobiliteremo, siamo pronti a tutto, ma prima di tutto siamo pronti alla pace!