Lunedì, 25 Novembre 2024

Orto Sociale Urbano: difendiamo la rivoluzione nella periferia est di Napoli

Un progetto che combina cura del verde cittadino, inclusione sociale e cittadinanza attiva: da sette anni è presente nella periferia est di Napoli, all’interno del parco comunale Fratelli De Filippo Ponticelli, l’Orto Sociale Urbano. Richiamando l’attenzione di centinaia di persone, stamattina è andato a conoscere la comunità dell’Orto l’arcivescovo di Napoli, Don Mimmo Battaglia.

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“Vedo oggi un Orto sociale abitato da tanta gente, che fa fatica e vuole riscattarsi – ha detto Battaglia - Questo è un luogo che rappresenta la bellezza e il riscatto sociale di un territorio. Io ho sempre creduto che nessuno sia irrecuperabile. Ad esempio, i tossicodipendenti non sono la parte malata della città ma sono parte di una città malata. Siamo tutti alle dipendenze di qualcosa, dei vizi, dei soldi, di tutto quello che ci serve a riempire il vuoto che ci portiamo dentro. I ragazzi si sono fatti un buco ma noi ci siamo fatti una cisterna di disvalori. Perciò c’è bisogno di percorsi di liberazione e riscatto come questo, percorsi che vanno valorizzati. Oggi, rispetto alle richieste che vengono fatte alla politica in questo luogo, dico che ci sono e ci starò dietro per quello che posso”.

Nato nel 2015 grazie all’affidamento da parte del Comune di Napoli all’ASL Napoli 1 Centro (Dipartimento Dipendenze) di una vasta area della villa comunale di Ponticelli, l’Orto Sociale Urbano è promosso dal Centro Diurno Lilliput, struttura intermedia socio-riabilitativa per persone con problematiche di dipendenza dell’Asl Napoli 1 Centro gestita con il gruppo di imprese sociali Gesco attraverso la cooperativa Era.

L’Orto rappresenta attualmente un virtuoso esperimento di inclusione sociale, di rigenerazione urbana e di eco-sostenibilità ambientale: un modello che mira a coniugare la sviluppo del territorio con la tutela dei diritti, dei beni comuni, della qualità della vita, dell’ambiente, delle relazioni sociali, nella consapevolezza che il benessere collettivo passa anche per la riduzione delle distanze e per il contrasto delle povertà e dell’esclusione. Intorno a questa esperienza ruota una comunità di migliaia di persone, tra cittadini, associazioni, scuole ed altre realtà della periferia est di Napoli.

Dal canto suo Anna Ascione, responsabile Asl del Centro Lilliput e animatrice del progetto Orto Sociale Urbano, insieme alla grande comunità degli Ortolani, ha chiesto a gran voce alle istituzioni di “salvaguardare questa esperienza, mettendo in sicurezza questo posto, spesso oggetto di atti vandalici e furti, fornendo servizi igienici all’interno dell’Orto e ripristinando l’area giochi per bambini, perché quello che è stato fatto finora rappresenta già una grande rivoluzione ma questa rivoluzione va proseguita e difesa”.

“Don Mimmo oggi ci ha aiutato a vedere lo straordinario laboratorio sociale che c’è in questa parte di città. La città ha un debito verso questi ragazzi. Le istituzioni dovrebbero recuperare la funzione pedagogica di un tempo, portare per mano i cittadini che hanno dato prova di grande responsabilità – ha sottolineato Sergio D’Angelo, presidente di Gesco e consigliere comunale - Un tempo qui la camorra nascondeva le sue armi, questo luogo era una piazza di spaccio e consumo di sostanze, ora insieme agli orti, sono germogliate le persone. Ora l’amministrazione deve fare la sua parte: portare acqua, servizi igienici e un sistema di videosorveglianza perché la camorra non ritorni più”.

Vincenzo Santagada, assessore al Verde e alla Salute del Comune di Napoli, si è impegnato a portare avanti le istanze dei cittadini: “Dovete credere in questa amministrazione, questo Orto è un luogo di bellezza e riscatto e ha bisogno di sentire la vicinanza delle istituzioni, noi come Comune stiamo facendo già degli interventi di riqualificazione del verde cittadino sul territorio. Il nostro scopo è ridare il sorriso a una comunità che vive delle difficoltà”.

Ha partecipato all’iniziativa anche Sandro Fucito, presidente della VI Municipalità del Comune di Napoli (Ponticelli, Barra, San Giovanni): “Mi inchino alla volontà filosofica e religiosa di Don Mimmo ma imploro il sostegno materiale immediato delle periferie da parte delle istituzioni perché questo territorio che è un luogo di contraddizioni, in cui si incrociano bellezza e camorra, possa davvero diventare un luogo di cambiamento”.

Hanno portato il loro saluto anche la direttrice sanitaria dell’Asl Napoli 1 Centro Maria Corvino; il direttore del Dipartimento Dipendenze dell’Asl Napoli 1 Centro Gennaro Pastore.

Author: Redazione

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