“Tutt’ egual song ‘e criature?”, il rapporto di Antigone sui minori che commettono reati
Mentre, per casi di cronaca, si torna a parlare di giovanissimi che commettono reati e di escalation di violenza a Napoli, una indagine conferma una tendenza già in atto da anni: i ragazzi che si macchiano di crimini sono sempre più piccoli. L’abbassamento dell’età di chi commette azioni criminali è uno dei dati più significativi emersi dal primo rapporto sulle condizioni di detenzione dei minori ristretti in Istituti di pena minorili (IPM) e comunità in Campania, presentato a Napoli dall’associazione Antigone venerdì scorso nel corso di un incontro sui temi della giustizia minorile con gli operatori del settore. Significativo anche il titolo del report “Tutt’ egual song ‘e criature?”: una domanda che, induce, una serie di riflessioni.
In aumento i giovani ristretti A Nisida e Airola
Ma partiamo dai dati che si riferiscono al biennio 2022-2023: i ragazzi detenuti in IPM sono in media più giovani che in passato e, prevalentemente, hanno un’età compresa tra i 16 e i 17 anni.
Al 31 dicembre 2023, i ragazzi, minori e giovani adulti in carico agli uffici dei servizi sociali per i Minorenni erano 14.245; di questi, circa 6mila in Campania. La nostra regione ha vissuto, negli ultimi anni, un incremento del 29% in relazione alle presenze totali nei due IPM campani: da 75 utenti ristretti nel dicembre 2023, al 30 aprile 2024 sono 97 i minori detenuti presso gli IPM di Nisida e Airola.
Come riferisce l’avvocato Marika La Pietra (referente dell’Osservatorio minorile Antigone Campania), al momento dell’ultima visita, a chiusura dell’anno 2023, l’IPM di Nisida accoglieva 55 ragazzi detenuti. Nonostante la capienza regolamentare, secondo il Ministero della Giustizia, sia di 70 posti (di cui 14 sarebbero teoricamente riservati al reparto femminile), la Direzione dell’Istituto ha riferito che oltre le 45/46 presenze risulta difficile operare in buone condizioni.
Dei 55 ragazzi presenti, 16 erano di origine straniera. Al momento della visita non vi era nessuna ragazza presente: la sezione femminile infatti viene a tutt’oggi utilizzata per ospitare ragazzi detenuti provenienti prevalentemente da Istituti del Nord Italia, dei quali in gran numero stranieri neo-maggiorenni e minori stranieri non accompagnati, tutti per lo più di origine africana.
L’Istituto di Airola, al momento dell’ultima visita nel dicembre 2023, accoglieva 26 ragazzi detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 42 unità. Di questi, 11 maggiorenni, 4 stranieri (3 dei quali di seconda generazione, uno di origine afghana minore straniero non accompagnato). In entrambi gli Istituti campani è stato riferito l’incremento del numero di persone straniere provenienti da carceri del Nord Italia che, perlopiù per motivi di sicurezza, operano richieste di trasferimento in altri Istituti.
Rispetto alla condizione giuridica dei singoli soggetti, 21 versavano nella duplice posizione di condannati e imputati. Si osserva la prevalenza dei reati contro il patrimonio e, in particolare, dei reati di rapina e furto. Frequenti sono anche le violazioni delle disposizioni in materia di sostanze stupefacenti, mentre tra i reati contro la persona prevalgono le lesioni personali volontarie.
Il rapporto offre un monitoraggio anche in relazione ai ragazzi e delle ragazze accolti nelle comunità di area penale. Al 30 aprile 2024, risultano 136 i minori ospiti delle comunità private nella Regione Campania35 su un totale di 976 unità a livello nazionale; dopo la Lombardia (con 182 unità) e la Sicilia (con 177 unità), la Campania si attesta al terzo posto per numero di utenti accolti.
In particolare, vengono analizzate le comunità Amistà (gestita dalla cooperativa La Rosa a San Martino Valle Caudina, Avellino), Jonathan, (gestita dall’associazione Jonathan a Scisciano, Napoli), Peppino Brancati (gestita dall’associazione Piccoli Passi Grandi Sogni a Torre Annunziata), Il Sogno (gestita dall’associazione Piccoli Passi Grandi Sogni a via Don Bosco, Napoli), Mamma Matilde (gestita dall’associazione Piccoli Passi Grandi Sogni a Torre Annunziata). Queste strutture possono ospitare, in media, fino ad 8 persone.
«Si evidenzia come all’aumento dei collocamenti in comunità non corrisponda la diminuzione dei collocamenti in carcere che, anzi, vedono crescere il numero di persone minorenni, anche con l’abuso dello strumento delle misure cautelari», dice l’avvocato Marika La Pietra.
Il rapporto mette in luce le criticità
L’obiettivo del rapporto redatto da Antigone è quello di portare alla luce criticità del sistema, soprattutto in seguito al recente Decreto Caivano (che, ricordiamo, aveva inasprito le sanzioni per spaccio e introdotto l’arresto in flagranza per arginare il fenomeno delle “baby gang”) e ai suoi effetti peggiorativi sul trattamento dei minori detenuti, le cui esigenze educative sono messe in crisi da politiche punitive che non prevedono soluzioni sul piano della prevenzione e della giustizia sociale. «Il rischio è quello che alcune scelte politiche - come sta già accadendo - incidano sulla tutela dei diritti del ragazzo minorenne in formazione e sulle sue effettive possibilità di reinserimento sociale», spiegano dall’Osservatorio di Antigone Campania.
«La pubblicazione di questo lavoro vede la luce all’indomani di due eventi particolarmente significativi: la condanna in primo grado a venti anni di reclusione di un ragazzo diciassettenne per l’omicidio di un giovane nel centro di Napoli e l’arresto di tredici agenti di polizia penitenziaria – e l’interdizione dal servizio di altri otto – per numerose accuse di torture, maltrattamenti, lesioni, violenza sessuale e falso che sarebbero stati perpetrati ai danni di minori e giovani reclusi nell’istituto penale minorile “Beccaria” di Milano», sottolinea nell’introduzione l’avvocato Paolo Conte, presidente di Antigone Campania.
A commentare i dati, durante l’iniziativa di presentazione del report, tra gli altri, il Garante dei detenuti della Regione Campania Samuele Ciambriello: «Parliamo di 6mila persone che in un anno in Campania sono stati fermati, accompagnati dai genitori, messi alla prova, mandati nelle comunità, nelle carceri. Chi si è occupato di loro? Perché non si muove un team, un patto educativo tra varie istituzioni? Perché l'idea di fondo è sempre punire e reprimere un ragazzo che a 14 anni sbaglia? Una società che giudica un minorenne e dopo averlo giudicato, lo mette in carcere è una società malata».
Scarica il rapporto completo
https://ugc.production.linktr.ee/79d5d054-08ef-4692-bbf7...