Storie di bambini qualunque, la personale di Maria Manna
La rilettura di un passato che non è mai troppo lontano, una rievocazione forse, reenactment appunto, come dal titolo. Nuove opere che creano nuovi spazi-tempo.
Una mostra che cambia perché cambia il punto di vista, l’approccio. Tutte le volte che viene letta, riletta, che qualcuno si ferma ad osservarla, fornisce inaspettatamente qualcosa di nuovo e diverso.
Una pratica artistica che negli ultimi anni ricorre sempre più. Il critico e curatore Domenico Quaranta in un suo saggio afferma che l'idea della ripetizione, implicita nel prefisso "re", tende a farci dimenticare che il cuore di ogni reenactment non è nella fedeltà al modello originale, ma nelle differenze tra l'originale e il "remake".
Anche Marina Abramovic negli ultimi anni ha utilizzato questo concetto di ripetizione per alcune sue vecchie performance portate in scena anche dopo decenni. Remake, rielaborazioni, rievocazioni. Reenactment. Ancora una volta.
“L’immagine dall’esterno viene sempre da una seconda immagine proveniente dall’interno. L’immagine reale che abbiamo è una mescolanza dell’immagine reale e di quella condizionata dalla nostra umanità” (Il linguaggio dell’Es, G. Goddreck).
Maria Manna utilizza la visione del gioco attraverso la vita. In fondo come dice Marco Parente il gioco è una cosa seria, solo il bambino lo sa. Quello dell’artista sempre essere sempre più un processo di analisi percettiva e sensoriale dove fili di lana, tessuti e segni grafici prendono vita, diventano tracciati e rilievi. L’ago scava per far venire fuori la luce, l’inconscio che prende il sopravvento ed emoziona l’artista e lo spettatore.
Scrive di lei Antonio Conte sul progetto di Maria Manna: “Mondi e universi vari che sembrano arrivare da luoghi altri si ritrovano tra le mani di Maria Manna che con occhi, ago, cotone e olio cuce, rattoppa e assembla, colora e unisce stoffe, tele e tessuti. Il riciclo come stratificazioni di vite e racconti. Favole che diventano storie, personaggi che prendono vita come Skinky, nato nel 2016 per la sua personale Balloons. Personaggi che vivono anche oltre la volontà dell’artista. Si impongono come figure preponderanti nel suo percorso. Immagini che rompono la quarta dimensione per diventare necessarie a costruire un percorso di anni e anni di studio e prove e ricerche. Scoperte tra il serio e il faceto come solo il gioco sa essere, sempre in bilico sul filo della vita in una mescolanza emotiva e psicologica. Un viaggio, quello di Maria Manna tra l’interno e l’esterno di ognuno di noi, tra i nostri sogni di bambini e la realtà di adulti, tra gli incubi che ci prendono di notte, e le notti senza sonno con gli occhi aperti a sognare.
Storie di bambini qualunque, storie ricucite, riassemblate come certi vasi giapponesi, dove c’è l’oro Maria usa il filo nero, a ricordarci che non tutto quello che luccica è prezioso, alle volte fa male, che non è facile per niente stare lì a mettere insieme i pezzi di una vita intera ma siamo esseri umani, siamo nati per questo, siamo nati per vivere e quanta vita c’è nei colori dell’artista Manna solo gli occhi e il cuore possono dircelo. L’emozione non ha bisogno di tante sovrastrutture ma solo del giusto equilibro, sempre in sospeso tra caos e poesia, tra la parola scelta e quella rivelata, tra il colore voluto e il colore trovato. Come Pollicino Maria Manna lascia lungo il percorso pezzi di stoffa affinché noi possiamo seguirla in questo mondo fatto di bambini colorati, opere dipinte, disegni e installazioni come in un labirinto della mente. Un viaggio psicologico nel gioco della vita, un gioco nel complicato viaggio che è la vita. Anche quella dei bambini”.
L’artista
Maria Manna è una pittrice, performer e autrice napoletana. Laureata in scenografia all'accademia di Belle Arti di Napoli con una tesi sperimentale in storia dell'arte. Una tesi sulla mail art che la porta sempre più a confrontarsi con sé stessa e con gli altri. Uno scambio di comunicazioni e formazione che ancora oggi, ritroviamo nei suoi recenti progetti. Negli anni si è occupata anche della progettazione e organizzazione di eventi di arte che hanno visto la collaborazione di Comune di Napoli e regione Campania. Ha lavorato nel campo cinematografico come costumista e scenografa e successivamente, come autrice e regista. È stata definita una personalità poliedrica da critici d'arte con cui ha collaborato e che l'hanno portata ad esporre sia in Italia che all'estero. È presente nell'enciclopedia dell'arte contemporanea e in alcune recenti pubblicazioni di arte. Ha pubblicato un romanzo e con le sue performance artistiche è stata presente in siti storico culturali napoletani tra cui il palazzo reale, il museo Mann, il museo PAN. Inoltre, ha preso parte a diversi progetti sui libri d'artista che l'hanno portata ad esporre in diversi musei della Spagna.
Due sue opere sono in collezione permanente al Museo pinacoteca di Teora e alla biblioteca civica di Rovereto.