Dare forma al futuro, secondo Forum sulla formazione continua
Le sfide e le prospettive della formazione continua, le competenze, la loro spendibilità nei moderni mercati del lavoro e il raccordo tra formazione e lavoro, sono i temi centrali della seconda edizione del Forum sulla Formazione Continua, organizzato da Fondo For.Te., il Fondo paritetico interprofessionale nazionale per la formazione continua del terziario, in collaborazione con 24 Ore Eventi.
Due giornate, 19 e 20 Ottobre, ricche di aggiornamenti, contributi ed interpretazioni, in cui esperti, aziende, Parti sociali e Istituzioni, si confronteranno su questioni cruciali, concentrandosi sulla formazione continua e sulle competenze, fattori essenziali per affrontare con successo le sfide attuali e future legate all’occupabilità, alla competitività delle aziende e allo sviluppo del Paese.
L’appuntamento conferma il percorso già avviato lo scorso anno da For.Te., che vedenuovamente il Fondo al centro del dibattito sulla formazione continua in Italia e sul suo legame con i moderni mercati del lavoro.
Questa seconda edizione del Forum è particolarmente significativa poiché si svolge sotto l’importante patrocinio del Parlamento Europeo, che posiziona l’evento nel contesto dall’Anno Europeo delle Competenze, promosso dalla Commissione Europea.
“Proprio richiamando le parole della Presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, che ha più volte sottolineato la necessità di concentrare maggiormente gli sforzi e gli investimenti sulla formazione professionale e sull’aggiornamento, raccogliamo l’invito e apriamo il Secondo Forum sulla Formazione Continua consapevoli delle sfide che ci aspettano, che ci portano non più ad immaginare ma a “dare forma al futuro”. Sottolinea Paolo Arena – Presidente di Fondo For.Te.
La prima grande sfida che lancia il 2° Forum sulla Formazione Continua è quella dell’innovazione e della competitività attuale e futura, in uno scenario caratterizzato dall’invecchiamento della popolazione, dalla crescente importanza delle tecnologie digitali, dall’emergenza ambientale, da shock esogeni e correlate crisi socio-economiche. Macro-trend che influenzeranno il prossimo decennio e che comportano un maggior impegno nella direzione di scelte sostenibili e inclusive, a fianco delle imprese e delle persone, affinché siano in grado di gestire con successo le trasformazioni in atto del mercato del lavoro.
“C’è quindi una parola d’ordine oggi nei moderni mercati del lavoro: formazione! È cruciale adeguare le competenze dei lavoratori per rimanere competitivi, con una formazione mirata, personalizzata e che ben si coniuga con le “tecnologie abilitanti” evidenzia il Presidente Arena.
L’incertezza sociale è diventata sempre più evidente negli ultimi anni. Le conseguenze della pandemia prima, la guerra e le crisi mondiali in seguito, hanno contribuito a cambiare le vite di noi tutti, il mondo del lavoro è stato fortemente toccato da queste trasformazioni e gli effetti di quelli che già oggi identifichiamo come fenomeni di mismatch, si sommano alla tendenza negativa della nostra demografia.
Le analisi al centro delle due giornate del Forum di For.Te. forniscono una visione chiara della situazione economica e sociale del nostro Paese, con particolare riferimento al mondo del lavoro e della formazione.
Scenario di riferimento
Nonostante un’economia in affanno il mercato del lavoro sta resistendo. Ad agosto, ultimo dato mensile disponibile dell’Istat, l’occupazione ha continuato a salire sul mese (dopo una frenata a luglio), la disoccupazione è scesa al 7,3%, con -0,2 punti rispetto a luglio (ai minimi da 14 anni), e l’occupazione è salita al 61,5%, con un +0,1% sul mese precedente, facendo rilevare una variazione positiva pari a 523mila unità nel confronto con il 2022.
Permangono diversi elementi critici che sono rappresentati soprattutto dalla ancora scarsa partecipazione femminile nel mondo del lavoro, il 43% delle donne è inattivo, e dalla difficoltà della popolazione giovane di inserirsi nei contesti lavorativi. Nel 2022 i giovani che non studiano e non lavorano, i cosiddetti Neet, sono quasi un quinto della popolazione giovanile tra i 15 e 29 anni (circa 1,7 milioni di ragazzi). Un tasso di 7 punti superiore a quello della media europea.
Le imprese italiane, soprattutto quelle di ridotte dimensioni, sebbene con piccoli segnali di miglioramento, continuano a registrare, in termini di risorse umane e riorganizzazione dei processi, uno spiazzamento strategico, con grandi difficoltà nella definizione e nella messa in opera di adeguate strategie di reazione.
La fotografia scattata da Excelsior è molto chiara: da mesi la difficoltà segnalata dalle aziende, ormai di tutti i settori produttivi, interessa quasi un’assunzione su due. Il motivo principale è l’assenza di candidati. Ogni anno (stime ministero dell’Economia) perdiamo 100mila studenti tra i banchi.
In questo contesto, la formazione è centrale. I dati sono chiari, se analizziamo l’effettivo ricorso ad attività formative da parte delle imprese e la partecipazione all’istruzione e alla formazione, nel confronto europeo, notiamo quanto il nostro Paese sia ancora lontano, sebbene con qualche cenno di miglioramento, dai migliori
livelli rilevati in Europa. Dai dati Eurostat, l’Italia riporta un tasso di partecipazione alle attività formative inferiore di 2,3 punti percentuale rispetto alla media europea. La Svezia è il Paese che registra la percentuale più alta 36,2% e l’Italia il 9,6% è distante oltre 26 punti percentuali da questa best practice, una quota che ci pone al di sotto del valore medio europeo 11,9% e che mantiene il nostro Paese in una posizione ancora molto arretrata nel confronto tra Stati membri, occupando il diciannovesimo posto.
Una situazione determinata soprattutto dai troppo bassi livelli di competenze di base e di qualificazione della popolazione adulta, in particolare nelle classi di età più elevate. Questo divario può minare la coesione europea e la competitività globale. Inoltre, l’adeguamento delle competenze all’evoluzione delle tecnologie è un’area di grande preoccupazione. Mentre alcune professione emergono e richiedono competenze specializzate, altre diventano ormai obsolete, mettendo a rischio la stabilità occupazionale.
Va sottolineato, che a fronte di questi dati non entusiasmanti dell’Italia, il Cedefop (Centro Europeo per lo sviluppo della formazione professionale), ha messo in evidenza il balzo in avanti del nostro Paese nel decennio dal 2005 al 2015, attribuendolo all’istituzione dei Fondi interprofessionali.
I Fondi interprofessionali, grazie alla costante collaborazione con le aziende, le istituzioni formative, sono oggi più che mai un soggetto, sempre più centrale nel processo formativo di qualità. Dalla loro nascita, vent’anni fa, i Fondi hanno saputo esprimere strategie formative flessibili ed adattabili alle esigenze del lavoro e delle persone, favorendo equità ed inclusione. A testimonianza della propria attività, orientata al miglioramento continuo, alla semplificazione, all’ascolto dei diversi protagonisti coinvolti nella formazione “Fondo For.Te. ha voluto sviluppare il progetto immaginato da tempo, dando seguito a questa seconda edizione che rappresenta una opportunità per costruire una comunità che condivida obiettivi, linguaggio e valori” conclude Rosetta Raso – Vice Presidente di Fondo For.Te