Il cantautore Giovanni Block: Retrò è dedicato alla mia generazione
Si chiama “Retrò” il nuovo album del cantautore napoletano Giovanni Block: il disco arriva a due anni di distanza dal precedente “Le metamorfosi di Nanni”. «Come tutti i miei lavori, ogni cosa, dai testi alla cura della metrica, è studiata nei minimi dettagli ed è pensata a fondo.
Dove sta scritto che bisogna sfornare un singolo al mese?» rivendica Block, lui che della lentezza e della ribellione alle feroci logiche dell’industria musicale ha fatto il suo cavallo di battaglia. La sua essenza, un po’ retrò, appunto. Anticipato a inizio mese dal brano “Vi odio”, amara riflessione sulle contraddizioni della società contemporanea, “Retrò”, nato da un progetto di crowdfunding durato oltre un anno, sarà presentato ufficialmente domani, venerdì 31 marzo 2023, alle 18 nel foyer del Teatro Bellini di Napoli, ovvero lì dove tutto è cominciato. Tra le tracce: Sposami sul mare, La ballata dei ricordi, Il primo tra i fanti, L’amore e il veliero, 35, La pioggia nell’orto, La preghiera dell’artista, La meritocrazia, I gatti lo sapranno.
Lei canta “Vi odio”, una sorta di manifesto contro una società in continua contraddizione con se stessa, quasi uno sfogo. Ma c’è una speranza?
Questa domanda andrebbe fatta alla politica, non a un cantautore come me, io mi limito a raccontare.
Allora cosa ha voluto raccontare?
“Vi odio” rappresenta un estremo atto d’amore, in realtà: un invito al risveglio delle coscienze. In tantissimi, dopo averla ascoltata, mi hanno contattato perché si sono sentiti molto rappresentati nel testo.
A proposito di meccanismo di identificazione, l’album racconta, tra l’altro, di una generazione, quella nata negli anni di piombo, come lei canta in “Sposami sul mare”. Cosa è successo esattamente a questi quarantenni un po’ nostalgici?
La mia generazione è quella dei boomer, che non hanno però vissuto il boom economico, già questo la dice lunga. Siamo quelli che sono visti dai genitori come eterni adolescenti, abbiamo vissuto la crisi economica, il precariato non solo materiale ma anche ideologico, la pandemia. La domanda sarebbe da porre al contrario, cioè cosa non è successo a questa generazione?! Il mio album è dedicato a quello che ancora abbiamo da raccontare.
La nostalgia è un elemento cardine di tutto il disco (penso anche a “La ballata dei ricordi”), ma quale è vero il filo conduttore di “Retrò”?
La nostalgia c’è ma c’è anche tanta voglia di raccontare un mondo diverso, qualcosa che può ancora cambiare, se lo vogliamo davvero, la speranza.
Il punto è come raccontarlo?
Io voglio raccontarlo con il linguaggio che amo, non conformandomi ai modernismi, ma restando me stesso. Molti hanno commentato la mia attenzione ai testi come se quella fosse la vera notizia.
Appunto, come diceva Nanni Moretti, le parole sono importanti. Quanto valgono nelle sue canzoni?
Valgono tanto, io ho sempre dato tanta importanza al testo, lo trovo un punto di forza. Pure avendo una poetica abbastanza popolare, in questo progetto utilizzo spesso figure retoriche e una precisa metrica, che ci ho messo un po’ per costruire, un po’ come in tutte le cose che ho fatto.
Lo rivendica?
Certo che sì. Non possiamo sottostare alle feroci logiche di mercato, dobbiamo essere liberi di creare, siamo essere umani, mica macchine.
Ha scritto la colonna sonora del documentario con la voce narrante di Lello Arena “Il mio amico Massimo”, come è stato confrontarsi con il grande Troisi?
È stato bello confrontarmi con Troisi, grazie anche alla viva voce di Lello Arena, questo doc è l’unico di quelli dedicati al maestro con questa particolarità. A Lello devo molto, lui ha creduto in me ed è stata una figura importante per la mia crescita professionale di questi ultimi anni.
Cosa le manca, cosa vorrebbe realizzare ancora, lei che ha sempre spaziato dalla musica al teatro passando per la poesia?
Mi piacerebbe raccogliere i miei pezzi in un libro di poesie e ho in mente da tempo questo progetto di raccontare ciò che a Napoli ha rappresentato il BeQuiet, una esperienza corale in un momento storico della città in cui ogni artista ha potuto dire la sua.
Ricordiamo i prossimi appuntamenti: domani, 31 marzo, al Bellini la presentazione dell’album, poi il 4 aprile il concerto al Piccolo Bellini.
Esatto. In occasione del concerto, per la prima volta dopo molto tempo, ci esibiremo in full band. Con me calcheranno il palco Roberto Trenca (chitarra), Salvatore Torregrossa (pianoforte e fisarmonica), Pasquale Benincasa (percussioni) e Enzo La Manga (contrabbasso). Poi saremo in giro per l’Italia. Il 6 aprile, ad esempio, saremo a Roma all’Asino che vola.
Da piccolo mi chiamavano Nanni, oggi mi chiamano Block
Giovanni Block è un artista italiano. Laureato in Composizione e in Musica applicata ai contesti Multimediali al Conservatorio di Napoli, lavora da sempre tra la musica e il teatro prima come flautista, cantautore e compositore di scena e direttore artistico. Dopo molti premi nazionali ricevuti, nel novembre del 2008 Il Club Tenco (di cui diviene poi socio onorario) lo consacra alla critica consegnandogli la Targa Tenco come Migliore Autore Emergente. Nel giugno 2009 vince il primo premio assoluto al Festival Musicultura. La sua storia è ricca di riconoscimenti e collaborazioni con artisti del mondo musicale e teatrale Italiano tra cui Sergio Cammariere, Fabrizio Bosso e Arnoldo Foà. Il suo primo disco “Un Posto Ideale” è Premio Lunezia al valore letterario per il miglior album esordiente e secondo classificato alla Targa Tenco 2012 come miglior disco dell'anno. Nel 2016, produce artisticamente e arrangia il suo primo lavoro in lingua Napoletana “Spot”, che riceve il Premio al disco “Mia Martini”. Dopo un lungo tour in “solo” per l'Italia, tra appartamenti, chiese antiche, piccoli teatri e location improvvisate, durante il quale ha portato avanti la campagna di crowdfunding (raccogliendo oltre 15.000 euro attraverso la piattaforma online “Produzioni dal Basso”), il 17 marzo 2023 arriva il progetto “Retrò”.
Informazioni e date dei concerti in costante aggiornamento sul sito ufficiale www.giovanniblock.it