Al Trianon anteprima di stagione con Viviani per strada
L’anteprima di stagione del Trianon Viviani è affidata a Nello Mascia e al terzo capitolo del suo progetto speciale “Viviani per strada”, comprendente due atti unici scritti dal commediografo stabiese, ‘O cafè ‘e notte e ghiuorno (Caffè di notte e giorno) (1919) e ‘Nterr’ ‘a ‘Mmaculatella (Scalo marittimo) (1918). L’appuntamento è per venerdì 21 settembre 2022 alle 21.
‘O cafè ‘e notte e ghiuorno (Caffè di notte e giorno)
Un interno. Una fredda notte d’inverno, che smentisce la retorica di una città ubriaca di sole.
L’atmosfera che si respira in questo atto unico è un notturno gelido che per tanti versi ricorda “L’albergo dei poveri” di Gor’kij, come ebbe a sottolineare in una lucida analisi Antonio Ghirelli.
Ma Viviani aggiunge del suo. Egli immediatamente rifiuta l’irrimediabile fatalismo, la sconfitta senza speranza dell’autore russo.
I personaggi di Viviani vivono la loro tragedia esistenziale con tutto lo scetticismo, la fantasia e l’autoironia di cui è capace il popolo napoletano.
Si ride del folle scrittore che recita ad alta voce il copione improbabile che sta componendo. Si ride del giocatore scalognato, del cameriere neghittoso e volgare e persino della famigliola dell’operaio disoccupato che ha deciso di trascorrere la notte nel caffè perché non hanno più una casa che possa ospitarli. Figura centrale dell’opera è Celeste, la prostituta.
Entra nel caffè e canta la struggente “E aspettammo e aspettammo ca vene” denunciando tutto il suo amore senza speranza per Tore, lenone prepotente, carogna e infedele. Tore “’o padrone ‘e sta vita”. Celeste è amata da Luigino che trascura a sua volta la madre e la ragazza che lo ama.
Lo scontro fra Tore e Luigino è inevitabile. All’irruzione delle guardie venuti per arrestare il magnaccia, questi infila il coltello in tasca a Luigino per scagionarsi e rovinarlo. Sarà il cameriere Giacomino che per una volta trova il coraggio di agire da uomo denunciando Tore.
‘Nterr’ ‘a ‘Mmaculatella (Scalo marittimo)
Esterno.
Il Molo dell’Immacolatella. Il pontile dal quale il Washington, con il suo carico di emigranti, sta per salpare alla volta dell’Argentina.
“Ma gli emigranti di Viviani non hanno nulla a che vedere con la retorica dannunziana dell’imperialismo straccione”, come ebbe a dire Paolo Ricci.
Questi sono poveri cafoni che hanno pagato caro il biglietto del viaggio, travolti da speculatori di ogni risma. Sono belle energie costrette a disperdersi nel mondo.
Ci sono anche i passeggeri di prima classe, contro cui si accanisce lo sberleffo dell’autore. E poi ci sono quelli che restano, perché sono costretti a restare. La gente del porto, che rappresentano il sottoproletariato.
Protagonista dell’opera è il contadino lucano Colantonio che parte con la famigliola. La sua canzone è un inno straziante a tutto ciò che l’emigrante si lascia alle spalle, per affrontare un destino che si prevede pieno di sofferenze e incognite. “Oggi si parto è pe’ necessità”.
A questa figura così emblematica si aggiunge il personaggio di Mincuccio il più tenero, il più lacerante di tutto il dramma.
Mincuccio si allontana involontariamente dal gruppo che sta per imbarcarsi, distratto dalla strada, dalle cartoline, dagli imbroglioni che gli propongono il gioco delle tre carte. Quando arriverà al Molo, la nave sarà già partita.