I napoletani? I più infelici di Italia, lo dice l’Istat
Nel rapporto annuale sul Benessere sostenibile, l’Istat misura il grado di felicità percepita e i napoletani si scoprono i più infelici d’Italia. Queste classifiche sono accolte male a Napoli a partire da quella sulla qualità della vita. Quando vengono pubblicate, i social si riempiono di foto spettacolari del Golfo contrapposte a una distesa di nebbia che rappresenta idealmente il nord.
Un modo per dire che le città dell’Italia settentrionale saranno anche più ricche, avranno più opportunità e servizi, ma guardate noi dove viviamo.
Quando si passa invece al livello della percezione il dove viviamo noi si traduce nel più realistico dove vivo io, perché solo pochi fortunati si svegliano in un attico a Posillipo. Tanti altri si svegliano in un palazzone con la vista di un altro palazzone di fronte.
E ci sono quelli che guardano il mare senza poterlo toccare e quelli delle discese private protette da cancelli e sbarramenti.
Non hanno nessun motivo di essere felici le famiglie dei ragazzini ammazzati a colpi di pistola. Nemmeno quelli dei tre giovanissimi morti in fabbrica fantasma per 20 euro al giorno. E su una scala molto più estesa per quanto meno dolorosa non sono felici quelli costretti al lavoro nero, ad aspettare mesi per una visita o un esame specialistico, quelli che attendono invano un pullman a una fermata, quelli che restano ma vedono i loro figli costretti a partire.
Chiedetelo ai 300 operatori di Gesco se trascorreranno un Natale felice come pensavano un paio di mesi fa, ritrovandosi invece senza lavoro perché l’Asl Napoli 1 decide di recedere dal contratto con 14 mesi di anticipo. Provate a dargli torto.