Napoli cerca casa
“Sergio, credimi, trovare casa a Napoli è diventata una missione impossibile, dovreste fare qualcosa” mi ha detto l’altro giorno un vecchio amico che non vedevo da tempo. Suo figlio è tornato a Napoli dopo aver vissuto al Nord per qualche anno e da mesi è impegnato nella caccia finora infruttuosa di una casa.
Innanzitutto ce ne sono poche, perché il fenomeno delle case vacanza si estende ormai ben oltre il centro storico, dove si concentra la maggior parte degli immobili.
La turistificazione investe massicciamente quasi tutta la città. L’area compresa tra l’aeroporto di Capodichino e dintorni, la stazione centrale e piazza Carlo III, rappresenta la nuova frontiera. Basta consultare la mappa dei più noti portali immobiliari per averne conferma.
Alla scarsità si aggiungono poi criteri di selezione molto restrittivi. Quasi sempre viene richiesto un contratto a tempo indeterminato, non sono rare le richieste di busta paga statale, in certi casi perfino doppia, ma si ha notizia addirittura di fideiussioni o di contributo a perdere per i lavori di ristrutturazione nei casi più estremi. Infine le agenzie sono arrivate a chiedere anche il 15% sul canone annuo a cui va aggiunta l’IVA, quando non direttamente due mensilità per il servizio.
In pratica, per entrare da inquilino in un appartamento fra affitto, cauzione e agenzia, ci vuole una cifra equivalente a quattro, se si è fortunati, o cinque mensilità dovendo fare i conti con una concorrenza agguerrita perché la domanda di case è molto più grande dell’offerta.
Nelle ultime settimane però si registra un fenomeno nuovo, tra gli annunci compaiono alloggi evidentemente destinati finora ai turisti. Miracoli del CIN, il codice univoco e identificativo per ogni immobile adibito a locazioni brevi diventato obbligatorio da settembre? Oppure siamo di fronte a una saturazione del mercato con la presa di coscienza che affittare per pochi giorni al mese alla fine è meno conveniente che avere un inquilino stabile?
In assenza di un’azione incisiva della politica, sarà il mercato a salvare chi cerca casa?
Intanto però i prezzi non scendono e il problema sta assumendo i tratti dell’emergenza che definire drammatica non è un’esagerazione retorica tra abusivismo, grandi proprietari che iniziano ad annusare l’affare e addirittura arciconfraternite religiose che invece di dare le case ai bisognosi fanno affari col turismo.
Si fa troppo poco per contrastare il fenomeno, servirebbe un grande momento di confronto con la città. Di questo passo, il figlio del mio amico dovrà rassegnarsi a vivere da adulto a casa dei genitori, una condizione di disagio esistenziale che si è fatta norma.