L’autonomia differenziata distrugge il sistema sanitario nazionale
Il dibattito sull’autonomia differenziata nel nostro Pase si divide tra chi l’ha proposta, quindi Calderoli, il centro destra, insieme alle regioni del Nord, che sostengono che possa solo far bene e consentire ai territori virtuosi di crescere, e chi invece, le opposizioni e il centrosinistra, sostengono che spaccherà l’Italia.
La verità è che le conseguenze dell’autonomia differenziata sono già sotto gli occhi di tutti. Ci siamo avviati già da anni a sperimentarla, cioè da quando la riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001 ha di fatto regionalizzato 23 competenze dello Stato, a partire da una delle più importanti, la sanità, appunto.
Quel sistema sanitario nazionale da più parti invidiato non esiste più, è ridotto a uno spezzatino e ognuno fa quel che può, con i propri mezzi. È evidente che i criteri di riparto sono svantaggiose per la Campania, in quanto regione tra le più giovani d’Italia, un parametro che pesa negativamente all’interno di un sistema che, invece, premia le regioni con una minore natalità e un numero maggiore di anziani.
Del resto, l’autonomia differenziata ha compromesso non solo il Meridione ma anche le regioni de Nord, già messe in ginocchio dalla pandemia. È chiaro che da questo momento, non si potrà fare altro che ricostruire ciò che è stato già distrutto.