Lavoro, non prendiamo in giro i napoletani
La Meloni dice che il Sud è la locomotiva d’Italia, Napoli come “capitale” di questo mezzogiorno dipinto in ascesa gode di una narrazione raramente così positiva, poi però arrivano i dati e i conti non tornano. Report e classifiche offrono un tiro incrociato di così vasta portata che non si sa da dove cominciare.
Prendiamo il lavoro. A Napoli lavorano 4 persone su 10, questo vuol dire che un numero enorme di persone lavora a nero. È una cosa che si percepisce immediatamente nella vita di tutti i giorni nei negozi, nelle officine, nei garage, nei ristoranti e altrove.
Lavoro nero, povero, scarsa occupazione femminile, reddito tra i più bassi d’Italia. A questo scenario, bisogna aggiungere un numero insufficiente di laureati e molti tra questi, una volta preso il pezzo di carta, se ne vanno privando la città di capitale umano.
Nel rapporto sulla fragilità educativa nelle aree metropolitane, l’Istat disegna uno scenario drammatico per Napoli e la Campania. Si inizia dai bambini che non trovano posto negli asili nido e si prosegue con la metà degli studenti che ha seri problemi a esprimersi in italiano, con il 60% che con la matematica non sa proprio dove mettere le mani.
Perciò, arrivati oltre la boa di meta consiliatura, c’è bisogno di non farsi incantare dalla fuffa del va tutto bene e andrà ancora meglio. Napoli continua a essere una città con una vasta mole di criticità di cui non ultime sono – in aggiunta a quelle elencate – l’emergenza abitativa, il mare negato, il verde insufficiente, il traffico come conseguenza di trasporti pubblici non all’altezza.
C’è tanto lavoro da fare, non prendiamoci in giro, non prendiamo in giro i napoletani.