A Napoli è emergenza abitativa, servono risposte
L’emergenza abitativa c’è. Stavolta non lo scrive Sergio D’Angelo o qualcun altro di buona volontà sui social, ma lo attesta il Comune di Napoli in uno studio frutto del lavoro incrociato dell’assessorato all’Urbanistica e quello al Patrimonio.
Prezzi alle stelle. In cinque anni una casa che costava 1.000 euro al mese oggi ne costa 1.380. Sempre che si riesca a trovarla, perché l’altra faccia della medaglia è che quattro case su dieci sono sparite dal mercato per diventare alloggi turistici.
In Italia, mediamente otto persone su dieci sono proprietarie della casa in cui vivono, a Napoli il numero scende a poco più di sei. È la conseguenza diretta di una disponibilità economica meno ampia di città dove quasi tutti vivono in una casa di proprietà. Le medie funzionano così: se uno mangia due polli e un altro resta a stomaco vuoto, in media hanno mangiato un pollo a testa.
Ecco, in periferia e in alcune significative zone del centro storico, quelle più a rischio per i processi di turistificazione, più che di minore disponibilità economica è opportuno parlare apertamente di povertà diffusa. Lo studio del Comune si propone di individuare delle soluzioni. Inutile precisare che queste devono riguardare soprattutto quelle migliaia di napoletani che letteralmente non possono permettersi un tetto sopra la testa.
Quando parliamo quindi di rigenerazione urbanistica è bene precisare che questa rigenerazione deve essere fortemente orientata in senso sociale e culturale in direzione dei ceti più deboli. Che siano ex scuole, impianti sportivi, distretti sanitari in disuso per il calo demografico, che sia housing sociale o altri modelli sociali abitativi, a Napoli servono case a prezzi accessibili alla sua popolazione. Al piano, bisogna dare seguito coi fatti.