Sabato, 28 Dicembre 2024

Un anno di guerra nel silenzio assordante dell’indifferenza

di Sergio D'Angelo

Un anno di guerra nel silenzio assordante dell’indifferenza. Ci siamo abituati a tutto. Non lo dico dall’alto di una autoproclamata superiorità morale, ma come semplice constatazione. Perciò accolgo con speranza eventi come le manifestazioni di oggi, che fanno risuonare nelle strade del nostro Paese la parola pace. È ancora troppo poco, però. Non basta, in uno scenario di guerra su procura, in cui la discussione si avvita esclusivamente intorno a quante e quali armi si debbano inviare. Inseguendo opzioni folli e irrealistiche, come quella che teorizza la fine della guerra solo con la sconfitta militare di una delle parti in causa.

Non la dice quasi più nessuno, la parola pace. La maggioranza si è dimenticata del conflitto pochi giorni dopo. È certamente vero che tanti combattono la battaglia quotidiana della sopravvivenza giorno dopo giorno. In un vivere che si è fatto difficile, fra povertà crescente e futuro dai tratti incerti. Tuttavia morire sotto le bombe è un’altra cosa. Non riesco a non pensarci dal primo momento in cui appresi dell’inizio della guerra. Dai giorni in cui sentimmo il dovere morale di raggiungere l’Ucraina per portare conforto ai civili, traendone in salvo qui in Italia qualcuno con la nostra carovana.

Ci sono piccole cose capaci di restituirmi la brutalità della guerra più dei grandi discorsi. Soprattutto il fatto che questa guerra si sta combattendo davvero, a una distanza neanche troppo grande dai confini italiani. Penso, per esempio, alle squadre di calcio italiane nelle coppe europee sui campi dell’Ucraina appena qualche anno fa. E il pensiero torna a quei giorni più lontani in cui la foto di un cadavere con addosso la maglietta di un famoso gruppo rock nella ex Jugoslavia mi colpì come un pugno nello stomaco, perché voleva dire che dall’altra parte del mare stavano morendo persone come noi, con le nostre stesse passioni, gli stessi sogni e purtroppo un altro destino.

Quando studiai a scuola le guerre mondiali, continuai a chiedermi all’infinito come abbia fatto l’opinione pubblica a non rendersi conto. A non comprendere che si sarebbe pagato un prezzo altissimo per anni. Che i lutti e la devastazione, la fame, le privazioni, sarebbero diventati la vita di tutti i giorni. Osservando le reazioni a questa guerra, forse riesco finalmente a capire come è possibile che accada senza che le persone frappongano i loro corpi imponendo la pace. Perché la guerra sembra un fatto lontano, ma ci mette un attimo a divampare. Speriamo di non accorgercene anche stavolta troppo tardi.

Author: Redazione

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