Mandare a quel paese il Principe e vivere per sempre felici e contente
Tutto iniziò dalle favole.
Sì, mi direte voi ma che c’entrano le favole?
C’entrano con il problema del “rosicamento” femminile e dell’invidia atavica tra donne che ha origini imprecisate, si perde nella notte dei tempi, ed è il rigurgito ben digerito di una società maschilista patriarcale che educa così uomini e donne (mica solo le donne...) per un fattore cultural chic, diciamo.
Quel fattore di odio svilito e incompreso che ha fatto scrivere fiumi di narrazioni, non solo fiabe, uno fra tutti, un cult, “Piccoli racconti di misoginia” di Patricia Highsmith dove vengono sapientemente tratteggiate con ironia impagabile una serie di donne insopportabili, nemiche moglie, amanti e madri, suocere e figlie che allegramente sopprimono o sono uccise.
Perché secondo la Highsmith le donne si odiano, sia chiaro, e hanno una serie di validi motivi per farlo.
L’odio atavico è ben condensato nelle fiabe dove viene sapientemente ritratto un genere femminile o stupido, o che lotta per l’attenzione del Principe di turno, che come un Deus ex machina arriva a un tratto a dare un senso alla fiaba e alla vita, e a portare la buona novella del “vissero tutti felici e contenti”.
Ma chi vive felice e contento? Il Principe, il lettore o la bella di turno?
Partiamo da lei, da Grimilde che si crede la più bella, ed è invidiosa di Biancaneve che è più bella di lei. Quindi che fa? Elementare Watson, se una donna è invidiosa di un'altra solo perché una merda di specchietto in calore le dice che non è la più bella, che si fa? Si uccide! Uccidi la più carina, normale e ovvio.. E meno male che è pure diciamo una specie di seconda mamma.
Poi passiamo a Cenerentola. Ha due “sorellastre” e una matrigna che la mettono a fare i servizi e che non sopportano che va al ballo ed è più bella di loro..
Poi c’è Aurora che dorme. Dorme perennemente, tant’è che è la Bella Addormentata.
E come si avventura un po’ nel suo palazzo, mica fuori… che le succede? Si punge col fuso e cade tramortita. Cioè solo una cosa non doveva fare, avvicinarsi alle cose appuntite e lei che fa? Tocca il fuso con cui una vecchia strega filava…
Sempre due donne una contro l’altra insomma.
Anche qui dobbiamo aspettare addirittura cento anni, mica due o tre, perché arrivi lui, il Principe che chissà che cazzo ha fatto nell’ultimo secolo e che si avventura nella selva per svegliare Aurora.
Cioè senza un uomo, una donna praticamente è una povera scema addormentata, vittima di malefici, di altre donne, di fusi e omicidi.
Per vivere felice e contenta ha bisogno di questa specie di Principe risolvi tutto… che te ne fai di Super Mario bros, insomma.
Ora queste favole non le hanno scritte le donne ma i Fratelli Grimm e Perrault, quindi uomini.
Ora cresci le bambine a pane e Biancaneve, poi passa a Cenerentola e fai credere che il massimo che una donna può desiderare è fare la serva e pulire i pavimenti tanto poi c'è un principe da qualche parte e basta che c'è il principe puoi prenderla ogni giorno allegramente in quel posto, tanto che fa?! Poi mettici il maschietto che si crede il Principe Azzurro, poco importa se sta nella favola di Biancaneve o di Cenerentola, comunque sta là rubicondo e giocondo a vedere le sorellastre che addirittura si tagliano l'alluce pur di trombare con lui o sta a contemplare la povera Biancaneve morta e a non rendersi conto di un cazzo e un barattolo tranne poi baciarla (baciarla?!?Una è morta e manco può stare in santa pace, deve pure essere baciata dal maniaco di turno che neanche si accorge che lei è senza vita) ed ecco che miracolosamente sputa la mela grazie a quell’ intervento semi divino...
Cioè in sintesi… che faresti mai tu nella vita se non ci fosse un Principe nuovo di zecca per te?
E poi uno si meraviglia se le donne si sbranano le une con le altre.
Si sbranano perché sono educate a farlo dalla culla, per essere scelte da una comparsa qualsiasi, basta che sia azzurra, e cercare di trombarsela credendo sia un Principe…
Ci vuole un bel po’ per liberarsi della piattola Principe, incontrare un uomo vero, né superman né idiota, un uomo normale con cui confrontarsi in modo paritario, e dire al mondo “Ciao mondo, sono qui, già per conto mio felice e contenta”.