Carceri, Ciambriello: «Servono risposte immediate, urgenti e concrete»
Tre mesi fa l’appello “Servono interventi urgenti per il sovraffollamento e i suicidi nelle carceri”, in cui il Presidente della Repubblica invitava la classe politica del Paese ad adottare con urgenza misure immediate per allentare il clima di tensione che si respira nelle carceri italiane, causato principalmente dal sovraffollamento, dalla carenza del personale e dall’inefficienza dell’assistenza sanitaria intramuraria.
Così martedì 18 giugno, i Garanti regionali, provinciali e comunali dei detenuti, manifesteranno in tutta Italia e diffonderanno un appello rivolto alla politica e al Governo. Nel loro documento è scritto tra l’altro: «Con grande preoccupazione, la Conferenza nazionale dei Garanti delle persone private della libertà constata, ancora una volta, la sostanziale indifferenza della politica rispetto all’acuirsi dello stato di sofferenza dei detenuti, rispetto al peggioramento delle condizioni di vivibilità delle nostre carceri che, lungi dal consentire quell’inveramento del volto costituzionale della pena, continuano a tradire i basilari principi costituzionali, europei ed internazionali, su cui regge lo stato di diritto e a umiliare continuamente la dignità umana delle persone ristrette».
Per la Conferenza nazionale dei Garanti territoriali delle persone private della libertà è indispensabile che il legislatore individui, immediatamente misure, anche temporanee, volte ad alleggerire la tensione sulla popolazione carceraria
Nel documento della Conferenza nazionale dei Garanti, si legge tra l’altro:
«È urgente partire dalla discussione e dall’approvazione di misure deflattive del sovraffollamento, facilmente applicabili, come quella contenuta nella proposta dell’on. Giacchetti, quale primo firmatario, volta a modificare l’istituto della liberazione anticipata e a prevedere uno sconto di ulteriori trenta giorni a semestre per i prossimi due anni, rispetto a riduzioni già concesse dal 2016 ad oggi (30+45).
È necessario adottare un modello di esecuzione penale che si allontani il più possibile dalla visione carcero centrica del sistema punitivo. Cosa che sarebbe già possibile, a legislazione vigente, tramite una maggiore fruibilità da parte delle persone ristrette di misure alternative alla detenzione: al 10 giugno 2024 sono 23.443 le persone con un residuo pena al di sotto dei tre anni, di cui 7.954 con un residuo pena al di sotto di un anno; sono 1.529 i detenuti che hanno una pena inflitta da 1 mese a 1 anno.
È fondamentale far sì che il carcere cessi di essere quel luogo di “desertificazione affettiva”, dando immediatamente seguito alla decisione della Corte costituzionale con cui è stata dichiarata l’illegittimità costituzionale della norma dell’ordinamento penitenziario che vieta in carcere lo svolgimento di incontri affettivi intimi e riservati. È necessario inoltre aumentare le telefonate e i giorni dei permessi premio, perché questo rappresenta un ulteriore modo per tutelare l’intimità degli affetti dei detenuti.
Particolare attenzione deve essere riservata alle persone con dipendenze, che al 10 giugno 2024 risultano essere 17.405 nelle carceri italiane. Risulta necessario incrementare per loro le misure alternative in comunità terapeutiche, ma anche ai detenuti stranieri, presenti in 19.304 al 10 giugno, che faticano più degli altri a vedersi tutelati i propri diritti fondamentali all’interno del carcere, ad avere accesso a prestazioni socioassistenziali e che, per lo più, versano in condizioni di povertà sociale assoluta.
Attenzione specifica deve essere rivolta alla condizione alle persone affette da disagi psichici gravi che, pur avendo diritto ad accedere in una REMS, si trovano a scontare la pena in carcere, per via delle ancora troppo lunghe liste di attese per tali strutture riabilitative. Sono 38, al 10 giugno, le persone in lista d’attesa, attualmente in carcere, per una REMS.
Un suicidio ogni tre giorni nelle carceri italiane! I suicidi sono sia il prodotto della lontananza della politica e della società civile dal carcere sia della mancanza di figure sociosanitarie e di ascolto negli Istituti, considerando che chi si suicida o tenta il suicidio, nella maggior parte dei casi sono coloro entrati da poco tempo in carcere o che dovrebbero uscire, ma non vengono accompagnati in questa fase”.
Il Portavoce della Conferenza nazionale dei Garanti delle persone private della libertà e Garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale Samuele Ciambriello, così motiva l’appello e la mobilitazione: “Continua nelle carceri la strage silenziosa dei suicidi. Troppi silenzi, in particolare della politica: è allarme nazionale! Servono risposte immediate, urgenti e concrete. Il sovraffollamento ha creato condizioni inumane. Indignarsi non basta più! I numeri sono agghiaccianti e in estate peggioreranno. Le carceri ormai sono diventate bombe ad orologeria con miccia corta. Il Governo, la politica, la magistratura di sorveglianza, l’Amministrazione penitenziaria e la società civile devono fare la propria parte per far fronte a questa emergenza».