Carceri, tossicodipendenza e reati dei minori: allarme del Garante
Tossicodipendenza, sovraffollamento, reati dei minori e diritto alla salute dei detenuti. Sono alcune delle emergenze che vengono fuori dalla relazione semestrale sullo stato della detenzione in Campania, presentata da Samuele Ciambriello, Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. In particolare, i dati raccolti si riferiscono al periodo che va dall’1 gennaio al 30 giugno 2022.
Sovraffollamento: la Campania seconda solo alla Lombardia
Dal report, che mette a confronto le situazioni nei Paesi Europei e analizza i vari aspetti che riguardano la vita nelle carceri, risulta che l’Italia si conferma tra i primi per sovraffollamento. A destare preoccupazione è soprattutto il tasso di suicidi. In questo quadro generale, la Campania fa registrare 6853 presenze rispetto alle 6747 dell’anno precedente, posizionandosi seconda solo alla Lombardia per tasso di affollamento.
Un detenuto su quattro è tossicodipendente
Sono 1356 i detenuti che risultano tossicodipendenti presenti nelle carceri campane. Si conferma, quindi, la tendenza registrata negli anni precedenti che stabilisce che un detenuto su quattro è tossicodipendente e uno su tre si trova in carcere per reati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Inoltre, più del 60% della popolazione detenuta assume psicofarmaci, in particolare benzodiazepine e ansiolitici. La fascia di popolazione detenuta maggiormente rappresentata è quella che va dai 50 ai 59 anni, mentre si registra un decremento di persone detenute al di sotto dei 40 anni.
“In un simile scenario – sottolinea Samuele Ciambriello - appare chiaro che si potrebbe fare un uso più massiccio delle misure alternative, riducendo la pressione sugli operatori e sul personale penitenziario, promuovendo il trattamento e riducendo nel complesso i costi del sistema penitenziario”.
Minori: sei adolescenti accusati di omicidio volontario
Allarmante la condizione dei minori in relazione ai reati. Da gennaio a giugno 2022 sono sei gli adolescenti accusati di omicidio volontario;77 quelli accusati di tentato omicidio; 4 di omicidio stradale; 82 per rissa; 47 di violenza sessuale. Mentre sono 206 quelli che hanno commesso reati legati allo spaccio e traffico di stupefacenti.
In generale, dunque, aumenta la delinquenza minorile che si muove in una sorta di collateralismo con la criminalità organizzata. Si assiste ad un coinvolgimento dei minori nel contrabbando e nello smercio della droga. A favorire i processi di devianza dei minori sono soprattutto la economica e la disoccupazione giovanile.
Quali i possibili livelli d’intervento delle istituzioni ? “Bisognerebbe – si legge nella relazione - lanciare una campagna a tappeto per sensibilizzare non solo le famiglie, spesso sorde al problema, ma l’intero ambiente, che dovrebbe operare a supporto delle autorità scolastiche per stigmatizzare a fondo il malcostume, segnalare gli evasori e i relativi nuclei familiari e additarli come veri e propri pericoli per l’integrità del tessuto sociale. Naturalmente un simile ragionamento si rivela efficace a condizione che la scuola sappia svolgere appieno il ruolo di riferimento etico, in grado di recuperare, e non con la retorica ma con la coerenza dell’esempio e con un robusto programma d’integrazione culturale, giovani leve al rispetto della legalità”
Sanità penitenziaria: 55 posti di degenza su 6853 detenuti
Dalla relazione emerge una carenza del supporto psichiatrico e psicologico. Solo per fare un esempio, a Poggioreale si registra uno psichiatra ogni 500 detenuti. Va inoltre considerato che si riscontrano notevoli difficoltà operative e gestionali relativamente alla cooperazione istituzionale tra ASL e amministrazione penitenziaria. Si tratta di difficoltà dovute soprattutto al fatto che in Campania ci sono appena 55 posti di degenza su 6.853 reclusi e non si fanno ricoveri in altri ospedali perché non ritenuti idonei alla sicurezza. A questo si aggiunge una strutturale carenza di personale, quando non mancanza di medici, infermieri e penuria di strumenti di cura negli istituti di pena. Occorre inoltre riservare un’attenzione particolare anche agli anziani che nelle carceri campane rappresentano circa il 10% della popolazione detenuta.
“La Pandemia – prosegue Ciambriello - ci ha rivelato che attualmente il carcere è un enorme contenitore di marginalità sociale. Da parte nostra, occorre operare una scelta e questa scelta è strettamente collegata alla domanda di fondo su cosa vogliamo divenga il carcere dei prossimi anni. Vogliamo un sistema penitenziario di 54 mila detenuti che rischiano di ben presto di aumentare in maniera esponenziale, dando vita ad una specie di Ospizio dei poveri o invece, al contrario, vogliamo il carcere di estrema ratio; un carcere cioè che entra in gioco solo in alcuni casi di particolari e comprovata necessità (reati gravi con finalità di terrorismo, di mafia etc.) e che contiene un numero massimo che potremmo stabilire intorno alle 30 mila unità all’incirca. Appare evidente che oltre alle misure penali, occorre investire sul territorio, sul sostegno sociale, sull’accompagnamento all’istruzione, alla formazione e al lavoro. Da queste scelte dipendono non solo la quantità delle risorse finanziare da allocare ma anche e soprattutto la loro qualità e le figure e le competenze necessarie per il carcere di domani”.