Domenica, 22 Dicembre 2024

Intrapresa sociale: oltre il nostro giardino, per avere una visione collettiva

Piccole comunità che si mobilitano per diritti esigibili, gruppi di cittadini che si mettono insieme per ridisegnare le politiche locali, esempi concreti di cittadinanza attiva e consapevole, sempre più attenta a temi ambientali e sociali, movimenti nati dal basso per contrastare ingiustizie e sperequazioni.

Se ne potrebbero fare tanti di esempi di “intrapresa sociale”, un termine con cui si allarga il campo dell’impresa sociale, in genere confinata entro una dimensione economica e produttiva, a un modo diverso e collettivo di affrontare problemi comuni dove l’accento è posto sul “rimboccarsi le maniche” e metterci, appunto, intraprendenza.

Per la prima volta Napoli ospita un confronto nazionale tra esperti che porteranno qui esperienze e buone pratiche sperimentate in diverse parti del Paese per promuovere sinergie ed alleanze tra diverse realtà a livello locale.

L’occasione è data dalla due giorni nazionale, in programma in città al cinema Modernissimo venerdì 13 e sabato 14 ottobre 2023, dal titolo “Fare intraprese sociali” (maggiori informazioni e iscrizioni qui).

L’iniziativa, che si svolge con il patrocinio morale del Comune di Napoli, è organizzata dal gruppo promotore di Trieste del convegno Impresa/Sociale 2022 e dal Forum Disuguaglianze e Diversità, in collaborazione e con il sostegno di: Legacoop FVG, gruppo di imprese sociali Gesco, consorzio Sale Della Terra, cooperativa sociale Dedalus, Circolo Ilva Bagnoli, Dipartimento di Sociologia dell’Università Federico II di Napoli, Coopfond, Salute mentale per tutti, Riprendiamoci i diritti.

Nel corso dell’incontro si svolgeranno anche gruppi di lavoro tematici che avranno luogo nella giornata di venerdì in diverse sedi: Officine Gomitoli, Circolo Ilva Bagnoli, Fondazione S. Gennaro, Il Poggio.

Ne parliamo con una delle promotrici, Stefania Grimaldi, responsabile Area Sviluppo e consigliera d'amministrazione della cooperativa La Collina di Trieste: «Un percorso iniziato più di un anno fa a Trieste, lì dove è nata la cooperazione sociale, e che continuerà ancora. Noi non ci fermeremo. La tappa napoletana servirà a scrivere una carta, un manifesto aperto, in cui non intendiamo porre dogmi, ma dare riferimenti come punto non di arrivo ma di partenza di una prospettiva da condividere a livello nazionale e porre all’attenzione della politica. Usciamo dal nostro giardino per avere una visione collettiva».

Partiamo dalle cose semplici: per i non addetti ai lavori, cosa si intende per “intrapresa sociale”?

Parlo da cooperatrice sociale, una cooperativa sociale è una impresa sociale, vi è quindi una dimensione economica, produttiva molto definita. Con il termine intrapresa, che viene da intraprendere, allarghiamo il campo di azione, includendo quelle azioni messe in campo da gruppi di cittadini. Che siano i condomini di un quartiere di edilizia popolare residenziale che si attivano per recuperare in maniera autonoma spazi urbani; giovani che vogliono prendersi cura della città con piccole opere di rigenerazione; cittadini che si uniscono per tutelare il loro diritto alle cure. Tutti interventi che hanno un forte impatto sulla vita dei singoli e della comunità, se ci pensiamo.

Sui grandi cambiamenti economici e sociali, come si può agire in una ottica di intrapresa sociale?

Secondo questo approccio, diventa fondamentale creare sinergie e stringere alleanze. Insieme si va più lontano, la grande partecipazione al primo convegno su questo tema ci ha mostrato la ricchezza di soggetti e buone pratiche. Se i movimenti dal basso di cui parlavo prima migliorano fortemente la qualità della vita a livello micro, a livello macro si parla di un approccio che potrebbe avere molte conseguenze, a partire dall’accesso ai diritti, come salute, sanità, scuola. L’intrapresa investe di un ruolo diverso la società civile e la collettività a partire da una visione culturale, che guarda alla coesione, alla esigibilità di diritti, al contrasto a sperequazioni e diseguaglianze. È chiaro che diventa fondamentale un confronto serrato con il livello istituzionale.

Ecco, ma il rischio non è quello di una sostituzione alla politica?

Al contrario, noi chiamiamo in causa la responsabilità della politica dalla quale vogliamo pieno riconoscimento e chiediamo di agire in collaborazione, non in contrasto né in sostituzione, delle istituzioni. Dobbiamo fare in modo che l’intrapresa sociale diventi uno sforzo reale e visibile, che esiste in seno alla società civile e chiede una serrata interlocuzione con la politica. Del resto, esistono già strumenti di confronto su cui lavorare, penso alla co-programmazione delle politiche, che può certamente agevolare la collaborazione e promuovere una amministrazione più consapevole della cosa pubblica.

Si tratta di un modello economicamente sostenibile?

Non solo è sostenibile ma permette, a conti fatti, di ottenere un grande risparmio, perché politiche più oculate e responsabili consentono di spendere risorse in maniera anche più conveniente, riducendo l’impatto sulla spesa pubblica.

Da Trieste, che esperienze porterete a Napoli?

Quella di Borgo San Sergio, un rione periferico di Trieste, in cui la cooperativa La Collina, insieme ad altre realtà e con i servizi territoriali grazie a una raccolta fondi e a un finanziamento di Fondazione Pittini, è riuscita a riqualificare e a portare a nuova vita una ex casa del popolo, in cui sia l’interno dell’immobile sia l’esterno dei terreni, erano in stato di abbandono. La cooperativa ha immaginato, ormai tre anni fa, un percorso di rigenerazione a tappe, fatta per lotti, per attivare delle attività rivolte in particolare ai preadolescenti, segnalati dalla scuola come minori a rischio, che sono stati coinvolti in campi estivi e altri laboratori. Ma non solo: la immensa struttura ospita anche una falegnameria, in cui sono coinvolti utenti dei centri di salute mentale, che si sono messi in gioco come artigiani. L’obiettivo è quello di creare un progetto di sviluppo ed autoproduzione, come frutto del lavoro di capacitazione ed emancipazione dei più giovani e dei soggetti più fragili. Da Napoli, ripartiamo per non fermarci più, stiamo già programmando, in queste ore, la prossima tappa di questo percorso nazionale.

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Maria Nocerino
Author: Maria Nocerino
Sociologa e giornalista professionista, è specializzata nel giornalismo sociale. Ha collaborato con l’agenzia di stampa Redattore Sociale e con il quotidiano Roma per le pagine della Cronaca. Collabora con la rivista Comunicare Il Sociale.

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