Venerdì, 22 Novembre 2024

Salve the Children: per le madri della Campania la vita è più difficile che altrove

Il 2023 ha registrato un nuovo minimo storico delle nascite in Italia, ormai stabilmente ferme sotto le 400mila unità, con un calo del 3,6% rispetto all’anno precedente. Le donne scelgono di non avere figli o ne hanno meno di quanti ne vorrebbero. A pochi giorni dalla Festa della Mamma, viene diffuso il 9° edizione del rapporto “Le Equilibriste, la maternità in Italia” di Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro. 

Come ogni anno, lo studio include anche l’Indice delle Madri, elaborato dall’ISTAT per Save the Children, una classifica delle Regioni italiane dove per le mamme è più facile vivere. Quest’anno la Campania si conferma al 20° e penultimo posto (89,474) come nella scorsa edizione, seguita dalla Basilicata, fanalino di coda, e preceduta dalla Sicilia. Anche quest’anno, l’Indice indica la Provincia Autonoma di Bolzano a guidare i territori amici delle madri, seguita da Emilia-Romagna e Toscana.

L’Indice delle Madri, regione per regione

Quest’anno l’Indice delle madri per regione è il risultato di una analisi basata su 7 dimensioni: Demografia, Lavoro, Rappresentanza, Salute, Servizi, Soddisfazione soggettiva e Violenza, per un totale di 14 indicatori da diverse fonti del sistema statistico nazionale. L’indice è il frutto di una lunga e proficua collaborazione scientifica con l’Istituto Nazionale di Statistica (Istat).

Il valore di riferimento dell’Indice delle Madri è pari a 100. Rispetto ad esso, i valori superiori rappresentano un territorio più favorevole per le mamme; al contrario, i valori inferiori mostrano un territorio meno “friendly” nei loro confronti.

Anche quest’anno tra le regioni più “amiche delle mamme”, spiccano ai primi posti dell’Indice generale la Provincia Autonoma di Bolzano (115,255), l’Emilia-Romagna (110,530), rispettivamente nella prima e nella seconda posizione dell’elenco. Subito dietro la Toscana, che rispetto alla scorsa edizione guadagna una posizione (109,239) e si attesta al terzo posto.

Sebbene rispetto all’anno precedente, la situazione italiana sia migliorata sia da un punto di vista assoluto, che da un punto di vista di gap territoriale, le regioni del Mezzogiorno, continuano a posizionarsi tutte al di sotto del valore di riferimento italiano, con alcune particolarmente lontane dalla quota 100. Calabria (92,671), Puglia (92,085), Sicilia (91,050), Campania (89,474) e Basilicata (87,441), fanalino di coda, occupano gli ultimi posti dell’Indice generale senza quasi stravolgimenti rispetto alla scorsa edizione. Relegate in fondo all’Indice, queste regioni più di altre, scontano i mancati investimenti sul territorio che si traducono in una carenza strutturale di servizi e lavoro.

Tra le Regioni che più sono migliorate rispetto all’anno precedente, il Lazio che passa dal 13° all’8° posto guadagnando 5 posizioni e la Lombardia che dall’8° si attesta al 4°.

Dai dati emerge inoltre che in Italia, mentre il lavoro a tempo pieno è più comune tra gli uomini rispetto alle donne, accade l'opposto per il lavoro part-time. In generale nel nostro Paese solo il 6,6% degli uomini che lavora, lo fa a tempo parziale, rispetto al 31,3% delle lavoratrici, che per la metà dei casi (15,4%) subisce un part-time involontario. Tra coloro che hanno figli, aumenta notevolmente la percentuale di donne impiegate a tempo parziale (36,7%) rispetto a quelle senza figli (23,5%). Tra gli uomini, invece, si passa dall’8,7% per chi non ha figli al 4,6% per i padri.

Demografia

Per quanto riguarda l’area della Demografia, la Campania si attesta al 3° posto (107,714) guadagnando una posizione rispetto all’anno precedente, preceduta dalla capofila delle regioni più virtuose, la Provincia Autonoma di Bolzano (130,857), che supera nettamente il valore di riferimento (100), e dalla Sicilia (110,286). La Sardegna si conferma fanalino di coda (75,143) (21°), preceduta da Basilicata (89,714), Molise e Umbria (entrambe al 91,429), che registrano tassi lontani dal valore nazionale (100).

Lavoro

Marche (102,488), Piemonte (100,979), Abruzzo (100,504) e Liguria (100,321) occupano i primi posti nell’area Lavoro - regioni dove, per le madri il mondo del lavoro, appunto, è più accessibile e dove il numero di dimissioni o quello delle riduzioni di orario di lavoro non volontarie dopo la nascita di uno o più figli sono più bassi. Fanalino di coda sono Campania (81,535) (era al 18° posto l’anno precedente), Sicilia (81,567) e Provincia Autonoma di Trento (84,356

Quest’anno, l’Indice di questa area risulta quello con i cambiamenti più significativi rispetto alla scorsa edizione. A cominciare dall’Emilia-Romagna (97,276) che rispetto all’anno passato perde ben 9 posizioni passando dal 1° al 10° posto, Un calo che sembra essere dovuto prevalentemente all’aumento nella quota di donne impiegate in lavori a termine da almeno 5 anni (aumentata dal 13,7% del 2022 al 18,6% del 2023) e alla crescita nel tasso di dimissioni per le madri con figli nella fascia 0-3 anni (da 3,93 ogni 1.000 donne occupate nel 2021 a 5,86 nel 2022). L’Abruzzo (100,504), invece guadagna undici posizioni, grazie ad una crescita di ben 5 punti percentuali nel tasso di occupazione delle donne con figli minori (dal 55,9% del 2022 al 61% del 2023) e una parallela riduzione nel tasso di part-time involontario (dal 20,1% del 2022 al 18,4% nel 2023) e nella quota di donne occupate in lavori a termine da più di 5 anni (dal 17,2% del 2022 al 13,9% del 2023). Anche il Friuli-Venezia Giulia (91,800) scende di sei posizioni e la Valle d’Aosta (98,441) di cinque, mentre, insieme al Lazio, anche Basilicata (87,351), Marche (102,488) e Molise (97,608) salgono di 4 posti. La Lombardia (99,144) perde tre posizioni, passando dalla quarta alla settima. Si evidenzia che solo questo dominio ha un valore Italia 2023 (96,956) inferiore a quello del 2022 (100,000).

Rappresentanza

Nell’area della Rappresentanza, relativa alla percentuale di donne in organi politici a livello locale per regione, la Campania si attesta al 17° posto (88,108) (era al 16° nella scorsa edizione). Primo risulta il Lazio (134,054), seconda l’Umbria (128,468) che scende di una posizione rispetto all’anno precedente, terzo il Veneto (123,423). Fanalino di coda la Basilicata (68,468) con ben oltre 30 punti di differenza dal valore di riferimento. 

Salute

Nell’area Salute, la Campania si colloca al 18° posto (93,143) guadagnando 2 posizioni rispetto alla scorsa edizione. Fanalino di coda è la Calabria (86,524). La più virtuosa è l’Umbria (118,903), passata dal 16° posto dello scorso anno al 1° grazie a una profonda riduzione nel quoziente di mortalità infantile (da 3,23 nel 2020 a 1,15 nel 2021) e a una crescita delle strutture pubbliche e private accreditata per attività di consultorio (da 4,2 ogni 10.000 abitanti nel 2019 a 5,6 nel 2022).

Servizi

La Campania occupa il 20° e penultimo posto (79,862), confermando la stessa posizione della scorsa edizione. Agli ultimi posti si collocano Sicilia (76,675), Campania (79,862) e Puglia (82,462), regioni dove l’offerta di servizi è più bassa. Il primato è detenuto dalla Provincia Autonome di Trento (131,719) e dalla Valle D’Aosta (125,124), che occupano rispettivamente prima e seconda posizione, seguite da Emilia-Romagna (121,068) e Toscana (120,336). Nel Mezzogiorno, invece, è la Sardegna l’unica regione ad avere un valore superiore alla media nazionale (103,629)

Soddisfazione soggettiva

Per quanto riguarda l’area della soddisfazione Soggettiva delle mamme, la Campania si conferma al 19° posto (89,418). Quest’anno fanalino di coda è la Sicilia (88,832).

I livelli più alti del valore di riferimento nazionale (100) si raggiungono nella Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen (129,849). Liguria (100,144) ed Emilia-Romagna (103,223) sono le uniche regioni del centro nord che in questa dimensione dell’Indice presentano un valore inferiore alla media nazionale (104,804). La Liguria in particolare scende di 6 posizioni.

Violenza

La Campania si conferma al 19° posto (92,141). Al primo posto nell’area Violenza dell’Indice si conferma il Friuli-Venezia Giulia (134,761), con il tasso più alto di Centri antiviolenza e case rifugio per 100.000 donne di 14 anni e più, all’ultimo la Basilicata (83,98).

La versione integrale del rapporto “Le Equilibriste” è disponibile qui:

https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/le-equilibriste-la-maternita-in-italia-2024   

Maria Nocerino
Author: Maria Nocerino
Sociologa e giornalista professionista, è specializzata nel giornalismo sociale. Ha collaborato con l’agenzia di stampa Redattore Sociale e con il quotidiano Roma per le pagine della Cronaca. Collabora con la rivista Comunicare Il Sociale.

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