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Napoliclick è un portale quotidiano di informazione sociale e culturale pubblicato dalla cooperativa Nclick.
La cooperativa La Paranza ha presentato il processo di rigenerazione sociale del Rione Sanità al gruppo di esperti sul Patrimonio Culturale riunitosi a Bruxelles. L’incontro è avvenuto oggi, dopo che la cooperativa ha risposto all’invito della Commissione Europea, convinta che “l'esperienza della Paranza possa servire da esempio ad altre istituzioni e amministrazioni in Europa”.
La Paranza dal 2009 gestisce le Catacombe di Napoli e presto gestirà anche il Cimitero delle Fontanelle: la sua testimonianza si inserisce in una sessione dedicata all'inclusione sociale attraverso il patrimonio culturale. Dal 2019 la Commissione europea coordina, infatti, il lavoro di un gruppo di esperti sul patrimonio culturale per promuovere politiche pubbliche che garantiscano il valore e la sostenibilità a lungo termine del patrimonio culturale dell'Europa.
Il racconto: ecco come è stato valorizzato e rigenerato il quartiere
A rappresentare la Paranza a Bruxelles, sono stati due giovani del quartiere e membri della Cooperativa, Susy Galeone e Antonio Lenti.
Il racconto di come è stato possibile attuare il processo di rigenerazione del Rione Sanità valorizzando il suo patrimonio culturale, è stato affrontato ripercorrendo momenti storici diversi, a partire dall’arrivo del parroco Don Antonio Loffredo.
Susy Galeone è infatti uno dei soci fondatori della cooperativa. Antonio, invece, è entrato a farne parte subito dopo la pandemia. Emerge chiaramente dai due interventi, la diversità del contesto di partenza: un rione senza speranza quello di Susy; un quartiere diventato simbolo di speranza, quello in cui è cresciuto Antonio.
Ed è questo, probabilmente, il risultato più significativo dell’impatto che la Paranza ha prodotto nei suoi diciotto anni di lavoro al Rione Sanità: la concreta possibilità per i giovani del territorio di riconoscersi oggi parte di una Comunità capace di prendersi cura del Patrimonio Culturale e delle Persone.
Un caso studio per amministratori e istituzioni
Gli strumenti che la Paranza ha fatto suoi e che le hanno permesso di incidere profondamente sul tessuto sociale e urbano di un quartiere prima degradato e oggi divenuto “caso studio” per istituzioni nazionali e internazionali ed esperti del settore, sono essenzialmente riconducibili alla scelta di investire sull’imprenditorialità giovanile, seguire la via della cooperazione, coinvolgere il mondo profit, investire sulle pietre scartate che possono diventare testate d’angolo di un sistema di welfare generativo e, infine, coinvolgere la comunità.
I due giovani cooperatori del Rione Sanità hanno evidenziato alcuni dati rilevanti, tra questi: la crescita occupazionale che è passata da 5 a 70 lavoratori di cui il 50% viene selezionato tra i giovanissimi frequentatori dei centri educativi del quartiere; l’età media dei cooperatori è di 33 anni; circa il 40% di essi ha migliorato il proprio titolo di studio dopo l’esperienza in cooperativa; il 75% ha scelto di vivere al Rione Sanità; sono oltre 14.000 mq di patrimonio culturale recuperato in diciotto anni tra chiese, catacombe, affreschi e altri pezzi di “eredità culturale”.
Ciò che è accaduto al Rione Sanità è la manifestazione concreta di cosa succede quando si dà piena attuazione ai principi della Convenzione di Faro. L’esempio della Paranza mostra come i patrimoni culturali non abbiano solo una funzione artistica ed estetica né tanto meno turistica, ma siano in grado di incidere realmente sui processi di rigenerazione urbana e inclusione sociale. Ma è necessario che la comunità abbia un ruolo da protagonista.
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