Sabato, 16 Novembre 2024

Violenza sulle donne, Dire: vittime in aumento nel 2021

“All’inizio del lockdown sembrava si fosse fermato tutto, ma in realtà il fenomeno stava esplodendo sotto la cenere. Le donne sono state chiuse in casa con i maltrattanti e, inevitabilmente, si sono moltiplicate le possibilità di subire violenze fisiche e psicologiche”.

Con queste parole l’avvocato Drusilla De Nicola, referente D.i.Re per la regione Campania, inizia l’analisi del report annuale dell’associazione nazionale Donne in Rete contro la violenza, pubblicato pochi giorni fa.

Un report dal quale emerge che sono oltre 20mila le donne accolte nei centri antiviolenza D.i.Re nel 2021, con un incremento del 3,5% rispetto all’anno precedente.

La Rete opera su tutto il territorio nazionale e in Campania è presente con due realtà molto attive: l’associazione Arcidonna Napoli onlus, presieduta da Rosa Di Matteo, e Spazio Donna Odv a Caserta che conta due case rifugio, tre Cav (Centri antiviolenza) e che gestisce il telefono rosa, nato ancor prima del 1522.

“Anche durante la pandemia noi e le nostre amiche di Napoli – continua Drusilla De Nicola, che è anche responsabile dell’ufficio legale di Spazio Donna Odv – siamo state in prima linea per assicurare un’assistenza continua a partire da quella telefonica. E le telefonate sono arrivate anche di notte, spesso con il rumore dell’acqua in sottofondo perché chi ci contattava apriva il rubinetto per non far sentire la conversazione all’autore della violenza. Pian piano ci siamo organizzate per garantire l’accoglienza nelle strutture, nella massima sicurezza, e le operatrici non hanno mai lasciato da sole le donne che si sono rivolte a noi”.

L’indagine D.i.Re: dati dall’1 gennaio al 31 dicembre 2021

Analizzando i dati raccolti durante l’indagine, quello che si registra è che nel 2021 sono state accolte complessivamente 20.711 donne. Di queste, 14.565 sono contatti nuovi. Nel 2020 le donne accolte erano 20.015 di cui 13.390 “nuove”. Questo significa che c’è stato un incremento di 696 contatti totali, pari al 3,5%, e un aumento di 1.175 contatti nuovi, che corrispondono all’8,8%.

Le donne che si rivolgono ai Centri D.i.Re

Per  quanto riguarda l’età, anche nel 2021 quasi la metà (46%) delle donne accolte ha tra i 30 e i 49 anni. Pochissime quelle minorenni:  le percentuali sono costantemente sotto l'1%. In lieve aumento, negli ultimi due anni, la percentuale di donne oltre i 60 anni: nel 2021 e nel 2020 sono l’8% circa, contro il 6,6% nel 2019. I dati sono in linea con quelli Istat rilevati nel 2020 e riferiti a tutti i centri antiviolenza presenti sul territorio nazionale (https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne).

Si tratta soprattutto di donne italiane (solo il 26% hanno una diversa provenienza):  un dato costante negli ultimi anni (26% nel 2020 e 26,5% nel 2019) e allineato con il dato nazionale Istat del 2020 (27,7%) e del 2019 (28%).

Una donna su tre (31,9% tra disoccupate, casalinghe e studentesse) è a reddito zero, in linea con il 2020 (32,9%) e il 2019 (33,8%). Il 37% (tra occupate e pensionate) può contare su un reddito sicuro.

Il ritratto dell’autore della violenza

L’autore della violenza ha un’età compresa tra 30 e 59 anni (40,9%), mentre è quasi nulla la percentuale di giovani sotto i 18 anni. Il lieve decremento rispetto al 2020 (44,4%) nella fascia 30-59, riguarda in particolare la flessione della fascia di età compresa tra i 40 e i 49 anni.

L’autore della violenza è prevalentemente italiano, soltanto il 27% ha provenienza straniera. Si tratta di un dato consolidato che mette in discussione lo stereotipo diffuso che vede il fenomeno della violenza maschile sulle donne come retaggio di universi culturali “distanti” da noi. 

Le forme di violenza

La più frequente è quella psicologica, subita dalla grande maggioranza delle donne, che è seguita da quella fisica. Almeno una donna su tre subisce violenza economica, mentre la violenza sessuale e lo stalking sono presenti in un numero di casi più basso. Dall’ultima indagine Istat del 2020 emerge lo stesso andamento che vede ai vertici la violenza psicologica (89% circa) e quella fisica (66% circa), seguite dalla violenza economica (37% circa).

“La violenza psicologica – sottolinea l’avvocato De Nicola – è molto diffusa anche se non emerge immediatamente, perché le donne fanno fatica a riconoscerla. Spesso giustificano il maltrattante e quindi vengono accompagnate da figure specializzate in un percorso di consapevolezza della loro condizione di vittima. Ciò che abbiamo rilevato è che anche donne di età più elevata sono disponibili a prendere coscienza, a non rassegnarsi”.

Ma in generale le donne continuano a non denunciare

Solo il 28% delle donne accolte decide di denunciare. Perché la vittimizzazione secondaria da parte delle istituzioni che entrano in contatto con le donne (servizi sociali, forze dell’ordine, tribunali) continua a frenare l’avvio di un percorso di fiducia che possa rassicurare le donne che intendono rivolgersi alla giustizia.

“La violenza – sottolinea l’avvocato - è molto trasversale, riguarda tutti i livelli socioculturali. Noi dei centri antiviolenza abbiamo il compito di vigilare affinché il fenomeno non sia sottovalutato nei tribunali, nei presidi medici e in tutti i luoghi in cui queste donne si troveranno in contatto dopo aver subito i maltrattamenti”.

Quale futuro per le donne vittime di violenza

“Nel periodo di chiusura forzata – conclude la referente regionale D.i.Re – molte donne hanno perso il lavoro, perché con la Dad sono state costrette a restare in casa a badare ai figli. Il 90% dei posti di lavoro persi durante la pandemia ha riguardato proprio le donne, poiché per il tipo di mansione non era sempre possibile ricorrere allo smart working. C’è da dire che, soprattutto al Sud, molte donne non hanno mai lavorato. Per noi è importante quindi continuare a sostenere i percorsi di reinserimento lavorativo con diversi corsi di formazione. Ma la nostra ambizione è quella di alzare l’asticella: ci siamo attivati per chiedere tirocini formativi in ambiti più alti, più consoni al livello delle donne che non devono sviluppare la mentalità del doversi adattare, ma capire che devono essere valorizzate e fare ciò che sono realmente capaci di fare. Perché chi è vittima non può esserlo due volte”.

Donatella Alonzi
Author: Donatella Alonzi
Giornalista professionista e videomaker. Animalista convinta, mamma di Lucia e di Bella, la sua buffa cagnolina.

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