Venerdì, 22 Novembre 2024

Fabrizio, mio figlio è un vuoto legislativo fra Italia e Inghilterra

Ancora non riesce a crederci Fabrizio. Quando torna nella casa di Quarto, in provincia di Napoli - dove vive con la madre vedova – gli occhi vanno naturalmente alla ricerca del figlio. Invece ad attenderlo c’è solo qualche giocattolo ormai inutile e il più assordante dei silenzi.

È  un caso di ingiustizia non solo italiana quello che ha coinvolto l’uomo di 33 anni e il piccolo C.,  suo figlio. Un labirinto kafkiano di Codici, ordinanze, sentenze e mancanza di comunicazione che in una spirale inesorabile di misunderstanding e incompatibilità legislative ha portato un padre a dire addio al proprio figlio, senza sapere quando potrà abbracciarlo ancora.

“Come tanti ragazzi che cercano fortuna all’estero sono partito alla volta della Gran Bretagna nel 2015. Ed è in Inghilterra che conosco la mia ex moglie – racconta Fabrizio – Le nostre storie erano simili: avevamo salutato parenti e amici in Italia per realizzarci professionalmente  nel Regno Unito. E in parte ci siamo riusciti: dopo pochi anni lavoravamo entrambi ed eravamo pienamente integrati. Ci innamoriamo, ci fidanziamo e da lì a poco andiamo a vivere insieme. Nel 2018 aspettiamo nostro figlio. Ed è allora che iniziano i problemi”. È proprio la delicata condizione della gravidanza .che porta la donna a manifestare una fragilità mentale che, in forma latente, c’era sempre stata. Il servizio sanitario nazionale inizia a monitorare la donna a cui ben presto vengono diagnosticati disturbi della personalità. “La nascita di C. fu una grande gioia che coincise, tragicamente, con un grave acuirsi della patologia di mia moglie.  Fenomeni di autolesionismo, scatti di violenza fisica e verbale nei miei confronti. Quando questi fenomeni iniziarono a coinvolgere il bambino non ce l’ho fatta più. Nel 2021 chiedo il divorzio. Contemporaneamente segnalo alla polizia e agli assistenti sociali i numerosi episodi di violenza che hanno coinvolto me e mio figlio”. In una situazione già così dolorosa Fabrizio viene investito da una nuova tragedia. Il padre viene infatti a mancare e lui decide di partire alla volta dell’italia, accompagnato dal figlio. “Mio figlio è partito con me, con il pieno consenso della madre che ha infatti firmato tutte le carte necessarie. Dopo pochi giorni vengo contattato dal mio avocato in Inghilterra che mi comunica che a mia moglie è stato recapitato un ordine di allontanamento da me e mio figlio e che avrebbe dovuto lasciare la nostra casa”. È a questo punto che Fabrizio decide di prolungare di qualche settimana ancora il soggiorno italiano in modo da dare la possibilità alla donna di trovare un nuovo alloggio. Fu tale decisione, dettata da un sentimento di comprensione e affetto, che si rivelò fatale. “Fu ovviamente in preda al senso di rivalsa che la mia ex-moglie decise di denunciarmi per sottrazione di minore. Denuncia che non aveva nessuna ragione d’essere giacché era stata proprio lei a firmare tutti i documenti necessari per portarlo con me. In Italia il caso fu archiviato per infondatezza di reato mentre in Inghilterra è in qualche modo rimasto in sospeso, siccome la legge britannica non riconosce le delibere italiane”. Un vero e proprio calvario di attese, tribunali e sentenze fino a quando, dopo quasi due anni e mezzo, Fabrizio crede di vedere finalmente la luce in fondo al tunnel. “Ci avevo davvero creduto – dichiara Fabrizio con amaro sarcasmo – In ultima udienza il PM ritira le accuse nel processo di sottrazione di minore e lo comunica alla procura. Intanto, nel corso del processo per l’affidamento esclusivo, assitenti sociali, curatore e consulente tecnico del tribunale concordano che sia io l’unica figura genitoriale che può realmente prendersi cura di C. A quel punto attendevo solo che il Tribunale dei Minori lo confermasse. Ed è qui che arriva la beffa”. Fabrizio ricorda perfettamente il momento in cui riceve la terribile notizia. Il gelo, il buio, l’incredulità, la disperazione lo attanagliano di nuovo, ogni volta che ci pensa e che lo racconta. “contrariamente alla richiesta del PM, del consulente, del curatore e dei servizi sociali il Tribunale dei Minori dichaira di non potersi esprimere in merito al caso di C. e ciò per un cavillo burocratico, un semplicissimo ritardo nel cambio di residenza. Il bambino è, secondo il Tribunale un affare britannico. Risolvono rapidamente il caso emanando un decreto con effetto immediato. Mio figlio deve tornare in Inghilterra e ,a tal fine, viene chiamata la mia ex moglie, la donna che è stata considerata incapace di provvedere a lui sia dalla legge Italiana che inglese”. A Fabrizio non resta altro da fare che ricorrere in cassazione. Ma i tempi di attesa sono lunghissimi e lui teme per la salute psico-fisica del piccolo C. “ La mia vita è sospesa fra una videochiamata e l’atra. Ogni volta, nel piccolo riquadro del mio smartphone, c’è il visino di C. in lacrime e sempre la stessa domanda. “Papà, perché non vieni a prendermi?”. Anche la madre è in evidente difficoltà. Lei non lo conosce e lui non conosce lei. Come può una persona bisognosa di importanti cure psichiatriche occuparsi da sola di un bambino che sta attraversando una fase tanto delicata?”.

La storia di Fabrizio è una storia che ha solo vinti e nessun vincitore. E il primo sconfitto è proprio il piccolo C, che ad appena quattro anni vede negati i suoi diritti, palleggiato tra un ordinamento giuridico che lo considera straniero e un altro che lo archivia come una seccatura di troppo.

“Dannosissima è l'ingiustizia, che ha mezzi per nuocere.” Diceva Aristotele. Ciò è particolarmente vero se l’ingiustizia percorre la strada della legge.

Author: nuovoeditore

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